Famiglia

Diritto alla salute. Paul Hunt: “Vedo un buco nero”.

L’esperto Onu in materia di diritto alla salute: "Non c’è trasparenza nella rendicontazione della responsabilità sociale. Per le case farmaceutiche ci vorrebbe..."

di Joshua Massarenti

Paul Hunt, rappresentante speciale delle Nazioni Unite in materia di diritto alla salute, è professore di Diritto e membro del Human Rights Center presso la University of Essex (Gran Bretagna), dove sta attualmente conducendo attività di ricerca sui diritti umani (fra cui povertà e discriminazione). E&F: Come giudica il ruolo delle case farmaceutiche nel garantire o meno il diritto alla salute delle persone? Paul Hunt: La maggior parte dei diritti umani viene sottoposta alla necessità di raggiungere un compromesso fra i diritti veri e propri e gli interessi. Ma il punto è proprio questo: quali sono gli obblighi di una casa farmaceutica e quali i suoi diritti? Per quanto riguarda i farmaci, non vedo altre soluzioni: disponibilità, accesso e qualità dei farmaci sono una prerogativa assoluta. E&F: Ma nulla dal punto di vista giuridico vincola le casa farmaceutiche? Hunt: Questo è una questione di enorme importanza. I disastri umani provocati dalla seconda guerra mondiale hanno convinto la comunità internazionale di limitare i poteri degli Stati nazione vincolandoli all?obbligo di rispettare una molteplicità di diritti umani imposti dalle Nazioni Unite. Credo che questo vincolo vada esteso, anche se in modo diverso, al settore non statale come quello farmaceutico. E&F: In mancanza di strumenti giuridici, che alternative ci sono? Hunt: Diritti e obblighi chiamano in causa una rendicontazione delle case farmaceutiche che stabilisca quali sono le politiche funzionanti in materia di salute pubblica e quali sono gli obiettivi da raggiungere per garantire il diritto alla salute per tutti. Nonostante i progressi significativi compiuti dalle case farmaceutiche negli ultimi anni, rimango colpito dall?assenza di trasparenza dei meccanismi di rendicontazione in materia di responsabilità sociale d?impresa nel campo farmaceutico. In un primo tempo, suggerirei la formazione di un gruppo di esperti indipendenti, provenienti dal mondo dei diritti umani e da quello farmaceutico, chiamati per due anni a esaminare le responsabilità del settore farmaceutico rispetto al diritto alla salute, identificare un terreno comune tra profit e non profit e chiarire le divergenze. Per altri tre anni, un gruppo di esperti indipendenti dovrebbe verificare le politiche e le azioni intraprese dalle case farmaceutiche attraverso il prisma del diritto alla salute. Nel passo successivo, si potrebbe così creare una forma modesta di rendicontazione indipendente, fondamentale per avvalorare l?operato delle case farmaceutiche.


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