Welfare culturale
Libera, creativa e condivisa: la cultura che piace ai ragazzi
Presentati a Bologna i dati di una ricerca di Fondazione Unipolis e Arci, che indaga la partecipazione culturale dei cittadini dai 14 ai 19 anni. I ragazzi chiedono contesti che favoriscano l’interazione e la socializzazione. Il prossimo step è la co-progettazione con loro di uno spazio in città, in cui siano liberi di esprimere le loro passioni

Come partecipano i giovani alla vita culturale di Bologna? È da questa domanda che Arci Bologna ha preso le mosse per avviare un percorso di co-progettazione condivisa, pensato per coinvolgere ragazze e ragazzi tra i 14 e i 19 anni. L’obiettivo? Sviluppare attività di welfare culturale dedicate proprio a questa fascia d’età. La presidente della sezione locale di Arci, Rossella Vigneri, spiega: «Avevamo ben chiaro fin dall’inizio di voler partire da una raccolta di dati, per indagare i consumi e le abitudini culturali dei giovani. Solo così potevamo avere elementi concreti per progettare uno spazio fisico che rispondesse davvero alle loro esigenze, ai loro bisogni e ai loro desideri».
Il nuovo spazio dedicato ai ragazzi sarà pensato partendo dall’analisi dei dati raccolti attraverso la ricerca La partecipazione culturale giovanile a Bologna per attivare azioni di Welfare Culturale, sviluppata all’interno del percorso di ricerca-azione Fammi Spazio! commissionato da Fondazione Unipolis al Centro di ricerca per l’interazione con le imprese culturali e creative afferente al Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna ed è svolta in partnership con l’Arci di Bologna.
Dall’analisi emerge come le amicizie rivestano un ruolo fondamentale nel processo di costruzione dell’identità e nella condivisione degli interessi tra i giovani. La ricerca – che ha coinvolto ragazzi giovani tra i 14 e i 19 anni e ha previsto la somministrazio a scuola di un questionario anonimo, in formato digitale – evidenzia come i ragazzi chiedano contesti che favoriscano l’interazione e la socializzazione, permettendo loro di coltivare le proprie passioni in modo collaborativo e condiviso. Un’esigenza ancora più urgente se si considera che la maggior parte degli intervistati ha dichiarato di dedicarsi ai propri interessi principalmente da solo, a casa, e utilizzando dispositivi digitali, diventati ormai strumenti imprescindibili nella quotidianità dei più giovani.

Maria Luisa Parmigiani, direttrice di Fondazione Unipolis, presenta così gli obiettivi della ricerca: «Indagare non solo le abitudini culturali, ma anche i bisogni e i desideri delle nuove generazioni, così da costruire progetti e spazi fisici in cui coinvolgerli attivamente secondo una logica orientata alla co-progettazione. Con questi obiettivi abbiamo ideato con i nostri partner e sostenuto il progetto “Fammi Spazio”, che si connette al nostro impegno e interesse verso gli adolescenti, presente in altre iniziative di Fondazione Unipolis come “Bella Storia”. Un’indagine che indaga non solo la partecipazione culturale giovanile nella città di Bologna, ma tenta di tracciare anche riflessioni generali e linee guida che possano essere di aiuto per immaginare nuovi modi di lavorare con i più giovani».
L’indagine indaga non solo la partecipazione culturale giovanile nella città di Bologna, ma tenta di tracciare anche riflessioni generali e linee guida che possano essere di aiuto per immaginare nuovi modi di lavorare con i più giovani
Maria Luisa Parmigiani, direttrice di Fondazione Unipolis
Serve dunque uno spazio centrale nel tessuto urbano della città, capace di accogliere e far dialogare giovani con background culturali e sociali diversi, e soprattutto, un luogo dove i ragazzi possano auto-organizzare le proprie attività. «Un luogo culturale in cui incontrarsi liberamente», prosegue la presidente Arci, «uno spazio che abbiamo individuato nel nostro circolo Das – Dispositivo arti sperimentali, in via del Porto 11 a Bologna dove lunedì 14 aprile abbiamo scelto di presentare i risultati della ricerca. Certo, individuare il luogo è solo il primo passo: ora servono le risorse per trasformare questo progetto in realtà».
Oggi, stando alle risposte date dai ragazzi, i luoghi d’incontro si stanno spostando sempre più verso piattaforme digitali, dove i giovani condividono passioni e contenuti in spazi “smaterializzati”. La tendenza prevalente è quella di spostare i consumi culturali dalla dimensione fisica a quella digitale: la condivisione avviene soprattutto attraverso stories su Instagram o video su TikTok, trasformando i social media nei nuovi spazi di espressione culturale e relazione.
Per progettare uno spazio fisico dedicato ai ragazzi, non possiamo ignorare la dimensione digitale che fa parte integrante del loro modo di relazionarsi
Rossella Vigneri, presidente Arci Bologna
«Per progettare uno spazio fisico dedicato ai ragazzi, non possiamo ignorare la dimensione digitale che fa parte integrante del loro modo di relazionarsi», sottolinea Vigneri, «oggi i giovani condividono contenuti online come forma naturale di connessione, e spesso il bisogno di relazioni fisiche convive con quello dell’incontro virtuale. Anche le istituzioni culturali più tradizionali dovrebbero riflettere su questo cambiamento: se da un lato i dati ci dicono che i ragazzi partecipano, almeno una volta l’anno, a un concerto, dall’altro emerge una difficoltà evidente nell’accesso ai luoghi canonici della cultura, come musei e teatri»

Solo 2 su 10 partecipano regolarmente ad attività culturali
Quattro ragazzi su dieci non partecipano mai ad attività culturali. Solo due su dieci lo fanno almeno una volta al mese, mentre la maggior parte tende a prenderne parte solo una volta all’anno.
«Questo è un dato fondamentale da considerare quando si progettano spazi per i giovani», sottolinea Giulia Allegrini, professoressa associata del Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna. «I ragazzi chiedono luoghi abitabili e attraversabili, perché ciò che li caratterizza è una forte spinta alla scoperta. Non cercano spazi con attività rigidamente programmate, né ambienti standardizzati, ma luoghi dove potersi sperimentare, esprimere e crescere, trovando gli strumenti per farlo». Da qui l’importanza di ambienti flessibili e attrezzati: sale di registrazione, postazioni per il montaggio audio e video, e spazi pensati per coltivare passioni e interessi in autonomia e con creatività.
I ragazzi chiedono di avere a disposizione strumenti e risorse concrete per coltivare le proprie passioni. Spazi che non siano solo da abitare, ma che offrano reali opportunità di sperimentazione e crescita personale
Giulia Allegrini, Università di Bologna
Prosegue Allegrini: «nell’ultima parte del questionario abbiamo chiesto ai ragazzi di immaginare uno spazio ideale in cui poter coltivare i propri interessi e passioni. Attraverso una serie di domande a risposta chiusa, li abbiamo invitati a scegliere tra diverse caratteristiche strutturali, organizzative e qualitative che questo spazio avrebbe dovuto avere. È emerso chiaramente quanto sia centrale per loro la possibilità di esprimersi liberamente». Infatti oltre il 40% degli intervistati ha indicato la libertà di espressione come una caratteristica “molto importante” per un luogo di aggregazione. Allo stesso modo, attribuiscono grande valore alla sicurezza. Come fa notare Allegrini: «un altro elemento che emerge è il desiderio di avere a disposizione strumenti e risorse concrete per coltivare le proprie passioni: i ragazzi vogliono spazi che non siano solo da abitare, ma che offrano reali opportunità di sperimentazione e crescita personale».
Infine dai dati raccolti emerge che, per molti ragazzi, aspetti come la sostenibilità ambientale del luogo e la tipologia della programmazione delle attività hanno un’importanza relativa. Anche la distanza geografica da casa o da scuola non viene percepita come un fattore particolarmente rilevante. L’estetica dello spazio, invece, viene considerata significativa da circa il 40% dei rispondenti, così come il tema dell’autogestione e dell’autonomia, che risulta importante per una parte consistente dei giovani coinvolti.
Nell’immagine di apertura lo spazio multimediale del circolo Das di Bologna (Foto dal sito web del Das)
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