Conflitti

La tragedia di Sumy rende la fine della guerra ancora più lontana

Dopo l'attacco russo il giorno della domenica delle palme, la città ucraina Sumy è diventata un simbolo della guerra. I morti sono stati decine, tra loro anche bambini. «Putin», dice l’ex giornalista di guerra russo, Evgeny Erlikh, «non ha nulla da offrire ai russi se non una vittoria immaginaria»

di Alexander Bayanov

Il 13 aprile, nel giorno della domenica delle palme, l’esercito russo ha lanciato due missili balistici Iskander-M sul centro di Sumy. Secondo le autorità ucraine, l’attacco ha causato 35 morti, tra cui due bambini, e 129 feriti, inclusi 17 minori. Il ministero della difesa russo ha affermato che l’obiettivo era una riunione del comando operativo-tattico “Seversk”, sostenendo di aver eliminato oltre 60 militari ucraini. Tuttavia, le vittime principali sono state i civili.

Ma perché proprio Sumy? E perché proprio la domenica delle palme? L’ex giornalista di guerra russo, Evgeny Erlikh, ha commentato l’accaduto partendo da questa considerazione: «Il generale prussiano Carl von Clausewitz scrisse: “La guerra è il regno dell’incertezza: tre quarti delle azioni in guerra si basano su una nebbia di incertezza…” E allora alla domanda: “Perché l’esercito russo ha bombardato la città ucraina di Sumy?”, dobbiamo rispondere onestamente: abbiamo delle ipotesi, ma sono solo ipotesi». Secondo Erlikh, l’uso di missili Iskander-M, armi costose e ad alta precisione, indica che l’attacco era pianificato con attenzione. Le immagini dal luogo mostrano la devastazione: corpi senza vita, edifici distrutti, auto bruciate. «Il comando russo», continua Erlikh, «sapeva bene che in un giorno come la domenica delle palme ci sarebbero stati molti civili in strada: donne, anziani, bambini. Eppure, questo non li ha fermati. Questo rende l’attacco ancora più crudele e cinico». La tragedia di Sumy ricorda dolorosamente l’attacco recente a Kryvyi Rih: stesso tipo di missile, stessa retorica russa, stesse vittime civili. «Putin», continua Erlich, «ha bisogno di questa guerra. Non ha nulla da offrire ai russi se non una vittoria immaginaria». 

L’attacco missilistico su Sumy è avvenuto proprio mentre si discuteva di una possibile iniziativa diplomatica dell’amministrazione Trump. Negli ultimi tempi, ci sono stati contatti informali tra rappresentanti di Trump e il Cremlino, e in Europa alcuni speravano in una prima, seppur fragile, pausa nel conflitto.

Tuttavia, Mosca ha respinto la proposta. Secondo il politologo russo Alexander Morozov, membro del Comitato Antiguerra, «il Cremlino ha avanzato numerose condizioni per l’inizio della cessazione del conflitto — condizioni così ampie da poter essere considerate un ultimatum: la completa capitolazione di Kiev e dell’Occidente».

Morozov ha aggiunto che, in assenza di progressi nei negoziati, Mosca intensifica gli attacchi missilistici e potrebbe preparare un’offensiva terrestre nella regione di Sumy. «In Europa», dice, «questo è già stato compreso. Ora tutto dipenderà da come reagirà Trump: si ritirerà dalla diplomazia e si distanzierà dalla guerra, o opterà per un piano B con un aumento drastico della pressione su Mosca per ottenere la pace attraverso la forza». In ogni caso, conclude Morozov, nel 2025 l’alleanza dei Paesi europei giocherà un ruolo chiave — sia nel sostenere l’Ucraina, sia nel rafforzare il fianco orientale della Nato.

La tragedia di Sumy però sottolinea ancora una volta che questa guerra è lontana dalla fine. E ogni giorno, sul suolo ucraino, continuano a morire civili.

AP Photo/Volodymyr Hordiienko/LaPresse

 

Vuoi accedere all'archivio di VITA?

Con un abbonamento annuale potrai sfogliare più di 50 numeri del nostro magazine, da gennaio 2020 ad oggi: ogni numero una storia sempre attuale. Oltre a tutti i contenuti extra come le newsletter tematiche, i podcast, le infografiche e gli approfondimenti.