Immigrazione
Acli: «Altri migranti trasferiti in Albania, il governo esce dall’impasse calpestando i loro diritti»
L'associazione boccia la restrizione dei diritti costituzionali delle persone arrivate da altri Paesi e chiede una mobilitazione generale «per evitare la normalizzazione di tali pratiche». Una delegazione di parlamentari è pronta a partire per Gjader
di Redazione

«Il Governo conta di uscire così, dall’impasse che ha finora reso centri fantasma le due strutture albanesi, inaugurate nell’ottobre scorso dopo ingenti lavori e da allora vigilate da centinaia di agenti italiani». Le Acli, in una nota diffusa oggi, si riferiscono in maniera pungente al nuovo trasferimento (il quarto) di migranti verso l’Albania, in programma domani, giovedì 10 aprile. Con il Decreto legge n. 37/2025, approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 28 marzo, la struttura di Gjader è stata infatti trasformata in un Centro per il rimpatrio di migranti in attesa di espulsione. «Il provvedimento stabilisce, infatti, che potranno essere trasferiti anche i migranti attualmente trattenuti nei Cpr italiani e destinatari del provvedimento di espulsione», riprende il comunicato delle Acli. «Nelle intenzioni del Governo, per aggirare il rischio che i giudici di Roma vanifichino il progetto Albania non convalidando i trattenimenti, ad essere portati a Gjader non saranno più richiedenti asilo intercettati in mare, ma irregolari cui il questore ha consegnato il decreto di espulsione e un giudice ha convalidato la permanenza in un Cpr. È di 18 mesi il tempo di trattenimento massimo in questo tipo di centri».
«In questi giorni, il Viminale ha lavorato sulla selezione dei “candidati” da portare in Albania», prosegue la nota. «Il viaggio, a quanto si apprende, avverrà in nave, con partenza dalla Puglia. Una delegazione di parlamentari è pronta a partire per l’Albania insieme al Tavolo asilo e immigrazione, di cui farà parte anche una delegazione delle Acli (guidata da Gianluca Mastrovito, delegato nazionale alle Politiche immigrazione e accoglienza) per monitorare in Albania “con quali criteri siano state selezionate le persone trasferite, verificare le modalità dei trasferimenti e le condizioni” di detenzione, “oltre che monitorare il rispetto dei loro diritti, a partire dalla tutela legale e dall’accesso alle cure mediche”. L’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione – Asgi si è già espressa nei giorni scorsi con una nota: “Il trasferimento coatto oltre i confini nazionali di persone già trattenute nei Cpr crea una frattura profonda nell’ordinamento giuridico nel suo complesso. Si esaspera la contrazione dei diritti costituzionali quali la libertà di manifestazione del pensiero, il diritto all’abitazione, i diritti delle persone detenute ad esercitare i propri diritti”. Intanto, tra sabato e domenica, sono sbarcate in Italia oltre 1.400 persone in fuga da Libia e Tunisia. Sono approdati a Lampedusa e trasferiti a Porto Empedocle. Altre 400 sono state soccorse da quattro navi umanitarie e trasferite verso i porti sicuri di Lampedusa, Napoli, Salerno e Genova».
«La restrizione dei diritti delle persone migranti è da sempre banco di prova per estendere poi lo stesso approccio alle altre categorie sociali, aumentandone fragilità e vulnerabilità», dichiara Emiliano Manfredonia, presidente nazionale delle Acli. «Diventa quindi essenziale attivare strumenti di mobilitazione su tutti i livelli (istituzionale, sociale, politico) per evitare la normalizzazione di tali pratiche. È necessario contestare le violazioni dei diritti e, al contempo, contrastare l’orizzonte politico che le rende possibili».
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