Per i nostri abbonati

Cosa pensano gli italiani del Terzo settore? Le risposte nel paper di VITA

L'indagine demoscopica curata da Swg accende un faro diacronico sulla percezione del settore da parte del resto della società italiana. Un approfondimento costruito attraverso tanti grafici e numeri che aiutano ad aprire gli occhi e ad entrare in un prospettiva nuova del ruolo politico del non profit

di Stefano Arduini

Cosa sanno e cosa pensano gli italiani del Terzo settore? Come è cambiata e come cambierà la considerazione dell’opinione pubblica nei confronti delle organizzazioni non profit? È a partire da queste domande che VITA ha affidato a Swg un progetto di ricerca che oggi abbiamo sintetizzato nel paper intitolato “Gli italiani e il Terzo settore: scarse conoscenze, grandi aspettative” e curato dall’head of reasearch di Swg Riccardo Grassi e dedicato agli abbonati di VITA. Obiettivo: capire se e  quanto l’autopercezione dei soggetti non profit  sia condivisa dal resto della società. 

Si tratta di un approccio inedito sviluppato attraverso una narrazione per numeri da cui, come diciamo fin dal titolo, si ricavano due tendenze apparentemente antitetiche: la maggior parte degli italiani conosce in modo molto superficiale il non profit, ciò malgrado ripone in questa parte di società grandi aspettative. Aspettative che tendenzialmente, almeno in base alle indicazioni del campione degli intervistati (2mila persone, un campione quindi molto solido dal punto di vista statistico), sono destinate a travalicare i tradizionali confini del welfare socio-assistenziale e del volontariato. 

Gli italiani infatti ritengono che nei prossimi due lustri la rilevanza del Terzo settore crescerà soprattutto su due versanti: quello educativo e quello economico. In altri termini ai soggetti sociali viene accreditato il compito storico di essere protagonisti nella costruzione di un modello sociale e produttivo più giusto e inclusivo senza limitarsi a essere “stampella del welfare”. Se così è, occorre fare un salto di qualità nella considerazione che il Terzo settore ha di se stesso di raccontarsi e comunicare la sua funzione economica e civile. 

Il rapporto di Swg fonda questa tesi su una base di elaborazioni statistiche molto utili da conoscere per focalizzare i punti di fragilità e di forza con l’obiettivo di essere sempre meno “settore” e sempre più “società”.

Il paper è dedicato alle abbonate e agli abbonati a VITA. Buona lettura.  

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.