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Congo/Kinshasa: Kabila mette in guardia il Rwanda

Il presidente Kabila accusa il Rwanda di minacciare l'integrità territoriale del Congo

di Joshua Massarenti

“Con la complicità dell’ex ribellione congolese, le truppe rwandesi non hanno mai lasciato il territorio congolese, né definitivamente, né totalmente”. Non usa mezzi termini il presidente congolese Jospeh Kabila nell’accusare apertamente il Rwanda di essere il fautore principale dei disordini che nelle ultime settimane hanno scosso le aree orientali della Repubblica Democratica del Congo.

In un’intervista esclusiva rilasciata al quotidiano francese Le Figaro, Kabila punta direttamente il dito contro il suo omologo rwandese Paul Kagame, il quale “ha preferito minacciare di intervenire sul territorio della RDC con il pretesto di cacciare gli interahamwe e le ex FAR (milizie e ex esercito rwandese autori del genocidio rwandese del 1994, ndlr)” per in realtà “anticipare la scoperta di militari rwandesi sul territorio congolese”.

La presenza di soldati rwandesi è stata resa possibile agli occhi di Kabila “dalla confusione intrattenuta in modo deliberato tra congolesi detti rwandofoni e i rwandesi stessi”. Dal mese di dicembre, una serie di scontri sono scoppiati nell’est del Paese tra soldati dell’esercito regolare congolese (Farc) e militari ammutinati appartenenti ad un ex movimente ribelle presente nel governo di transzione e sostenuti secondo Kinshasa dal regime rwandese.

Sull’origine degli appetiti territoriali rwandesi, Kabila ha invocato il sogno continuo di Kigali “di voler annettere la provincia del Kivu”, lungo la frontiera con il Rwanda. “Nell’attuale contesto” sottolinea il presidente congolese, “l’agressione rwandese intende perturbare il processo di transizione in Rdc fino al punto di sconfiggerlo”. A questo obiettivo se ne sovrappone un altro, ormai ricorrente nelle accuse mosse contro il Rwanda, e cioè il desiderio dell’amministrazione Kagame ” di sfruttare le ricchezze naturali del nostro Paese”.

Ad alto rischio risulta la tenuta effettiva di elezioni politiche previste per il giugno 2005 e già date per rimandate per la fine di quest’anno. Kabila ne è ben cosciente visto che non ha mancato di sottolineare come “il controllo dell’insieme del territorio da parte dell’autorità centrale rimane una condizione sine qua non per lo svolgimento di elezioni libere, obiettivo cardinale della transizione”.

A differenza del passato, Kabila non intende farsi umiliare così come lo è stato suo padre, l’ex presidente congolese Laurent Désiré Kabila. “Nessun Paese può pensare di prenderci in giro o sfidarci indifenitivamente. La Rdc intende salvaguardare l’inalienabilità della sua indipendenza. Mobiliteremo tutte le nostre potenzialità e tutte le nostre risorse naturali e umani per la difesa della nostra integrità territoriale”. A costo di scatenare “una terza guerra in Congo” minaccia Kabila. Una guerra “che non sarà di nostra responsabilità”.

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