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Auguri di Buon Natale da Vita

"Chissà se condividete con me la fatica con cui si arriva al Natale, la fatica delle cose che si affollano, gli impegni... Eppure oggi non c'è spazio per la tristezza..."

di Riccardo Bonacina

Carissimi lettori, chissà se condividete con me la fatica con cui si arriva al Natale, la fatica delle cose che si affollano, gli impegni, le corse, le code affannose, dentro cui costringiamo persino il momento degli auguri e dei regali. Che insensate corse, che città invivibili questi giorni che precedono il Natale, che dibattiti stupidi intorno al presepe o cappuccetto rosso. Chissà, se almeno in questi giorni riusciremo a fare un passo indietro rispetto all?insensatezza di tante corse e di troppi sforzi vani? Se riusciremo, meglio, a fare un passo avanti, verso il senso del nostro vivere, verso una dimensione più degna della nostra esistenza? Chissà se lasceremo affiorare i nostri desideri più veri e se sapremo accogliere i sogni e i desideri di chi ci sta attorno? Chissà se le tante delusioni per le ingiustizie contro cui ci battiamo o per la pochezza dei nostri stessi tentatvi di cambiare il mondo, lasceranno spazio a una nuova e reale speranza? Questo vi auguro in queste giornate. Ieri in una Chiesa di Milano ho risentito un canto gregoriano bellissimo e vero: il Rorate Coeli desuper. Un canto così vero da togliere tutte le tristezze e pesantezze, un canto così virile e insieme così struggente nel suo invocare un ?Oggi in cui non c?è spazio per la tristezza?. Perciò ve lo voglio proporre in una splendida traduzione: “Come rugiada scenda dal cielo, dall?alto venga chi renda giustizia. Non adirarti Signore, non soffermarti sulla nostra inettitudine. Ecco io sono come una città desolata, vuota è questa mia vita; come abbandonato io mi sento, questa creatura fatta per un destino di gioia perfetta e di amore, sì che ogni genio ne ha tratto motivo di lode a te. Abbiamo ceduto al male, ci siamo complicati, siamo crollati come foglie d?autunno. Le nostre visioni ci hanno trascinato via come vento vorticoso, ci hai inariditi abbandonandoci alle nostre miserie. Guarda, o Signore, l?angoscia del tuo popolo, manda colui che ci fai così aspettare. Mandaci quell?essere dolce e forte come dominatore, dalla bruma dell?orizzonte fallo comparire agli occhi ansiosi di questo mio e tuo essere, perché ci liberi lui dalla prigionia. (Tu, o Signore, mi dici): confortati, confortati, o mio popolo, improvvisa verrà la tua salvezza. Perché ti struggi d?amarezza, per il dolore che ti penetra? Ti porterò io a salvezza, non temere; sono infatti il tuo Signore, il tuo Creatore, l?Ideale tuo, il tuo Redentore?. Un canto che sostiene la verità più intima dei nostri stessi desideri sia che siamo credenti oppure no. Oggi non c’è spazio per la tristezza, fermiamoci a contemplare il mistero dell’essere, del nostro essere. Auguri da tutta Vita, perchè la vita rinasca in noi.


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