Famiglia

Infanzia. Progetto asili nido: in questo Pan c’è posto per 2mila.

Tanti saranno i bambini che frequenteranno un asilo realizzato da Fis e Cgm grazie al progetto di Banca Intesa. Che in sei mesi ha convinto 300 neoimprenditori sociali.

di Sara De Carli

L?obiettivo era quello di far nascere 300 nuovi asili nido in due anni. Ma le trecento richieste sono già arrivate, in meno di sei mesi. Senza nemmeno aver fatto pubblicità. Un successo clamoroso, che ribadisce due dati: primo, che l?Italia ha urgente necessità di servizi per l?infanzia; secondo, che l?impresa sociale cresce. «In parte per noi è una sorpresa», spiega soddisfatto Marco Morganti, responsabile del progetto Pan per Banca Intesa. «Forse è perché l?impresa sociale si capisce solo lavorandoci fianco a fianco, su progetti concreti». Il consorzio Pan (Progetto asili nido) è il primo network nazionale di servizi per l?infanzia. L?idea è stata presentata nel marzo scorso: Banca Intesa ha aperto il credito alle attività non profit, scegliendo di finanziare progetti di impresa sociale volti alla realizzazione di asili nido. Dall?altra parte, Cgm (Consorzio Gino Mattarelli) e Fis (Federazione dell?impresa sociale – Compagnia delle Opere), le due reti di cooperative sociali più attive nel settore della prima infanzia, si sono impegnate a garantire la qualità dei progetti presentati. Insomma, Cgm e Fis ci mettono l?esperienza specifica e la capacità gestionale, Banca Intesa ci mette le risorse. L?accesso al finanziamento non è vincolato da nessuna garanzia: le reti si impegnano a rispondere del 5% di eventuali default, Banca Intesa si accolla il rischio rimanente. «Ma le imprese sociali che aderiscono alle reti danno più garanzie di una qualsiasi impresa profit», spiega Morganti. «Dei 300 progetti presentati, ne abbiamo selezionati tra i 180 e i 200, una percentuale altissima, che dimostra la serietà delle realtà coinvolte». Tenuto conto che il finanziamento di Banca Intesa può arrivare a un massimo di 100mila euro a struttura, il budget previsto per Pan si aggira sui 10 milioni di euro: «Un tetto fatto per essere sfondato», chiarisce Morganti. Anche perché Banca Intesa, dinanzi al successo dell?iniziativa, intende allargare l?obiettivo iniziale: «Tra i progetti approvati ce ne sono alcuni ?fuori taglia?, ristrutturazioni importanti di edifici che potrebbero essere utilizzati anche per altre iniziative di impresa sociale». È quasi certo infatti che anche la Lega delle cooperative stia per entrare nel consorzio: Pan così raggrupperebbe il 70% degli interventi di cooperazione sociale presenti sull?intero territorio nazionale. Le richieste di finanziamento sono arrivate soprattutto da Lombardia e Veneto, le regioni dove è più urgente un aiuto alle mamme che lavorano. L?Italia su questo fronte è in ritardo: abbiamo 350mila nati ogni anno e una somma complessiva di 118mila posti disponibili nelle strutture di accoglienza per bambini dagli 0 ai 3 anni. Il che vuol dire che solo il 7% dei bambini frequenta un nido, contro il 25% del resto d?Europa. E per quelli che ci sono, si pone il problema della estrema disomogeneità di prezzi e servizi. Il secondo punto di forza di Pan è questo: creare un marchio unico a livello nazionale, che garantisca standard qualitativi molto elevati. Per questo Cgm e Fis stanno lavorando a un manuale comune, che raccolga le linee guida e l?esperienza di entrambe le reti. «Il manuale sarà presentato nel prossimo consiglio di amministrazione, il 18 ottobre», anticipa Claudia Fiaschi, consigliere della rete Cgm e vice presidente di Pan. Si tratta di un prodotto innovativo, perché è la prima volta che più reti sociali fanno riferimento a standard comuni. Il marchio Pan vuole dare garanzie a tutto campo, dalle strutture al progetto educativo, dalla refezione all?assistenza medica, dalla formazione del personale al rapporto qualità-prezzi. Un buon segnale, in questo senso, viene dai soggetti che hanno chiesto i finanziamenti. Molti dei soggetti singoli risiedono al Sud, e quasi tutte sono donne, giovani, con un titolo di studio specifico per l?educazione della prima infanzia. Segno che, dice Morganti, «stiamo passando da una concezione sanitaria e assistenziale del nido a una educativa». Oltre a loro, tra i contatti esterni di Cgm ci sono qualche ente religioso e una quindicina di aziende che vogliono aprire un nido aziendale. «La novità», spiega la Fiaschi, «è che Cgm è stata contattata da almeno quattro grosse catene di nidi in franchising e alcune srl: sono disponibili a convertirsi al non profit. È un grande cambiamento di mentalità». Ma quando apriranno i battenti i primi nidi Pan? Prestissimo, assicura Morganti: «Un primo gruppo sarà operativo entro la fine del 2004. Calcolando una media di 20 bambini per nido, entro pochi mesi quasi 2mila bambini sperimenteranno la formula Pan».


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