Non solo dazi

Sostenibilità, aziende: c’è chi dice sì

Dal forum del Global compact Italia un messaggio in controtendenza da 30 capi azienda: più transizione digitale per accelerare del 70% l'attuazione dell’Agenda 2030. Il professor Calderini, intervenuto al meeting: «L’arretramento sullo sviluppo sostenibile non è stato così violento. Lo dimostrano l’allocazione degli asset finanziari - rimasta complessivamente ancorata ai criteri Esg - e il posizionamento di diverse multinazionali»

di Nicola Varcasia

In queste settimane così caotiche segnate, dal punto di vista economico mondiale, dalla politica americana dei dazi, il mondo non si è fermato. E nemmeno sono scomparse le aziende che in questi ultimi 15 anni hanno dichiarato – e in parte agito – di voler contribuire a costruire un futuro secondo i criteri della sostenibilità. Queste aziende ritengono che la transizione digitale aiuterà raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030. Con una potenziale accelerazione addirittura del 70% per tutti e 169 i target dei cosiddetti Global goals, ossia gli ambiti in cui sono stati suddivisi i 17 grandi obiettivi di sviluppo sostenibile Onu. Giova ricordarlo, vanno dalla difesa dell’ambiente alla giustizia sociale all’educazione.

Chi c’era

Per dirla con le parole dei 30 tra amministratori delegati e presidenti e top manager italiani che hanno preso parte al decimo forum promosso dal Global compact network Italia presso Cassa depositi e prestiti: «Il settore privato è pronto a giocare un ruolo di leadership etica e sistemica, contribuendo alla creazione di valore condiviso per la comunità». Si tratta per la precisione del Business & Sdgs high level meeting, l’evento annuale del Global compact in Italia dedicato al confronto sui temi dello sviluppo sostenibile. Oltre a Cassa depositi e prestiti, tra le aziende presenti e impegnate in questi obiettivi, al forum c’erano big dell’energia come Edison, Enel ed Iren, realtà come Ferrovie dello stato italiane e Inwit, ma anche aziende di settori diversi come Almaviva, Icam cioccolato, Maire, Sanpellegrino e Save The Duck.

Fronti diversi

A delineare lo scenario in questo momento di lavoro è stata la voce esperta del professor Mario Calderini, ordinario del Politecnico di Milano, fondatore e direttore di Tiresia, centro ricerca sull’impatto: «La comunità imprenditoriale internazionale è passata da un grande hype sulla sostenibilità, ad un backlash della stessa nelle ultime settimane. Il pendolo, però, sta rallentando gradualmente la sua oscillazione, per andare a fissarsi di nuovo sul centro.

Che l’arretramento sullo sviluppo sostenibile non è sia stato infatti così violento, lo dimostrano l’allocazione degli asset finanziari – rimasta complessivamente ancora ai criteri Esg, ed il posizionamento assunto da diverse grandi multinazionali. Sul piano governativo, Cina ed Eau – Emirati arabi uniti hanno fatto uscire di recente le loro direttive sulla sostenibilità. In questo quadro, l’innovazione tecnologica è l’elemento che lega e coniuga il profitto e il purpose, nuovo paradigma per le imprese che possono così rendere la sostenibilità davvero trasformativa all’interno del proprio business model».

Tra tech e greenwashing

Lasciando perdere Cina ed Emirati arabi, rispetto ai quali, trattandosi di dittature, parlare di sostenibilità è molto arduo, l’analisi di questo forum si è concentrata dalle priorità strategiche dell’Unione Europea per il mandato 2024-2029, che vedono la transizione digitale come un fattore abilitante per la competitività. La capacità dell’Europa di attrarre investimenti, generare occupazione e sviluppare ricchezza dipenderà sempre più dalla digitalizzazione dei settori industriali e dal rafforzamento delle tecnologie avanzate. Perciò, ragionano i ceo, il settore privato deve essere protagonista nella diffusione di questa trasformazione, traducendo l’innovazione in applicazioni concrete per sviluppare nuovi modelli di business sostenibili, capaci di generare non solo valore economico, ma anche benefici sociali e ambientali.

Il ruolo dell’intelligenza artificiale

Tra le tecnologie digitali, l’intelligenza artificiale è oggi al centro del dibattito sul bilanciamento tra rischi e opportunità per il settore privato. I dati Istat 2024 evidenziano che ormai un terzo delle grandi imprese italiane ha già adottato tecnologie di Ai e l’8,2% delle aziende ha almeno dieci addetti che le utilizza. Secondo i partecipanti al forum, per contribuire alla competitività del business in modo sostenibile, l’intelligenza artificiale deve essere sviluppata nel rispetto di principi quali la protezione dei diritti umani, la trasparenza, la non discriminazione, la sicurezza, l’accessibilità e l’efficienza energetica.

Tra le varie applicazioni, l’intelligenza artificiale generativa rappresenta uno degli sviluppi più promettenti: secondo un report dello stesso Global compact, questo strumento può supportare processi chiave in ambito supply chain, innovazione, reporting e comunicazione. Tuttavia, il suo utilizzo deve essere accompagnato da una governance responsabile, affinché l’adozione di questo strumento non aggravi le disuguaglianze esistenti, né comprometta la protezione dei diritti fondamentali.

I commenti

«Le imprese devono assumere un ruolo guida all’interno della transizione digitale, facendosi garanti di un utilizzo etico e trasparente delle tecnologie a disposizione. La digitalizzazione ha un impatto positivo potenziale enorme sul business, che riguarda tutti i settori merceologici. Dall’ energetico, alla mobilità, dal settore bancario, all’agroalimentare, fino a coinvolgere salute e aerospazio, la digital transition genera diversi benefici per le imprese quali l’accrescimento dell’efficienza operativa, il supporto all’analisi dei rischi, il miglioramento dell’accesso e dell’analisi dei dati e la definizione di strategie commerciali maggiormente efficaci e innovative.

Sarà, però, importante che le aziende riescano a leggere e a tradurre in operatività la complessità del fenomeno della transizione digitale, cercando di trovare un equilibrio tra i potenziali impatti positivi e negativi, che ad esempio riguardano gli elevati consumi di energia per alimentare i data center, la necessità di colmare il gap di competenze digitali, considerando anche gli aspetti di inclusione generazionali (up-skilling e re-skilling), l’attenzione alle comunità esterne e ai target fragili, per evitare di esacerbare le disuguaglianze, non lasciando nessuno indietro” ha aggiunto Daniela Bernacchi, executive director del Global compact Italia.

Conferme

Giovanni Gorno Tempini, presidente di Cassa depositi e prestiti ha concluso ribadendo l’impegno nel campo della sostenibilità, già evidenziato su VITA: «In un momento caratterizzato da profondi cambiamenti geopolitici, la domanda a cui dobbiamo rispondere è come rendere la sostenibilità “sostenibile” per il sistema economico, coniugando transizione ecologica con competitività e crescita soprattutto in Europa. In questo contesto Cdp ha mantenuto un approccio pragmatico che è alla base del nuovo piano strategico e del Piano Esg 2025-2027: abbiamo scelto di darci obiettivi molto concreti per essere al fianco di aziende e pubbliche amministrazioni con una pluralità di strumenti finanziari e una forte attenzione all’impatto sociale anche attraverso l’azione della Fondazione Cdp».

In apertura, foto di Lawrence Krowdeed, su Unsplash

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