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Iraq: niente feste e messe di Natale

I cristiani di rito caldeo hanno deciso di seguire il 25 dicembre senza le tradizionali celebrazioni

di Carmen Morrone

IRAQ: NIENTE FESTE E MESSE DI NATALE PER CRISTIANI /ANSA FEDELI SPAVENTATI PENSANO SOLO AD EMIGRARE (di Elisa Pinna) (ANSA) – ROMA, 22 DIC – Nessuna festa collettiva di Natale ci sara’ quest’anno per la minoranza cristiana irachena, circa 700 mila persone su una popolazione complessiva di 23 milioni. Non verranno celebrate le messe di mezzanotte ne’ a Baghdad, ne’ a Mossul, ne’ in altre citta’ dove ancora tentano di resistere, sempre piu’ spaventate, piccole comunita’ cattoliche di rito caldeo. Non ci saranno riffe, mercatini per bambini, scambi di doni e di auguri. I tradizionali fuochi della liturgia orientale, che vengono fatti sui sagrati delle chiese il 25 dicembre notte, mentre i fedeli cantano inni e scrutano attentamente la direzione delle fiamme per indovinare cosa riservera’ loro il futuro, non saranno nemmeno accesi: quest’anno nessuno danzera’, come e’ abitudine, sulle ceneri spente. Nei templi freddi e spopolati, c’e’ poca voglia di chiedersi cosa portera’ il nuovo anno, e i riti natalizi saranno i piu’ discreti e invisibili possibili. ”Mi chiede cosa faremo per Natale? – risponde al telefono, non si sa bene se piu’ sorpreso o irritato, il numero due della Nunziatura vaticana a Baghdad, mons. Jean Francois Lantheaume – Dopo l’attacco a Mossul e gli attentati di Najaf e Kerbala, che feste possiamo celebrare? Non c’e’ sicurezza; le messe di mezzanotte non si possono svolgere, perche’ dopo il tramonto e’ pericoloso persino uscire in strada e i patriarchi cristiani hanno deciso di non tenere nemmeno il consueto scambio di auguri natalizio, per protestare contro l’ondata di violenze che non ha risparmiato ne’ moschee ne’ chiese”. La comunita’ cristiana irachena appare sempre piu’ pessimista sulla propria sorte: il tam tam dei siti internet gestiti dalle parrocchie caldee, la religione cristiana maggioritaria del Paese (una comunita’ di antico rito nestoriano ricongiuntasi nei secoli con il Papa di Roma), e’ un susseguirsi di notizie luttuose. Oltre cento cristiani sono stati uccisi nell’ultimo anno, non solo in attacchi del fondamentalismo sunnita, ma anche in violenze di estremisti sciiti. Molti erano proprietari di negozi di alcolici, un genere lecito sotto il regime di Saddam Hussein, ma adesso dichiarato ‘illegale’ e ‘diabolico’ dai tanti mullah che predicano nel Paese. ”Che ne sara’ di noi, se nelle prossime elezioni si affermeranno posizioni integraliste sciite?”, si chiede un religioso caldeo di Mossul, che preferisce rimanere anonimo. ”E’ facile capire – aggiunge – perche’ chi ne ha la possibilita’ preferisca abbandonare il Paese”. Lui ha nipoti femmine che sono emigrate in Svezia e un nipote maschio che e’ stato rapito e rilasciato di recente dopo il pagamento di un riscatto. ”La malavita – osserva – ci prende di mira perche’ pensano che siamo piu’ ricchi. Sequestrano anche i musulmani ma, anche su questo fronte, noi cristiani siamo i piu’ a rischio”. Mossul, fino a qualche anno fa, era uno dei centri piu’ fiorenti del cristianesimo iracheno. Ora e’ la paura a dominare, accresciuta dal fatto che molti dei simpatizzanti di al Qaida di Falluja si sono trasferiti nella citta’del Nord. Il 7 dicembre scorso alcuni attentatori hanno distrutto il locale arcivescovado caldeo. ”Due giorni fa sono state colpite altre tre chiese e cio’ si e’ aggiunto l’attacco di ieri alla base americana – sottolinea il religioso -. Saranno in molti a temere di frequentare luoghi cristiani durante questi giorni natalizi”. Il patriarca caldeo iracheno di Baghdad, conosciuto come mons. Emmanuel Delly dagli occidentali e come Mar Emmanuel III dai suoi fedeli,ha assicurato nei giorni scorsi, in un’intervista ad AsiaNews, che, se pur in forma dimessa, il Natale sara’ ricordato nelle chiese irachene. ”Penso – afferma pero’ il religioso di Mossul – che la maggior parte dei cristiani celebrera’ il ‘be Yalda’ (il Natale) a casa propria”. ”Credo pure – aggiunge – che in tanti si augureranno di mangiare il prossimo anno i pasti natalizi, la classica pacha (trippa stufata) e i koolecha di datteri e noci non piu’ qui in Iraq bensi’ con i parenti gia’ emigrati in Florida”.

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