Fra geopolitica e diritti umani
Qui Algeri, un drone abbattuto potrebbe liberare lo scrittore Sansal dalle carceri del regime
Lo scrittore franco-algerino Boulaem Sansal è in carcere con l'accusa di terrorismo. Macron è «fiducioso» che la situazione si sblocchi. Neri Pozza, la sua casa editrice italiana: «Sarebbe fantastico». Dopo un riavvicinamento dovuto alle tensioni tra Algeria e Mali, le relazioni tra i due Paesi hanno però subito una nuova frenata, nel weekend, in seguito a uno screzio diplomatico

Boulaem Sansal, lo scrittore franco-algerino imprigionato in Algeria dal novembre scorso e condannato a cinque anni di carcere con l’accusa di aver minato la sicurezza dello Stato, potrebbe presto essere liberato. Ad annunciarlo è stato Emmanuel Macron, intervenuto al Festival du livre di Parigi: «Sono fiducioso perché so che verrà prestata particolare attenzione, ma ecco, attendo dei risultati», ha detto il presidente francese. «La nostra più grande speranza è che le autorità algerine prendano una decisione che gli permetta di riacquistare una certa libertà, ricevere cure e poter tornare a scrivere».
I motivi dell’arresto
Per inquadrare la vicenda bisogna riavvolgere il nastro. Sansal, noto per la sua condanna del fondamentalismo islamico e le sue critiche al governo di Algeri, è stato arrestato il 16 novembre non appena atterrato nella capitale del paese nordafricano. A marzo è stato condannato a cinque anni di carcere. L’accusa è quella di terrorismo, termine con cui il codice penale algerino designa «qualsiasi atto volto alla sicurezza dello Stato, all’unità nazionale, alla stabilità e al normale funzionamento delle istituzioni». Quasi 76 anni (ma il suo editore francese, Gallimard, afferma che ne ha 80) Sansal è anche malato di tumore e per questo la sua liberazione è chiesta con ancora maggiore insistenza.
A spingere l’Algeria all’arresto era stata un’intervista a un media francese di estrema destra in cui Sansal aveva ripreso la posizione del Marocco rispetto alle controversie territoriali tra Algeri e Rabat. «Quando la Francia colonizzò l’Algeria, tutta la parte occidentale dell’Algeria faceva parte del Marocco: Tlemcen, Orano e persino il Mascara. Tutta questa regione faceva parte del regno», le parole dello scrittore.
Le difficili relazioni tra Francia e Algeria
La geopolitica è al centro della vicenda di Sansal anche per un altro motivo. Il suo arresto, infatti, ha acuito le già difficili relazioni tra Francia e Algeria dovute al riconoscimento ufficiale di Parigi delle pretese marocchine proprio sulla questione del Sahara Occidentale. Una presa di posizione che risale alla scorsa estate e che aveva mandato su tutte le furie l’ex colonia. Non è da escludere, dunque, che il suo sia stato un arresto simbolico per fare pressioni sul governo francese. Settimana scorsa il ministro degli Esteri Jean-Noël Barrot ha incontrato il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune. È stato il primo colloquio da diversi mesi a questa parte, che in teoria avrebbe dovuto riavviare le relazioni tra i due Paesi. Lo stesso Barrot, infatti, aveva parlato di lento ritorno «alla normalità».
La calma, però, è durata molto poco. Nella notte tra il 13 e il 14 aprile, ha riferito Barrot, le autorità di Algeri hanno chiesto a 12 agenti dell’ambasciata francese di lasciare il Paese entro quarantotto ore. Un’espulsione che per la Francia è una rappresaglia per l’arresto, avvenuto l’11 aprile, di un agente consolare algerino e altre due persone con l’accusa di aver sequestrato Amir Boukhors (noto come Amir Dz), un influencer algerino noto per le sue posizioni critiche verso la democratura di Tebboune.
La fiducia di Macron in una scarcerazione in tempi brevi di Sansal potrebbe quindi trasformarsi in un’illusione. Chi è vicino allo scrittore, però, non abbandona la speranza. «Sarebbe fantastico se venisse liberato», dice a VITA Sabine Schulz, vicedirettrice di Neri Pozza, la casa editrice che pubblica i romanzi dello scrittore in italiano. «Lui parla liberamente, dice quello che pensa. Per questo non è considerato dall’Algeria un autore sicuro».
Quelli di Sansal sono spesso romanzi distopici attraverso cui fa critica sociale. Dopo “2084” (pubblicato in Italia nel 2016), Neri Pozza sta lavorando per arrivare a tempo di record alla pubblicazione dell’ultimo libro dello scrittore, Vivere, in cui si descrive uno scenario apocalittico. «Inizialmente la pubblicazione era prevista per la fine dell’anno o addirittura per l’inizio del prossimo, ma stiamo cercando di accelerare i tempi per far sì che si continui a parlare di Boualem. Speriamo che tutto il processo di pubblicazione contribuisca a creare una sensibilizzazione», spiega Schulz.
Da parte del mondo intellettuale ed editoriale italiano c’è stato un timido sostegno alla causa dello scrittore, mentre di gran lunga maggiore è stato il supporto in Francia. Qui, l’editore di Sansal, Gallimard, ha anche lanciato una raccolta fondi per contribuire a pagargli le spese legali. Tuttavia, è più facile ritenere che a pesare su un eventuale esito positivo della vicenda pesi di più il miglioramento di rapporti tra Francia e Algeria.
La partita nordafricana di Algeri
A spingere su questa strada è forse anche l’evolversi del contesto regionale nordafricano. L’Algeria si considera una potenza locale, ma non ha la capacità diplomatica e militare per affrontare contemporaneamente la disputa col Marocco relativa al Sahara Occidentale e le crescenti tensioni con l’Alleanza degli Stati del Sahel – Aes, formata da Mali, Burkina Faso, Niger. I tre Paesi sono usciti dalla Comunità economica degli stati dell’Africa – Cea occidentale (la più importante organizzazione regionale) a gennaio a causa delle tensioni dovute alle sanzioni imposte dalla Cea in seguito ai colpi di Stato che hanno portato tutti e tre i paesi a essere governati da giunte militari.
In questo quadro, le frizioni con l’Algeria si sono acuite in seguito all’abbattimento da parte algerina di un drone maliano la notte tra il 31 marzo e il 1° aprile. Secondo il Mali, il drone sarebbe stato colpito mentre era nel suo spazio aereo, secondo l’Algeria invece c’era sta una violazione del proprio e per questo è scattata la procedura di abbattimento. L’episodio ha portato a una crisi diplomatica, tanto che entrambi i Paesi hanno richiamato i propri ambasciatori e hanno bloccato a voli civili e militari provenienti dal «nemico» il transito nei propri cieli. Anche Niger e Burkina Faso hanno richiamato i propri ambasciatori, al che l’Algeria ha risposto richiamando il suo diplomatico in Niger e rinviando l’insediamento di quello nuovo nell’altro Paese.
Per il governo di Algeri, la vicenda viene usata come «capro espiatorio» dalla giunta militare per mascherare «il suo fallimento palese a tutti i livelli: politico, economico e di sicurezza». Per l’esecutivo di Bamako, invece, quello algerino è un attacco deliberato che testimonierebbe il supporto alla causa dei tuareg e altri gruppi terroristici contro cui il drone stava compiendo operazioni.
Il clima è teso. Dall’Algeria arrivano, via X, notizie di alcuni influencer algerini che avrebbero iniziato a inseguire e molestare per strada i cittadini dell’Africa subsahariana in Algeria, chiedendo alle autorità di espellerli. Il rischio di una deflagrazione è concreto. In questo quadro, la «normalizzazione» dei rapporti con la Francia sembrava un tentativo da parte algerina di alleggerire almeno uno dei due fronti di tensione.
Dalla sua cella, Sansal è uno spettatore interessato. La speranza è che da questa partita possa trarne beneficio. E, con lui, la libertà di stampa.
In apertura: Boulaem Sansal (foto Getty su concessione di Neri Pozza)
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