Valori e ideali

Lasciti solidali: ci pensa un giovane su tre

Il picco riguarda la fascia d'età 25-34 anni, generazione che ha imparato ad aggregarsi perché consapevole della necessità di mobilitarsi per le grandi emergenze, il cambiamento climatico in primis, e dimostra resilienza e capacità di non soccombere alla precarizzazione di lunga durata

di Nicla Panciera

Sempre più noti grazie alle campagne di sensibilizzazione da parte degli enti del terzo settore che ne beneficiano, i lasciti solidali sono un’iniziativa che piace soprattutto ai giovani.

È quanto emerge dalla ricerca “La prima cosa bella: cosa rende bella la vita e cosa far durare per sempre”, condotta da AstraRicerche per il Comitato Testamento Solidale, che riunisce 27 organizzazioni non profit, creato per promuovere la cultura e i valori del lascito solidale in Italia con il contributo tecnico del Consiglio Nazionale del Notariato. I dati, diffusi in occasione del lancio della nuova campagna «Lascia che le cose belle continuino per sempre», mostrano che per consegnare un ricordo di sé e dei propri valori quasi un intervistato su quattro pensa al lascito solidale (24.4%), con percentuali identiche tra uomini e donne; inoltre, si nota nei 25-34enni un picco sopra la media (30%), segno che il lascito solidale non è affatto un’idea “tardo-adulta”, in modo trasversale rispetto all’area geografica.

Per interpretare la maggior propensione dei giovani al lascito solidale serve contestualizzarla guardando alle sfide di questa popolazione: «È una generazione, potremmo chiamarla generazione Greta, che fin dalle scuole superiori si è mobilitata sui temi ambientali e che è cresciuta in un orizzonte di catastrofe ambientale e di inverno demografico, in cui è necessario lottare insieme per i temi legati all’ambiente, alla sostenibilità e al futuro e che ha quindi imparato ad aggregarsi» spiega Sveva Magaraggia, sociologa dei processi culturali dell’Università di Milano Bicocca, che ha studiato a lungo questa generazione anche nell’ambito dello studio Ita.Li  (Italian Lives qualitative longitudinal survey), indagine qualitativa longitudinale sull’esser giovani oggi della durata di cinque anni su oltre 300 giovani in tutta Italia di età compresa tra 20 e 30 anni diversi per realtà territoriali, background sociale e culturale, esperienze di vita e aspirazioni. I risultati dell’imponente lavoro che si concentrato sulle traiettorie di vita e sulle esperienze personali, sociali e di partecipazione politica di giovani donne e giovani uomini sono contenuti nel saggio «Vita aperte al possibile» (Il Mulino) una raccolta di contributi a cura di Carmen Leccardi. Il senso del proprio agire di questa generazione è diverso da quella precedente e successiva; essa è impegnata, spiegano i sociologi, in un tentativo di costruzione della propria identità peculiare che risente del sentimento di incertezza e di precarizzazione di lunga durata ed è caratterizzata comunque da una buona resilienza e «grande capacità di innovare», e «di non sopperire all’impossibilità di costruire veri e propri progetti a lungo termine», come si legge nella prefazione del libro.

La campagna Lascia che le cose belle continuino per sempre

La pandemia, il clima, le guerre minacciano l’esistenza. Lasciare parte dei propri beni in eredità agli enti che incarnano, sostengono e lavorano per gli ideali nei quali si è sempre creduto in vita è un modo per continuare a impegnarsi per un mondo migliore anche quando non ci saremo più. Una tendenza in crescita nel nostro paese dove, complice anche un ordinamento giuridico che non dà piena libertà testamentaria, si è tradizionalmente preferito lasciare i propri beni ai familiari. «Inoltre, come emerge in modo piuttosto trasversale dai nostri studi, molti di questa generazione dichiarano di non volere figli perché ritengono sbagliato mettere al mondo una persona in un mondo così poco etico e pensano che lasciare segno di sé significhi anche trasmettere un messaggio forte e importante» conclude Magaraggia «Considerando tali proiezioni di sé e del futuro, non stupisce affatto il dato relativo alla maggior propensione di questi giovani ai lasciti solidali rispetto alle altre fasce d’età, dove ancora può prevalere una certa priorità verso i consanguinei».

Foto di Mika Baumeister su Unsplash

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.