Cultura
Missione con la “m” maiuscola
Nono posto. Maurizio Scelli, commissario Cri.
E’ di costituzione apparentemente gracile, ma battagliero e decisionista, abituato a organizzare e a comandare. è arrivato alla Croce Rossa dopo essere stato il responsabile nazionale dell?Unitalsi e aver guidato centinaia di pellegrinaggi dei malati a Lourdes. Maurizio Scelli, 43 anni, abruzzese di Sulmona, in realtà doveva diventare un calciatore professionista: a metà degli anni 70 era tenuto d?occhio da importanti club nazionali. Ma un grave incidente durante una partita lo costringe ad abbandonare il sogno della sua vita. «Era il 1977 e mentre giocavo presi un calcio violentissimo alla bocca dello stomaco, subendo un trauma anche al fegato e al pancreas». Qualche anno dopo, la madre lo obbliga a seguirlo per un pellegrinaggio a Lourdes. A malincuore accetta. L?incontro con i malati lo sconvolge e diventa volontario Unitalsi. Organizza non solo pellegrinaggi, ma anche crociere e week end a Disneyland per bambini malati. Poi arriva l?incarico alla Cri, vissuto come una missione, che lo «lancia» sulla scena internazionale: è lui a guidare i convogli umanitari nelle città irachene assediate, è lui l?inviato cui vengono consegnate Simona Pari e Simona Torretta. «Senza mancare di rispetto al Consiglio dei ministri che mi ha nominato Commissario straordinario, quando l?11 maggio 2003 sono arrivato a Bagdad e appena messo in piedi l?ospedale da campo ho visto morire davanti ai miei occhi tre bambini, a distanza di mezz?ora l?uno dall?altro, ho capito che Qualcuno con la «Q» maiuscola, da lassù mi aveva mandato in Iraq».
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.