Politica

Africa: Mantica, effetto domino dalla pace in Sudan

La firma della pace in Sudan puo' avere un utile effetto domino in tutta la regione: in tal senso si cominciano a vedere positivi segnali, rispetto ai quali -pero'- occorre prudenza''. Così senato

di Redazione

”La firma della pace in Sudan puo’ avere un utile effetto domino in tutta la regione: in tal senso si cominciano a vedere positivi segnali, rispetto ai quali -pero’- occorre prudenza”. Lo dice all’Ansa il senatore Alfredo Mantica, sottosegretario agli Esteri con delega per Africa e Medio Oriente, in missione tra Kenya ed isole Mauritius per fare il punto sulla situazione subsahariana, ed indagare sulle posizioni dei governi circa la riforma del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Verifica, quest’ultima, che finora, -spiega- gli ha permesso di accertare che l’ipotesi per la quale spinge il governo italiano (seggi permanenti, membri a rotazione) seppur con sfaccettature diverse rispetto alla struttura (”in tal senso le posizioni sono ancora fluide”, precisa) trova ampi consensi rispetto all’altra ipotesi che prevede seggi e membri permanenti. SUDAN. Mantica, a riprova della centralita’ della cancelleria italiana nel raggiungimento dell’accordo, e’ stato tra i cofirmatari, domenica scorsa, dell’intesa di pace: per la cronaca, ha firmato in contemporanea col segretario di stato americano Colin Powell. In materia, il senatore mostra ”moderato ottimismo”. ”Molto si giochera’ -spiega- sul periodo interinale di sei mesi che permettera’ di definire gli aspetti procedurali e regolamentari dell’intesa. Ma se questa passaggio finale andra’ correttamente in porto ci saranno basi decisive per lo stato federale, il che aprira’ la strada per una soluzione politica in Darfur nella direzione del riconoscimento di un’ampia autonomia regionale, seppur nell’ambito dello stato unitario federale sudanese”. UGANDA. La pace in Sudan, dice il sottosegretario, apre la strada ad altri processi di pace, a cominciare dall’Uganda, di cui nel corso della missione ha incontrato a Nairobi il ministro degli esteri Tom Butime. ”I colloqui tra governo e ribelli del Nord vanno avanti, ma le difficolta’ sono molte”, spiega. Da un canto, il presidente Yoweri Musuveni spinge per l’intesa, che lo porterebbe trionfalmente ad un terzo mandato presidenziale che peraltro la Costituzione non gli consentirebbe: ma con un tale successo alle spalle sarebbe difficile negargli questa possibilita’. C’e’ pero’ l’esercito che di fatto, almeno in larga misura, non appoggia i negoziati e spinge per l’eliminazione totale dei ribelli, ormai allo sbando una volta chiusi loro i santuari storici del Sud Sudan. Infine, la difficolta’ di spazi negoziali fisicamente utili, tra timori di imboscate e provocazioni. In questo quadro che Mantica traccia, il sottosegretario rende noto che ”l’Italia ha ufficialmente espresso la propria disponibilita’ ad ospitare a Roma i colloqui di pace, li’ dove le parti concordassero in tal senso”. SOMALIA. Presa d’atto della formazione del nuovo governo (dovrebbe essere presentato domani, dopo la bocciatura del primo, e si prevedono addirittura 92 tra ministri, vice e sottosegretari) per Mantica ora il passo decisivo ”necessario e fondamentale, altrimenti l’esecutivo perde credibilita’ ” e’ quello del trasferimento del governo in Somalia. ”Il presidente Abdullah Yusuf -precisa- mi ha garantito nel corso di quasi tre ore di colloqui molto amichevoli che avverra’ entro fine mese. Speriamo: tutti se lo aspettano, e comunque sarebbe davvero difficile continuare ad appoggiare una sorta di governo in esilio, si rischia di ricominciare daccapo”. L’esecutivo, come il parlamento ed il presidente della Repubblica, siedono ancora, per ragioni di sicurezza provvisoriamente a Nairobi. ETIOPIA-ERITREA. Un lungo colloqui tra Mantica ed il ministro degli esteri eritreo Ali Said Abdel ha permesso al sottosegretario di verificare che ”appare esserci un’area di disponibilita’ a sbloccare lo stallo, anche se non e’ ancora chiaro quali saranno i prossimi passi”. Il senatore e’ ripartito in giornata da Nairobi per Port Louis, isole Mauritius, per partecipare alla riunione internazionale dei Piccoli Stati Insulari in Via di Sviluppo (Sids, Small Island Developping States), di cui fanno parte 51 nazioni, 37 delle quali membri dell’Onu. Domattina avra’ un colloquio col segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan, e quindi a seguire, per l’intera giornata, incontri bilaterali con i rappresentanti di almeno una ventina di governi, per fare il punto sulla loro posizione circa la riforma del Consiglio di Sicurezza.


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