Cultura

Nono posto. Barbara Contini, governatrice. Quella cooperante con la cravatta

Grazie all’esperienza nelle fila delle organizzazioni non governative è riuscita ad amministrare la provincia di Nassiriya da vera volontaria (di Toni Capuozzo)

di Redazione

Non l?ho conosciuta di persona. Ma questo rende ancora più sincero il mio voto. Visto dall?Iraq, dove ho trascorso gran parte della mia vita professionale in questo 2004, il personaggio dell?anno non può che essere Barbara Contini, fino a giugno governatrice della provincia di Nassiriya su incarico del plenipotenziario americano Paul Bremer. Chiunque abbia visitato quella zona, durante e dopo il suo mandato ha potuto rendersi conto del clima di distensione che ha creato nei rapporti sia con l?esercito italiano, sia, e soprattutto, con la popolazione locale.
Un obiettivo non facile da realizzare in un quadro di radicale tensione, qual è (e qual era) quello iracheno. Nassiriya è una provincia uniformemente sciita, e questo ha certamente agevolato il compito della Contini. Ma l?interpretazione che lei ha dato del suo ruolo è stata oltre che efficace, assolutamente originale. Non si è infatti limitata alla gestione istituzionale delle sue competenze. Impossibile limitarla al ruolo del burocrate. Io la definisco una cooperante con la cravatta. La provenienza dal mondo delle organizzazioni non governative le ha infatti consentito di affinare una sensibilità nei rapporti umani che ha di fatto reso più agevole anche il compito dei nostri militari. Non si è mai inchiodata a una scrivania, in attesa degli eventi, si è mossa tantissimo, si è fatta conoscere, ha parlato con la gente. Un?attività frenetica, tipica dei volontari.
La sua innata capacità di guardare dentro le persone si è concretizzata nel ruolo decisivo che ha giocato nella creazione di una polizia specializzata nella conservazione dei beni artistici iracheni. Riuscendo in questo modo a far comprendere agli abitanti di Nassiriya quanto, anche per noi occidentali, sia importante il recupero della loro memoria. Un messaggio di comunanza, che in Iraq conta. Eccome se conta.
Poi non si è mai adagiata sugli allori, come altri al suo posto avrebbero probabilmente fatto. Lei no. Da vera cooperante si è subito ributtata nella mischia. E nella seconda parte dell?anno l?abbiamo ritrovata in Darfur. Di sicuro la sua capacità di interrogarsi, subito dopo aver raccolto scrosci di applausi, denota coraggio e sicurezza nelle proprie qualità.
Non ci sarebbe necessità di aggiungere altre motivazioni, ma non posso sottrarmi dall?evidenziare che la Contini ha centrato questi obiettivi da donna. Aspetto certamente non di secondo piano in un Paese come l?Iraq. Sono proprio le donne infatti le vittime più silenziose di quella società. Un?innovatrice anche su questo fronte.

Toni Capuozzo

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