Cultura
Bilanci. I Centri di servizio sulle sfide future. Volontari, avete fatto centro
Dopo un cammino durato 10 anni, sono presenti in tutta Italia. Sono una macchina giovane e piena di progetti al servizio delle organizzazioni di volontariato.
Dieci del mattino a Milano, corso Italia. Al primo piano di un palazzo del centro convivono la sede operativa del coordinamento nazionale dei centri servizio per il volontariato, Csv.net, e quella del Ciessevi della città. Dall?ufficio progetti a quello formazione, gli operatori, quasi tutti giovani (il 60% di quanti lavorano nei Csv, in Italia, ha meno di 40 anni), portano avanti le pratiche della settimana e si preparano al pomeriggio ?di sportello?. Una quotidianità di azioni e di progetti, in Lombardia come in Toscana, in Emilia Romagna come in Basilicata, che ha alle spalle un cammino lungo dieci anni.
Oggi i centri servizio per il volontariato sono presenti su tutto il territorio nazionale, con oltre 300 punti d?ascolto. Creati dal volontariato per il volontariato, hanno ?fatto il punto? sul loro cammino il 14 gennaio, in un convegno a Roma, alla presenza di tutte le maggiori voci del non profit e del sociale italiano. «Guardando il rapporto attività del 2003, possiamo dire di aver raggiunto molti degli obiettivi che ci eravamo prefissati», commenta Marco Granelli, presidente del coordinamento nazionale (cui oggi aderiscono 55 Csv, pari all?86% delle province ?servite?). «Abbiamo completato la diffusione in tutta Italia e raggiunto una notevole capillarità sul territorio: le sedi sono aperte 5 o 6 giorni alla settimana, gli sportelli prevalentemente uno o 2 giorni. Oltre il 90% dei Csv sono gestiti da reti di volontariato e più dei 2/3 delle quasi 100mila prestazioni all?anno sono a favore di associazioni di volontariato».
Tra i servizi, sono aumentati del 110% le iniziative di promozione del volontariato, quasi del 60% quelle di formazione, del 100% quelle di assistenza, consulenza e accompagnamento. «Ma il vero salto di qualità, nel 2003, è stato sul sostegno ai progetti», spiega Granelli. «Rispetto all?anno precedente, siamo passati da 890 a 1.392 iniziative finanziate, pari a oltre 10 milioni di euro. Il 72% di questi sono stati distribuiti a bando».
Risorse importanti, liberate per piccoli e grandi progetti, e ripartite secondo la diversa filosofia che anima i Csv in Italia: al Cesvot Toscana, ad esempio, nel 2003 hanno finanziato 75 progetti. «Si tratta di iniziative estremamente diversificate», spiega Elena Casini, del centro servizi toscano. «Dall?acquisto di un furgone coibentato per il Banco alimentare, per effettuare il trasporto e la distribuzione di alimenti freschi; a un progetto per portare all?ospedale Meyer alcuni bambini eritrei, fino a una casa-rifugio per donne maltrattate in provincia di Pistoia».
Al Cesv del Lazio, invece, le risorse sono messe a disposizione per finanziare grandi progetti di rete: «Funziona molto bene, per la realtà del volontariato laziale», spiega Francesca Danese, vicepresidente Cesv, «stimolare le associazioni a lavorare in sinergia su progetti tematici, come quello delle malattie rare, l?immigrazione, le nuove povertà, gli anziani, lo scambio generazionale». La progettualità è anche la base per guardare ai bisogni strategici del volontariato. «I Csv e il coordinamento nazionale dovranno impegnarsi sempre più su alcune priorità, quasi dei ?progetti obiettivi? su cui spendere tutte le nostre competenze», commenta Granelli. «In cima alla lista ci sono la necessità di coinvolgere nuove ?leve?, ottenere risorse, allargare sempre più la partecipazione». Un problema, quest?ultimo, considerato «la grande sfida che le associazioni di volontariato del territorio si giocano all?interno dei centri servizio», sottolinea Maria Eletta Martini, presidente del Cnv.
L?altra grande scommessa, invece, «è sulle grandi associazioni», aggiunge Emanuele Alecci, presidente del MoVi. «Queste hanno una grande capacità d?investimento progettuale, la forza e la visione per orientare il volontariato italiano verso le grandi sfide sociali del futuro e per coinvolgere davvero i giovani. Credo che l?incontro di Roma di questo inizio 2005 serva anche a questo, a viaggiare meno separati possibile, e muoverci verso un rilancio del volontariato, con una particolare attenzione al Mezzogiorno, che fa più fatica a reperire risorse e a sviluppare progetti a lungo termine».
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