Formazione

La corsa al dare spiazza le aziende

La maggioranza dei grandi gruppi è in stand by. Molte imprese puntano a sostenere progetti a lungo termine e diffidano della spinta emotiva.

di Ida Cappiello

La gara di solidarietà per il Sud-Est asiatico ha colto di sorpresa buona parte del Gotha industriale nazionale: se è vero che il potentissimo Eni ha donato un milione di dollari a Unicef Indonesia, tante grandi aziende italiane stanno ancora alla finestra. E forse non sbagliano, visto il fiume di aiuti ben oltre le necessità immediate, ma anche le polemiche italiane tra governo e società civile sulla gestione dei fondi. La volontà di non chiamarsi fuori però è dichiarata. è il caso di Telecom, che interverrà più avanti (escludendo il servizio di Tim sugli sms solidali) come Ferrovie dello Stato, Poste Italiane, Enel. Il colosso elettrico ha scelto per motivi molto precisi di stare fuori dall?emergenza: «Non è il nostro mestiere, noi siamo abituati a intervenire con realizzazioni strutturali, fisiche, coerenti con la nostra attività ma soprattutto sensate nel contesto locale», dice Roberto Zangrandi, responsabile Enel per la csr. «Forse qualcuno si aspetta da noi che andiamo a impiantare chilometri di linee elettriche? non dimentichiamo di aver a che fare con Stati sovrani, l?aiuto non deve diventare un?interferenza con la loro politica». Lontana, tutto sommato, dai riflettori mediatici, come ha fatto notare il quotidiano francese Le Monde: «Gli attori economici hanno privilegiato l?efficienza alla spettacolarità». Le imprese che hanno diffuso note per la stampa l?hanno fatto con un profilo bassissimo, note di poche righe: «Non è certo questa l?occasione per farsi belli», ci hanno detto in tanti. Però può essere un?opportunità per far emergere in azienda valori e risorse nascosti, persino insospettati. In termini di capacità organizzative, ad esempio. Come per Conad, la seconda azienda italiana nel settore della grande distribuzione, che ha devoluto l?1% degli incassi dell?8 gennaio (stima, 250mila euro) attraverso una mobilitazione rapidissima, considerando anche il periodo festivo, dei 3mila imprenditori indipendenti soci del gruppo cooperativo. Oppure, per valorizzare in un?ottica diversa la propria rete di rapporti commerciali: è il caso di Lavazza, il numero uno italiano del caffè, che si è rivolta ai suoi fornitori indonesiani (è l?Indonesia, nell?area colpita dallo tsunami, il Paese forte produttore di caffè) per individuare le necessità dei produttori in un?ottica di medio periodo. «Gli esportatori locali di materia prima hanno contatti diretti con gli agricoltori, che in Indonesia sono in gran parte piccole aziende», spiega il responsabile acquisti materie prime di Lavazza, Mario Cerutti. «Il nostro aiuto, mediato da chi conosce bene le situazioni locali, può contribuire a sostenere l?economia del caffè, che per la sua dimensione familiare ha un impatto molto diffuso sull?occupazione». Nell?immediato, Lavazza destinerà una somma non ancora definita a Save The Children, con la quale esiste una partnership ormai consolidata. L?agenzia di viaggi Il Tucano è invece un esempio di solidarietà fortemente connessa alla ?mission? aziendale. Fino al 31 maggio 2005, l?agenzia devolverà all?associazione Progetto Humanitas il profitto di ogni viaggio verso i Paesi asiatici interessati dal disastro, invitando anche le agenzie di viaggio a rinunciare alle commissioni a favore dell?iniziativa. Lo scopo della quale è anche, o forse soprattutto, riportare in quei luoghi splendidi i turisti, magari con un punto di vista più consapevole e attento alla realtà sociale. Il settore farmaceutico si sta organizzando per contribuire in modo mirato all?assistenza sanitaria. Cittadinanzattiva ha da poco lanciato la campagna di raccolta di farmaci e prodotti biomedicali presso le aziende, in collaborazione con la Protezione civile. La ?tracciabilità? delle forniture sarà garantita, ha dichiarato Teresa Petrangolini, il segretario generale. «Sul nostro sito internet (CittadinanzAttiva) pubblicheremo la lista dei prodotti, i donatori, i beneficiari, all?insegna della massima trasparenza».


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