Cultura

Bilanci sociali. Il caso Glaxosmithkline: trasparenza la miglior medicina.

La multinazionale farmaceutica pubblica il suo bilancio versione “triple bottom line”, quindi con l’analisi della propria condotta economica, ambientale e sociale.

di Ida Cappiello

La responsabilità sociale d?impresa non è un dato, ma un percorso. è questo il senso dell?approccio ?best in class? che porta gli investitori responsabili ad accettare in portafoglio un?azienda operante in un contesto ritenuto a rischio sotto il profilo etico (come certi settori produttivi), qualora la società in questione abbia adottato modelli di comportamento innovativi rispetto alle criticità di partenza. In questa prospettiva si possono leggere con chiarezza tutte le iniziative messe in campo da GlaxoSmithKline per superare la crisi di immagine conseguente alle inchieste giudiziarie che l?hanno coinvolta in Italia. Alla multinazionale farmaceutica va riconosciuto il merito di avere affrontato il problema a viso aperto, come testimonia la lettera dell?amministratore delegato Roberto Ferri in apertura del bilancio sociale. Ferri cita la recente inchiesta sui presunti illeciti contestati dalla Procura di Verona agli informatori scientifici aziendali, ricordando poi che gli stessi inquirenti hanno pubblicamente sottolineato l?atteggiamento collaborativo dell?azienda e il suo impegno a sviluppare un modello organizzativo etico e trasparente. Public company L?obiettivo è ambizioso, considerando che Gsk è una public company quotata a Londra e a New York, sottoposta alla pressione continua dei mercati finanziari sui profitti di breve periodo. Inoltre è un?azienda farmaceutica, come tale costantemente al centro del dibattito pubblico sulla legittimità sociale del fare profitti nel campo della salute. Eppure un settore tanto discusso vanta ben quattro titoli – Gsk compresa – tra i venti più importanti nel portafoglio dei fondi etici europei. Un chiaro risultato di comportamenti ?best in class?. Un?anomalia italiana completa il quadro delle criticità sullo sfondo: sul nostro mercato è possibile la concorrenza tra farmaci sostanzialmente uguali in base al comarketing, che permette a qualsiasi azienda del settore la vendita di prodotti brevettati, con nome diverso e dietro pagamento di royalties alla società titolare del brevetto. Questa situazione incentiva l?uso di tecniche promozionali non ortodosse (leggi: regali) verso i medici. Reagire con prontezza rispetto a possibili comportamenti non corretti da parte della rete di vendita è stata la prima risposta di Gsk, messa in agenda dall?amministratore delegato subito dopo il suo insediamento nella sede di Verona nella primavera del 2003. Sotto la guida del governance officer, dirigente di primo livello, è stato adottato e trasmesso a tutti i collaboratori il codice etico, corposissimo nella sezione dedicata ai rapporti con la classe medica, gli ospedali e i farmacisti. Ancor più importante, tuttavia, è il nuovo sistema di controllo interno, che incorpora la moralità dei comportamenti in un modello classico di risk management, seguendo un approccio d?avanguardia nel mondo delle imprese. Questo approccio innovativo tratta i comportamenti illeciti come parte del rischio d?impresa, alla pari con i danni tecnologici agli impianti o l?insuccesso di un prodotto. Dunque anche per l?etica, tutta la catena organizzativa di Gsk è stata messa sotto la lente per individuare le possibili aree più critiche e intervenire con nuove regole e azioni formative per ridurre il rischio di comportamenti censurabili. Dietro questa complessità formale si nasconde un atto di coraggio: ammettere esplicitamente che in ogni azienda esiste il rischio ?etico? impegnandosi a combatterlo. Anche, come si legge nel bilancio sociale, per garantire il rispetto delle nuove norme che prevedono la responsabilità penale delle persone giuridiche (le imprese) anche a fronte di reati commessi dai dipendenti: in futuro ogni impresa non potrà dare per scontato di essere estranea ai comportamenti individuali illeciti. La scelta per Telethon Quest?anno è stata Gsk a sostenere Telethon, la grande organizzazione non profit impegnata da undici anni nella lotta alle malattie genetiche, nell?organizzazione dell?incontro annuale della Commissione medico-scientifica, con un contributo di 200mila euro e l?ospitalità nel proprio centro ricerche di Verona. La Commissione è composta da 32 membri a rotazione quadriennale, provenienti da 15 Paesi, tutti esponenti di altissimo livello della comunità scientifica internazionale. Si riunisce ogni anno per la valutazione finale dei progetti di ricerca candidati al finanziamento da parte di Telethon. «La Commissione è il nostro fiore all?occhiello, la garanzia di eccellenza e di efficacia dei progetti che portiamo avanti», dice il responsabile comunicazione di Telethon, Filippo degli Uberti. «Per i componenti è motivo di orgoglio farne parte, e tutti mettono a disposizione la loro competenza gratuitamente».


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