Mondo

Bush: truppe a casa dall’Iraq ma non fisso data

Lo ha detto nella conferenza stampa di fine anno, riconoscendo le difficoltà che si trova ad affrontare il paese, all'indomani dalle nuova sanguinosa ondata d'attacchi di ieri

di Paolo Manzo

Un esercito iracheno che manca di una catena di comando efficace e non è in grado di garantire la sicurezza del paese, dove i ”nemici della libertà cercheranno con tutti i modi di rallentare e bloccare il processo democratico di cui le elezioni del prossimo 30 gennaio rappresentano l’inizio”. E’ questa la situazione in Iraq descritta da George Bush che, nella conferenza stampa di fine anno, ha riconosciuto le difficoltà che si trova ad affrontare il paese, all’indomani dalle nuova sanguinosa ondata di attacchi che ha provocato oltre 60 vittime. Tanto che, pur nella convinzione che bisogna riportare le truppe a casa ”al più presto possibile”, non è possibile segnare una data certa. Il presidente statunitense ha però ribadito la convinzione che le elezioni di gennaio dovranno tenersi e porteranno ad una ”sconfitta da parte del popolo iracheno al piano” degli insorti di interrompere il processo verso la democrazia. Ed alla domanda sui tempi del ritiro delle truppe americane, ha risposto che il ”risultato ultimo a cui tendiamo è quello di un esercito iracheno in grado di garantire la sicurezza, difendere il paese dagli assassini ed i terroristi ed vorremmo raggiungere il nostro obiettivo al più presto possibile”. ”Ma non ci illudiamo-ha avvertito Bush- sul fatto che le forze irachene siano in grado di combattere da sole”. Insomma, truppe a casa ”al più presto possibile”, ha ribadito Bush che ha definito ”legittima” la domanda, ricordando la preoccupazione di tante famiglia americane, ma nessuna data viene fissata. ”E’ saggio non sbilanciarsi con una data precisa per poi passare la prossima conferenza a rispondere alle vostre domande sul perchè questa data non è stata rispettata”. Riguardo allo stato delle truppe irachene, Bush ha parlato di ”alti e bassi” negli sforzi compiuti per la costituzione di forze efficaci. Ed ha fatto riferimento agli episodi in cui ”di fronte al combattimento, i militari iracheni hanno abbandonato il campo, e questo è inaccettabile”. Ma anche ai segnali positivi che arrivano dalle ”unità che hanno fatto il loro dovere a Najaf e Fallujah”. Citando quanto appreso in un recente incontro con i comandanti militari americani in Iraq, Bush ha indicato il maggior problema nell’assenza di un efficace comunicazione all’interno delle stesse forze irachene: ”Ci sono i generali ed i soldati iracheni, ma non esiste una catena di comando adeguata”. Parlando poi del processo elettorale ed in generale verso la democrazia in Iraq, Bush ha ammesso che ”non ci aspettiamo un processo senza problemi”, riconoscendo che ”gli attentati e le bombe” sono dirette a minare la determinazione del popolo iracheno ed anche la pazienza di quello americano. ”Non c’e’ dubbio – ha detto – gli attentatori stanno provocando degli effetti”. Bush si è detto però fiducioso del fatto che gli iracheni sceglieranno la libertà ”dopo anni di repressione” attraverso un processo elettorale ”energetico ed aperto”. La conferenza stampa è stata anche l’occasione per tornare a difendere Donald Rumsfeld, di nuovo nell’occhio del ciclone dopo le rivelazioni sulle lettere di condoglianze inviate alle famiglie dei caduti solo con il suo timbro e sotto accusa anche da parte di autorevoli esponenti repubblicani. ”Il segretario alla Difesa ha fatto veramente un buon lavoro”, ha detto il presidente americano sottolineando quanto il lavoro di Rumsfeld sia ”complesso”. Bush ha ribadito la sua fiducia al ministro appena confermato per un secondo mandato: ”Sono stato contento quando ha risposto sì alla mia richiesta di restare” anche nel secondo mandato, ha ricordato Bush, ”continuerò a lavorare insieme a lui”. ”So quanto si preoccupa delle truppe e del dolore che la guerra causa. Ho visto l’angoscia nei suoi occhi quando parla dei militari, è un uomo buono” ha poi aggiunto rispondendo ad una domanda specifica riguardo allo scandalo delle lettere non firmate. ”L’incarico di segretario alla Difesa è complesso, complesso in tempi di pace e ancora più complesso di tempi di guerra – ha concluso- Rumsfeld ha guidato il ministero mentre vengono condotte le due principali battaglie nella guerra al terrorismo, l’Afghanistan e l’Iraq. Contemporaneamente lavora alla trasformazione dell’esercito per migliorare il suo funzionamento”. Tra le domande rivolte a Bush anche quella, ormai di prassi, su dove si trovi Osama Bin Laden: ”Se dovessi tirare a indovinare dove si trova Osama Bin Laden – ha risposto – direi in una remota regione al confine tra Pakistan e Afghanistan. Ma non si tratta invece di tirare a indovinare per quanto riguarda i danni inflitti alla sua organizzazione”. Ha poi chiarito che in materia di lotta al terrorismo ed in particolare ad Al Qaeda, molto e’ stato fatto, grazie anche all’opera ”aggressiva” realizzata dal Pakistan di Pervez Musharraf ed assicurando che la caccia al numero uno di Al Qaeda continua.


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