Volontariato

Caso Glaxosmithkline. Parla l’ad: una scelta per clienti e mercato.

"Ci vorranno anni per recuperare i danni della vicenda giudiziaria. Ma le ragioni del bilancio sociale vanno oltre". Intervista a Roberto Ferri.

di Selena Delfino

Bilancio sociale e cronaca giudiziaria: che nesso può esserci? Lo chiediamo a Roberto Ferri, presidente e amministratore delegato di GlaxoSmithKline, azienda finita sotto la lente della magistratura per un?indagine sulle sue attività di informazione medico-scientifica. Un?inchiesta che, evidentemente, ha lasciato il segno. Ed è lo stesso Ferri che rivolge subito l?attenzione a quella vicenda, sulla quale ha parecchie cose da dire?. E&F: La sua azienda ha vissuto un periodo davvero buio, che ha rischiato di compromettere fortemente la vostra immagine. è difficile parlarne? Roberto Ferri: Nient?affatto. Siamo stati, fin dall?inizio, estremamente trasparenti e collaborativi con le attività degli inquirenti. La magistratura stessa ha confermato il nostro impegno a facilitare lo svolgimento delle indagini e consolidare un modello organizzativo improntato sull?etica. La chiarezza è un valore anche per noi. E&F: Cosa di questa vicenda non ha proprio digerito? Ferri: Una vicenda che non ha nulla a che fare con la nostra storia in questo Paese. Ci siamo trovati nell?occhio del ciclone per ben tre volte e sempre in riferimento alla stessa vicenda, risalente al febbraio 2003. Non vorrei entrare nel merito della questione ma, aldilà degli esiti giudiziari, il fatto di creare il ?caso Glaxo? ancor prima che la magistratura abbia potuto accertare le responsabilità e concludere l?indagine, ha fortemente leso la nostra reputazione. E&F:è un danno d?immagine che avrà ripercussioni per molto tempo? Ferri: Ne siamo consapevoli. Ci vorranno anni per recuperare i danni subiti. Oggi più che mai, la trasparenza verso tutti i nostri stakeholder è fondamentale, e credo che rendere pubblica la nostra attenzione verso le pratiche socialmente responsabili sia doveroso. E&F: Il bilancio sociale è uno strumento provvidenziale? Ferri: Sì, ma non si tratta di una decisione che nasce solo da questa esigenza. Fin dalla mia nomina come amministratore delegato, nell?aprile del 2003, ho fortemente voluto che l?azienda si dotasse di un codice etico nel quale esplicitare impegni e responsabilità verso i cosiddetti ?portatori d?interesse?: agli azionisti, i dipendenti, i nostri concorrenti e, non ultimi, i pazienti. Dal codice etico nasce poi la stesura del primo numero del bilancio sociale. E&F: Chi sono, oggi, i vostri azionisti? Ferri: Il maggior pacchetto di azioni, più del 13%, è oggi detenuto da investitori istituzionali aderenti al Pharmaceutical Shareowners Group, ossia un gruppo di investitori che possiamo definire ?responsabili? e coordinato dall?Uk Social Investment Forum. Si tratta di un network che ha come fine quello di promuovere l?impatto positivo di investimenti socialmente responsabili tra gli azionisti britannici. E&F: Come pensa sia possibile conciliare la richiesta di risultati a breve termine dei mercati finanziari e la responsabilità sociale? Ferri: Il titolo Gsk è quotato sia nel mercato europeo, a Londra, sia in quello statunitense, al Nyse. Quindi è ovvio che questo sia un tema da noi particolarmente sentito. Non si tratta però di una preoccupazione. Penso che se la responsabilità sociale orienta ogni scelta aziendale e entra a far parte così della natura stessa dell?impresa, questo sarà apprezzato sia dai mercati che dagli altri stakeholder, clienti compresi.


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