Welfare
Farmaceutici. Novartis e il non profit: il gigante accetta la sfida.
Per festeggiare i 25 anni della sua Fondazione per lo sviluppo sostenibile, il colosso svizzero ha dedicato una giornata al diritto alla salute.
Diritto alla salute. Un dovere per chi? Potrebbe essere il titolo di un forum organizzato a Ginevra dall?Oms, l?organizzazione mondiale per la sanità, in cerca di nuove soluzioni politiche in materia di sanità pubblica. Oppure l?angosciante interrogativo con il quale Medici senza frontiere aprirebbe un suo rapporto dedicato a quei due miliardi di esseri umani impossibilitati ad accedere ai farmaci essenziali presenti più a Nord che nel Sud del mondo. E invece no. A rimescolare le carte di un gioco in cui negli ultimi tempi il settore farmaceutico sembrava sempre più spinto a ripiegarsi su strategie difensivistiche, ci ha pensato il colosso svizzero Novartis, pronto a festeggiare lo scorso 2 dicembre il venticinquesimo anniversario della Nfsd – Novartis Foundation for Sustainable Development attraverso un simposio incentrato sul tema del diritto alla salute nel Terzo mondo
Un dovere per chi? Novartis si è proclamata pronta, attraverso la giornata celebrativa della Nfsd, a ribadire – sono parole del presidente della fondazione, Klaus Leisinger «la propria disponibilità a dialogare con tutte le parti in causa sull?accessibilità dei farmaci e sugli investimenti da fare nella ricerca e nello sviluppo». Per la quinta impresa farmaceutica del mondo in termini di fatturato, la salute nei Paesi in via di sviluppo, che in realtà sottintendono gli otto obiettivi del Millennium Development Goals sottoscritti nel 2000 dagli Stati membri delle Nazioni Unite, è un diritto che rientra a pieno titolo nella cultura socio-imprenditoriale di casa Novartis. Prova ne sono i pochi ma miratissimi progetti di sviluppo sostenibile promossi in partnership con organismi internazionali (Oms su tutti) oppure ong come Oxfam.
Le aree di intervento della Novartis Foundation spaziano dalla lotta per la prevenzione e la cura di malattie infettive (malaria, tubercolosi, lebbra) attraverso la distribuzione gratuita di farmaci al miglioramento dell?accesso ai centri sanitari migliorandone la qualità dei servizi (il caso del villaggio maliano di Cinzana). Sullo sfondo, primeggiano strategie di intervento che privilegiano forme di partenariato con il non profit e le Nazioni Unite. Così, spiega Leisinger, «la collaborazione tra l?impresa, Novartis Foundation e l?Organizzazione mondiale della sanità ha reso possibile la distribuzione del farmaco anti malaria Coartem in forma gratuita in Africa, allorquando nei Paesi sviluppati viene venduto a tariffa piena». Nei fatti, si stima che oltre 650mila africani hanno avuto accesso a questo farmaco essenziale. Sono addirittura tre milioni le persone colpite dalla lebbra che hanno potuto beneficiare gratuitamente dei farmaci prodotti dalla Novartis, mentre 500mila farmaci anti tubercolosi sono stati concessi dall?azienda all?Oms.
A chi sussura che la Fondazione Novartis non rappresenta altro che la faccia pulita di un?azienda assettata di profitti, Leisinger risponde che «sono i numeri a parlare. Oltre i nove milioni di dollari di cui la fondazione dispone, nel 2003 la Novartis ha speso oltre 371 milioni di dollari nel non profit» (ma è l?1,5% del fatturato annuo). A questi stanziamenti si vanno a sommare i 122 milioni di dollari investiti nel primo centro di ricerca della Novartis sulle malattie tropicali, l?Ntdi-Novartis Institute for Tropical Diseases, inaugurato a luglio con la presenza di Medici senza frontiere, un?organizzazione tradizionalmente molto ostile al settore farmaceutico ma probabilmente sorpresa dagli investimenti della casa svizzera in un campo – quello delle malattie tropicali – spesso ignorato dalla concorrenza per via dei pochi benefici che se ne traggono.
Ciò nonostante, i rapporti tra Novartis e non profit non filano sempre lisci. Sempre Msf ha accusato il colosso svizzero di non aver mantenuto la promessa di produrre, per il 2004, dieci milioni di trattamenti anti malarici Coartem il cui principio attivo, l?artemisina, viene tratto da una pianta (l?artemisia annua) coltivata quasi solo in Cina. Msf, per voce di Jean Marie Kindermans, denuncia Novartis «di essere disinteressata a un farmaco da cui non può trarre benefici». La casa farmaceutica giustifica il ritardo con la penuria di Artemisia annua, il cui prezzo è schizzato da 180 a 455 dollari la libbra tra aprile e novembre 2004.
Dicono le ong: «La collaborazione tra profit e non profit è benefica per l?accesso ai farmaci, ma da sola è incapace a risolvere la situazione. La riduzione dei prezzi e la libertà di utilizzo dei brevetti nei Paesi in via di sviluppo hanno effetti ben maggiori sull?accesso ai farmaci». Quindi? «Noi ci stiamo», risponde Leisinger, «a condizione però che i farmaci non vengano successivamente esportati in Occidente».
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