Mondo

Africa: il “Piano Marshal” della Gran Bretagna

Dal Kenya, il ministro delle finanze inglese Gordon Brown lancia un appello a favore di "un nuovo Piano Marshall" per il continente africano. Intanto anche Bush si muove...

di Joshua Massarenti

“E’ semplicemente impensabile che nella nostra epoca il resto del mondo rimanga indiferrente alla sorte di centinaia di milioni di bambini che non hanno la fortuna di andare a scuola”. Queste le parole espresse dal ministro dell’economia e delle finanze inglese Gordon Brown nel corso di una sua visita a una scuola primaria di Kibera, la più grande bidonville della capitale keniota Nairobi. Tra i settori cardini del Piano Marshall escogitato dalla coppia Brown-Blair, c’è l’educazione per la quale si preve un finanziamento di dieci miliardi di dollari all’anno da qui al 2015. L’appello di Brown non giunge a caso. Dal 1 gennaio scorso, il governo britannico ha assunto la presidenza del G8 per il 2005 e dal prossimo giugno quella di turno dell’Unione Europea. Nell’ottobre scorso, da Addis Abeba, il premier inglese Tony Blair aveva assicurato che l’Africa uno dei “temi domaninati” peer il 2005. Citando un “nuovo Piano Marshall” per l’Africa, Brown ha voluto riferirsi al programma di rocstruzione economica lanciata dagli Stati Uniti in Europa all’indomani della seconda guerra mondiale. Nel presentare la scorsa settimana a Edimburgo le linee guida del Piano Marshall, Brown aveva proposto di annullare 80 miliardi di dollari di debito dei Paesi poveri al Fonbdo monetario internazionale (Fmi), alla Banca mondiale (Bm) e alla BAnca africana dello sviluppo. Parallelamente all’inziativa inglese, il presidente Bush ha lanciato un proprio progetto di sviluppo a favore dei Paesi poveri denominato Millenium Challenge Court (Conto per la sfida del millenario), il quale vincola gli aiuti internazionale alla good governance, la lotta anti-corruzione e la trasparenza dei Paesi beneficiari.


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