Giving

Radiografia dei 345 enti filantropici italiani

di Francesco Dente e Matteo Riva

Sono quelli iscritti (ad oggi) al Registro unico del Terzo settore. Quale forma giuridica hanno? Dove operano? In quali settori? Tutti i numeri e l'analisi del presidente di Fondazione Terzjus e padre della riforma del Terzo settore Luigi Bobba

A luglio di un anno fa erano 291. Cinque mesi dopo, a inizio dicembre scorso, erano balzati già a 324. L’ultimo dato, aggiornato al 22 marzo, riporta 345 iscritti. Non sembra arrestarsi la crescita delle iscrizioni degli enti filantropici nell’apposita sezione del Registro unico nazionale del terzo settore (Runts). La nuova fattispecie giuridica tratteggia da tre articoli del Codice del terzo settore (da 37 a 39) ha dato finalmente riconoscimento formale a organizzazioni attive da sempre nel non profit e nella società civile. Sono enti, in sintesi, costituiti in forma di associazione riconosciuta o di fondazione che hanno come finalità l’erogazione di denaro, beni o servizi, anche di investimento, a sostegno di categorie di persone svantaggiate o di attività di interesse generale. Quanto alle risorse economiche necessarie allo svolgimento delle attività le ottengono principalmente da contributi pubblici e privati, donazioni e lasciti testamentari, rendite patrimoniali e attività di raccolta fondi. Il Rapporto 2024 di Terzjus dedica agli enti filantropici due approfondimenti curati, il primo da Mara Moioli e Claudia Ladu di Italia non profit, il secondo dal direttore scientifico della Fondazione Terzjus, Antonio Fici. Abbiamo chiesto al presidente di Terzjus, Luigi Bobba, di aiutarci a leggere i dati e a commentare le due analisi. Non nasconde l’entusiasmo per i progressi di questa nuova “creatura” del non profit. «Non era né scontato né automatico che la nuova sezione si popolasse di iscritti. L’intuizione di Felice Scalvini che ci suggerì questa innovazione legislativa aveva un senso e ha trovato un consenso: un numero rilevante di soggetti che continua a crescere di mese in mese», spiega a VITA. 

Il Nord-ovest è la culla degli enti filantropici

Soffia verso Nord-Ovest il vento degli enti filantropici. La distribuzione geografica degli iscritti al Runts alla data del 5 luglio scorso mostra, in generale, una maggiore presenza nel Nord Italia con una concentrazione del 44,3% del totale, pari a 129 enti, nel Nord-Ovest. È la Lombardia, in particolare, la regione con il maggior numero di enti filantropici (27,1%), seguita dal Piemonte (11%). Lo scenario cambia notevolmente se ci si sposta verso Nord-Est, una zona caratterizzata da una distribuzione disomogenea. Solo il 15,8% degli enti ha sede in questa parte dello Stivale. Emerge soprattutto il Veneto, tallonato dall’Emilia Romagna. Centro e Sud Italia se la giocano alla pari rispettivamente con il 19,6% e 20,3% delle compagini totali. Spiccano, in particolare, Lazio e Toscana al Centro, Campania e Sicilia nel Mezzogiorno. Va sottolineato tuttavia che alcuni territori come Molise, Sardegna e Basilicata non presentano alcun ente filantropico iscritto. «Si tratta di un dato storico che ricalca, come risulta anche dalle statistiche dell’Istat, i numeri sulla dislocazione di realtà come possono essere, ad esempio, le fondazioni ex bancarie. Gli enti filantropici sono soprattutto fondazioni di famiglia o di impresa che, notoriamente, sono più diffuse nel Nord», osserva Bobba. 

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