Giustizia

Ora che le linee guida sull’affettività in carcere ci sono, a chi passa la palla?

Una circolare emanata dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria fornisce indirizzi operativi per garantire il diritto delle persone detenute ad avere colloqui in intimità. Quasi 17mila i potenziali beneficiari. Stefano Anastasìa, Garante delle persone private della libertà personale del Lazio: «Le aspettavamo da più di un anno, non vorremmo ora che l'ottimo sia nemico del bene»

di Ilaria Dioguardi

Sono passati quasi 15 mesi dalla sentenza della Corte costituzionale, n.10 del 2024, che ha dichiarato illegittima la norma dell’ordinamento penitenziario che nega gli incontri senza controllo visivo tra i detenuti e i partner. Sono finalmente arrivate le linee guida del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria – Dap, con gli indirizzi operativi per garantire il diritto all’affettività delle persone detenute.

La circolare, che sottolinea come questa sia un diritto fondamentale da esercitare anche durante la detenzione, demanda ai direttori delle carceri di attrezzarsi per mettere a disposizione spazi dedicati ai colloqui privati tra detenuti e persone con cui abbiano relazioni affettive stabili: «Ad usufruirne potranno essere soltanto il coniuge, la parte dell’unione civile o la persona stabilmente convivente».

«Si può ipotizzare che, a fine dicembre 2024, fossero almeno 16.912 i potenziali beneficiari del diritto ai colloqui riservati», si legge nella circolare. Nella quale si sottolinea come le richieste di colloqui intimi debbano essere valutate caso per caso, considerando non solo la stabilità della relazione, ma anche la condotta del detenuto e le esigenze di sicurezza, prevedendo anche una dichiarazione congiunta delle parti e documentazione a supporto del legame affettivo.

Si prevede che gli istituti dovranno individuare e, se necessario, adeguare locali per garantire privacy e sicurezza: la camera deve essere «arredata con un letto e annessi servizi igienici e senza la possibilità di chiusura dall’interno». I colloqui in intimità non avranno una frequenza prestabilita uguale per tutti, ma saranno valutati anche in base alla capienza e alle risorse dell’istituto, saranno concessi «nello stesso numero di quelli visivi fruiti mensilmente e avranno durata massima di due ore».

Anastasìa, ora che ci sono le linee guida emanate dal Dap, a chi passa la palla?

La palla passa al territorio, ai provveditorati e alle direzioni che devono individuare i locali da destinarvi e la loro organizzazione. Nella circolare si dice che i provveditori devono individuare i luoghi in cui far svolgere questi colloqui. Adibire questi locali è la prima cosa che devono fare i provveditori. Non si esclude anche l’ipotesi che, in alcuni istituti, questi locali non ci siano e che, quindi, bisognerà fare in modo di consentire il trasferimento temporaneo da un istituto all’altro per svolgere questi colloqui. Questa mi sembra una cosa un po’ “cervellotica”, ma si vedrà col tempo se potrà funzionare.

Stefano Anastasìa

Nelle carceri, ci sono locali che possono essere adibiti a luoghi in cui poter effettuare colloqui in intimità?

Possiamo dire che, in partenza, non esistono questi locali nelle carceri. È una situazione che va, in qualche modo, prevista e realizzata. Ovviamente negli istituti penitenziari più grandi ci sarà una maggiore disponibilità di locali e più facilmente potrà esserne adibito uno a questi scopi. Negli istituti più piccoli, che possono essere ugualmente sovraffollati come quelli grandi, è più difficile perché c’è meno margine dal punto di vista degli spazi.

Adibire i locali per i colloqui riservati è la prima cosa che devono fare i provveditori. Non si esclude l’ipotesi che in alcuni istituti questi locali non ci possano essere: bisognerà consentire il trasferimento temporaneo da un istituto all’altro per svolgere questi colloqui

Negli istituti del Lazio ci sono questi locali?

Io penso che si possano trovare. Forse io sarei stato meno fiscale di quello che è previsto nella circolare. Quello che la Corte costituzionale chiede è che siano colloqui senza il controllo visivo, ora nelle linee guida è scritto che questo debba avvenire in stanze con certe caratteristiche: il letto matrimoniale, il bagno. Queste sono tutte cose che è auspicabile che ci siano, ma non possono essere un vincolo. Prima il diritto al fatto di poter avere il colloquio riservato, poi la perfetta attrezzatura della stanza.

Da più di un anno si aspettavano le linee guida del Dap sui colloqui riservati.

Sì, aspettiamo da più di un anno, non vorremmo che l’ottimo sia nemico del bene. Intanto si facciano i colloqui nel modo in cui è possibile. È del tutto evidente che l’amministrazione penitenziaria è stata colta in contropiede dalla sentenza della Corte. Non per resistenza della dirigenza, dei vertici dell’amministrazione, ma perché è una questione che ha causato molta resistenza da parte di alcune organizzazioni sindacali della polizia penitenziaria.

L’amministrazione penitenziaria è stata colta in contropiede dalla sentenza della Corte. Non per resistenza della dirigenza, ma per la resistenza da parte di alcune organizzazioni sindacali

Il Dap c’è andato “con i piedi di piombo”, dopo la sentenza 10/2024, bloccando anche le iniziative come quella nel carcere Due Palazzi di Padova, in cui già la direzione si era orientata a dare esecuzione alla sentenza della Corte costituzionale (VITA ne aveva scritto al link qui sotto, ndr).

Recentemente, c’è stata una decisione della Corte di Cassazione, che ha detto che il diritto configurato dalla Corte costituzionale è un diritto esigibile e che i giudici di sorveglianza devono garantirlo. Erano pendenti alcune decisioni di magistrati di sorveglianza a cui si erano rivolti i detenuti, non solo quello di Spoleto, che era il caso originario andato in Corte costituzionale, ma anche altri reclami a magistrati di sorveglianza, in altre città.

Avendo preso questa china, l‘amministrazione finalmente ha dato le disposizioni che richiedono ancora qualche passaggio organizzativo, con l’individuazione degli istituti e dei locali in cui potranno svolgersi questi colloqui. A quel punto la macchina dovrebbe finalmente partire. Speriamo non ci siano ulteriori ritardi. Vigileremo affinché tutti gli aventi diritto, secondo i criteri stabiliti dalla Corte costituzionale, possano effettivamente accedervi.

Foto di apertura di Karim MANJRA su Unsplash. Nell’articolo foto dell’intervistato

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