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Meglio nessuna legge che questa legge

Intervista a Paolo Beni, presidente dell’Arci.

di Ettore Colombo

Il ?nuovo? (ormai già da un bel pezzo, a dire la verità, ma noi a dimenticare Tom Benetollo proprio facciamo fatica e sappiamo che Beni, da buon toscano mite qual è, non ce ne vorrà per questo?) presidente dell?Arci, Paolo Beni tutto vuole tranne che una guerra di religione tra laici e cattolici. Nonostante l?impegno chiaro e netto dell?Arci che, in quanto organizzazione, è scesa in campo apertamente e da tempo a fianco dei comitati promotori dei referendum sul tema, aiutandoli a raccogliere le firme necessarie perché il referendum, contro cui oggi ha fatto ricorso il governo, si facesse, Beni spezza volentieri una lancia a favore del dialogo tra gli schieramenti. Con un?idea forte di fondo, però, che spiega a Vita: «Ben venga ogni tentativo di mediazione per fare una nuova legge, anche se non ne vedo i margini, ma di una cosa sono certo: la maggioranza dei cattolici italiani non condivide le posizioni di chi si oppone al referendum, e molti di essi voteranno sì ai quesiti abrogativi». Vita: Presidente Beni, come commenta la decisione del governo di ricorrere davanti alla Consulta? Paolo Beni: Ritengo si tratti di una scelta grave e sbagliata. Di fronte alla possibilità – e nonostante la disponibilità in tal senso di esponenti della maggioranza – di evitare i referendum modificando la legge in Parlamento, il governo ha preso la posizione più oltranzista cercando d?impedire il libero pronunciamento dei cittadini col voto. Il che vuol dire anche impedire un confronto politico che ha aperto contraddizioni nel centrodestra. Vita: Tutti i referendum per cui sono state raccolte le firme la convincono, quello dei radicali compreso? Beni: Li ritengo tutti condivisibili. Anche se solo il primo, quello dei radicali, chiede l?abrogazione totale della legge, gli altri ne chiedono solo l?abrogazione parziale, di specifici punti. Personalmente sarei favorevole a una legge in materia, ma non certo a questa: meglio nessuna legge che questa legge, mi viene subito da dire. Una legge oscurantista, punitiva e proibizionista. Punitiva verso le donne e illogica, che nega il diritto alla maternità e alla paternità, oltre che profondamente retriva dal punto di vista scientifico. Una legge impregnata di fondamentalismo ideologico. Vita: La discussione parlamentare della legge che regolamenta la fecondazione assistita, però, ha spaccato anche il centrosinistra, in Parlamento, non solo il centrodestra? Beni: Il principio della libertà di coscienza è un principio sacrosanto, su questioni delicate come queste. Ma le posizioni e i dubbi di una parte del centrosinistra contro i referendum abrogativi proprio non li capisco. Non sono in discussione le scelte etiche e morali delle persone ma i diritti inalienabili dei cittadini che lo Stato, in questo caso, tende a limitare invadendo in maniera illiberale e ideologica la loro sfera privata. Per non dire di quella parte della legge che limita l?uso dell?embrione per la ricerca scientifica con norme che hanno causato la critica di ricercatori e medici di tutta l?Europa. Davvero non capisco le posizioni di quegli esponenti dell?area progressista che hanno appoggiato la legge in Parlamento. Senza dire che proprio le loro ragioni morali sarebbero meglio tutelate da una legge ben diversa. Vita: Ma con i referendum non si rischia di spaccare di nuovo il Paese tra laici e cattolici? Beni: Non vedo affatto questo rischio, men che meno nella stragrande maggioranza del mondo cattolico. La cultura cattolica non è cultura di negazione dei diritti, come invece mi sembra sia oggi quella di una parte della destra tradizionalista. Questa sì che cerca di spingere a tutti i costi verso fondamentalismo e proibizionismo. La destra sta strumentalizzando i valori morali e religiosi ai propri fini, e trova sponda nel filone di un fondamentalismo cattolico che c?è, è vero, ma che non rappresenta affatto il sentire comune dei cattolici di base, dei credenti in quanto tali. Ecco, ritengo che, in questo caso, le posizioni dei singoli non si ritrovino affatto con quelle dei vertici. Vita: Dunque quali le scelte, sui referendum, di un?organizzazione importante e di massa come l?Arci? Beni: L?Arci non ha promosso direttamente la raccolta di firme per i referendum ma vi ha subito aderito. Parteciperemo attivamente alla campagna referendaria e sosteremmo attivamente il voto per il sì su tutti e cinque i quesiti. Ovviamente i nostri iscritti saranno liberi di votare sì a tutti i quesiti o solo ad alcuni. Vita: Non ritiene, dunque, che vi sia più lo spazio per un tentativo di mediazione politica e legislativa? Beni: Non credo proprio. Continuo a ritenere utile un?ipotesi di mediazione, anche se difficilmente ne vedo possibili spazi e tempi, in questa legislatura. Si tratterebbe, in ogni caso, di valutare nel merito le proposte di modifica alla legge, che di certo dovrebbe essere ben diversa da quella attuale. Rispetto alla quale ribadisco il concetto: meglio nessuna legge, che questa legge. Vita: Il presidente delle Acli, Luigi Bobba propone di ricercare, su questo come su altri temi, una ?etica pubblica condivisa? tra forze politiche e sociali. È d?accordo? Beni: No. Il rischio dello ?stravolgimento etico?, su alcune questioni, può esservi ma credo sia sufficiente una regolamentazione che ne eviti gli eccessi. Ma questa legge cade nel rischio opposto. In nome dei diritti dei nascituri o degli embrioni non si possono violare i diritti delle donne. Si tratta, ripeto, di un?operazione ideologica, che inoltre impedisce la ricerca scientifica sul tema, ricerca che invece vogliono ripristinare alcuni dei quesiti referendari. I paletti alla ricerca scientifica insieme alle forti limitazioni all?autonomia e alla capacità decisionale delle coppie che vogliono avere figli, come nel caso dei divieti alla fecondazione eterologa, rappresentano i punti più negativi della legge e le ragioni della scelta della via referendaria.


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