Formazione

Iraq, Prouse: “Altri 5 anni di emergenza”

La consulente italiana del ministero della Sanità iracheno rientrata in patria in questi giorni parla con Vita.it

di Redazione

Anna Prouse ha trascorso gli ultimi 6 mesi dividensi fra Falluja e il ministero della Sanità di Bagdad all’interno del quale si occupa di ricostruione e gestione delle donazioni provenienti dai paesi occidentali. In questi giorni si trova in Italia per rinnnovare di altri 6 mesi il contratto con la Farnesina. Vita: Dopo 6 mesi di lavoro è possibile fornire un primo bilancio del flusso di donazioni che sono arrivate in iraq? Anna Prouse: Io ho fatto di continuo la spola fra Bagdad e Falluja. Ma per ora è decisamente impossibile dare un quadro attendibile del valore delle donazioni destinate all’Iraq. La situazione è ancora molto confusa. Vita: La Croce Rossa Italiana recentemente ha rinnovato il mandato e per altri 6 mesi sarà presente sul territorio. Per fare cosa? Prouse: Il primo obiettivo è quello di incrementare la capacità di intervento nel campo della medicina d’urgenza. Proprio la scorsa settimana ho stilato per conto del ministero della Sanità iracheno un vademecum delle priorità che ho sottoposto alle autorità italiane. L’ipotesi è che personale italiano si occupi di formazione dei medici iracheni attraverso l’Accademia medica, istituzione che vedrà la luce nel prossimo marzo. Vita: Non sarebbe più proficuo inviare medici italiani direttamente negli ospedali iracheni? Prouse: Impossibile, le condizione di totale insicurezza non lo permettono. La struttura dell’Accademia si trova all’interno della Green Zone della capitale irachena. Uscire fuori di questo recinto significa suicidarsi. Questo è un paese condannato a vivere nell’emergenza per altri 5 anni. Non meno. Ma mi lasci fare un appello. Vita: Prego Prouse: In Iraq mancano infermieri. E’ una carenza che ha drammatiche ripercussione sul sistema sanitario. Bisognerebbe quindi importare infernieri, ma capisco che è difficile chiedere a qualcuno di andare laggiù a lavorare a suo rischio e pericolo. Vita: Crede che il terremoto del sud est asiatico possa ridurre il flusso delle donazioni verso l’Iraq Prouse: Il 26 dicembre e la settimana successiva allo tsunami mi trovavo a Bagdad. Non ho avuto segnali che vadano in questa direzioni. Sono due questioni talmente diverse che non penso si possano intrcciare.


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