Le parole spesso non bastano. A volte, però, si infilano nelle fessure della vita e riescono a lenire, accompagnare, accarezzare. Mariapia Veladiano ha pubblicato il suo primo romanzo a 50 anni, ma ha scritto tanto e sempre. Racconti, romanzi, molti diari di viaggio. Laureata in filosofia e teologia, ha lavorato più di trent’anni nella scuola: definisce la sua collaborazione con la rivista Il Regno una «scrittura di servizio». Poi ha sentito un desiderio di ascolto e ha mandato il manoscritto del suo primo romanzo, La vita accanto, al Premio Calvino. L’ha vinto. È in quella parola, servizio, che s’infila la vita di chi la legge. Anche quando al centro c’è quello che tra le sue pagine definisce «un ospite ineludibile, il “signor Alzheimer”».
Adesso che sei qui è uscito nel 2021. Racconta di un gruppo di parenti, amiche, donne venute da lontano per fronteggiare il “signor Alzheimer”. Perché ha deciso di scrivere un romanzo su questo argomento?
Un’amica trentina mi ha raccontato la sua bella esperienza di cura nei confronti della zia malata di Alzheimer. Mi ha chiesto se potessi farla diventare una storia in qualche modo utile ad altri e ho scritto un romanzo, inventando alcuni personaggi e situazioni, ma conservando, spero, la bellezza assoluta della relazione che mi era stata affidata. Mia madre era morta di un’altra malattia qualche anno prima, e poter scrivere il tempo di una malattia in qualche modo sereno, che aveva distribuito anche allegria a chi l’ha condiviso nell’esperienza di cura mi è sembrato un dono.
Nel nuovo numero di VITA, La solitudine dei caregiver, otto artisti e intellettuali narrano la bellezza del gesto di cura. Se hai un abbonamento, leggi subito qui oppure abbonati per scoprire il magazine e tutti gli altri contenuti dedicati.
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