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Maremoto, Aifo: il microcredito invece degli aiuti a pioggia

In Indonesia Aifo lavora da dieci anni per la riabilitazione delle persone disabili. Coinvolgendo direttamente le comunità.

di Emanuela Citterio

La grande moschea, con le sue cinque cupole nere, una delle più maestose dell?Indonesia, è l?unico edifico rimasto nelle immagini che arrivano da Banda Aceh. ?Prima si ergeva in mezzo a un reticolo di vie e di case, oggi è circondata da una cintura di fango?.
I ricordi cozzano contro la realtà, nell?esperienza di Francesca Ortali – tre anni vissuti come cooperante in Indonesia e oggi responsabile per il sud-est asiatico dei progetti di Aifo. Si sovrappongono alle immagini che passano sullo schermo, ne sono scalzati lasciando il posto alla preoccupazione.

In Indonesia Aifo lavora da dieci anni per la riabilitazione delle persone disabili. Ora il dottor Syafuddin Huse, responsabile del progetto di riabilitazione dell?Aifo ad Aceh, risulta disperso. Un altro collaboratore è morto, la dottoressa Cut Idawani ha perso il marito e i figli. ?Il progetto sanitario era interamente condotto da indonesiani, perché questa è, dove possibile, la filosofia di Aifo?, afferma Francesca Ortali.

Ad Aceh le persone con disabilità sono fra il 7 e il 10 per cento della popolazione, secondo le stime dell?Organizzazione mondiale della sanità. Conseguenza anche di trent?anni di scontri armati, di mine antiuomo nelle strade e nei campi. ?Il conflitto fra l?esercito indonesiano e il movimento indipendestista Gam rendeva già prima problematiche le iniziative di sviluppo?, dice la responsabile di Aifo. ?Ora da Jakarta il medico che lavora al nostro progetto ci dice che il 20 per cento del territorio di Aceh colpito dal maremoto non sta ricevendo gli aiuti. Perché, oltre alle difficoltà logistiche, i volontari hanno paura di andare in alcune aree a causa della guerriglia?.

Il progetto di riabilitazione su base comunitaria di Aifo riguarda circa 5mila persone disabili, nell?isola di Sulawesi, a Sumatra e nella provincia di Aceh. Con il ministero della sanità indonesiano e il supporto tecnico dell?Oms, l?ong italiana ha diffuso un nuovo modello per affrontare la disabilità che parte dal coinvolgimento diretto della comunità. La base sono gli stessi disabili, che formano gruppi di auto-aiuto per facilitare l?inserimento nel mondo del lavoro e lo sviluppo di piccole attività produttive per il miglioramento economico delle proprie famiglie.

A fare da collegamento fra le associazioni di disabili e il ministero della sanità, ad Aceh, come a Sumatra e Sulawesi, era il lavoro di piccole équipe composte da quattro/cinque persone dalle diverse competenze. ?In genere un medico, un nutrizionista, un maestro, un assitente sociale e un volontario della società civile locale, che lavorano insieme alla comunità per assistere le persone con disabilità?, spiega la Ortali. Nel sud dell?isola di Sulawesi di queste equipe ne sono nate 49. Ad Aceh, il progetto è andato avanti in mezzo a molte difficoltà grazie alla tenacia dei referenti locali.

?Ora tutte le attività subiranno uno scossone?, dice Giovanni Gazzoli, direttore della divisione progetti di Aifo. ?Siamo intervenuti con 10mila euro per fronteggiare la prima emergenza, consegnandoli direttamente ai nostri referenti di fiducia in loco. Sono persone con cui lavoriamo da anni, e preferiamo questa via a quella dei fondi internazionali. Loro possono valutare i bisogni e la situazione sul campo, che cambia continuamente, e intervenire subito?.

Il direttore del progetto Aifo a Sumatra, dottor Aguswan Nurdin, ha inviato un?équipe di medici e infermieri. Per quanto riguarda il personale statale deceduto e la conseguente mancanza di staff ad Aceh, il ministero della sanità ha chiesto alle altre province indonesiane di inviare a turno il proprio personale. Rispetto al futuro della popolazione di Aceh, Gazzoli lancia un?idea: ?Nel programma di riabilitazione uno degli strumenti vincenti è stato il microcredito. Ad Aceh è stato utilizzato a favore delle persone disabili e delle loro famiglie, ma ora potrebbe essere generalizzato per far fronte alla ricostruzione. Il coinvolgimento diretto delle persone colpite potrebbe essere una valida alternativa rispetto agli aiuti paracadutati a pioggia?.

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