Welfare

Erika e Omar, vite da volontari?

Spiraglio per i ragazzi di Novi.

di Redazione

Anche il futuro di Omar Favaro, il giovane di Novi Ligure condannato a 14 anni di carcere per aver ucciso, nel febbraio del 2001, insieme all?ex fidanzatina Erika De Nardo, la madre e il fratellino di quest?ultima, dipenderà dalla relazione (la cosiddetta sintesi) degli educatori del carcere di Asti. Prigione dove è stato trasferito, nel maggio del 2004, proveniente dall?istituto per minori Ferrante Aporti di Torino. Il Tribunale di sorveglianza del capoluogo piemontese concederà infatti a Omar il beneficio dei permessi-premio a patto che dimostri la volontà di impegnarsi nel volontariato. «Il suo desiderio è definito. Spetta ora all?équipe trattamentale l?indicazione dell?attività che faccia al caso del mio assistito», conferma il suo avvocato Lorenzo Repetti, interpellato da Vita. La palla passa quindi al direttore dell?istituto astigiano, Domenico Minervini: «Per sua fortuna adesso possiamo contare su 4 educatori per 40 detenuti, fino a qualche tempo fa ce n?era solo uno». Questo permetterà al ragazzo di incominciare la sua vita da volontario in un tempo relativamente breve. «In due mesi sarà pronto il documento di sintesi, ma già da ora posso anticipare che il parere sarà favorevole: presto quindi potrà uscire in permesso». Il sentiero intrapreso da Omar segnerà il cammino anche di Erika. La ragazza in questo momento si trova nel carcere minorile milanese Beccaria. Ad aprile compirà 21 anni e sarà trasferita in un carcere per adulti. Per bocca del suo avvocato Mario Bocassi, la giovane ha espresso la volontà di rendersi utile agli altri. Fra lei e il volontariato l?unico ostacolo è ancora una volta la sintesi. C?è da augurarsi che la magrezza degli organici non costituisca un ostacolo tanto ingiusto quanto insormontabile per il futuro della ragazza.


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