Mondo

Crisi R.D.Congo: no alla balcanizzazione

Questo l'appello del presidente della Conferenza episcopale congolese e arcivescovo di Kisangani, monsignor Laurent Pasinya Monsengwo, in un messaggio diffuso nelle ultime ore

di Paolo Manzo

”Condanniamo tutte le violenze in corso nella Repubblica democratica del Congo e riaffermiamo con forza che l’integrità nazionale e la sovranità del Paese non possono essere negoziate. Diciamo no alla balcanizzazione del Congo”. A dichiararlo è il presidente della Conferenza episcopale congolese e arcivescovo di Kisangani, monsignor Laurent Pasinya Monsengwo, in un messaggio diffuso nelle ultime ore e riportato dalla Misna. Nel documento, intitolato ”La nazione è in pericolo. Popolo congolese, mobilitati”, il presule, considerato una delle più importante voci dell’intera Chiesa cattolica africana, ha tracciato un quadro completo della recente crisi congolese, ricordando a tutti – dai politici nazionali, ai Paesi confinanti, alla comunità internazionale e soprattutto alla società civile della Repubblica democratica del Congo – le proprie responsabilità. ”Da qualche tempo – dice il presule- informazioni sempre più numerose e affidabili segnalano ancora una volta la presenza di truppe straniere sul territorio congolese. La ripresa dei combattimenti provoca movimenti di popolazioni già estremamente provate, creando così una nuova grave crisi umanitaria. Questa situazione diventa ancora più scandalosa e preoccupante perché si verifica a qualche settimana dalla firma solenne dell’accordo di Dar es Salaam, in cui i capi di Stato della regione dei Grandi Laghi si erano impegnati a risolvere in maniera congiunta i problemi dell’area. Adesso la pace nella regione è nuovamente minacciata”. La crisi esplosa nelle ultime settimane nell’est del Congo, secondo la Misna, e’ in grado di compromettere pericolosamente il processo di transizione che dovrebbe portare il Paese verso elezioni democratiche. ”Constatiamo con indignazione – prosegue monsignor Monsengwo nel suo messaggio – che ogni volta che il Congo avanza verso la pace forze visibili e invisibili cercano di fermare il cammino di crescita verso uno Stato forte e prospero”. La tensione nella provincia orientale congolese del Nord Kivu – dove, dopo le voci di azioni militari straniere, da una settimana sono cominciati combattimenti tra esercito regolare e soldati ammutinati – è salita alla fine di novembre. Secondo la Misna, quando esponenti del governo ruandese, incluso il presidente Paul Kagame, hanno minacciato un intervento militare diretto oltre frontiera. Secondo alcuni, riporta la Misna, e un intervento realmente avvenuto, anche se Kigali smentisce – per fronteggiare la minaccia di alcuni gruppi ribelli ruandesi – composti dagli ex-responsabili del genocidio del 1994 – che dai loro campi-base nascosti nelle impenetrabili foreste congolesi stavano preparando nuovi attacchi contro il Rwanda. Motivazioni che gia’ ai primi di dicembre, Monsengwo aveva definito un ”pretesto” in una intervista alla Misna. Nel messaggio di oggi, il presidente della Conferenza episcopale congolese, rivolgendosi a non meglio precisati ”Paesi confinanti”, ”raccomanda” loro ”di ritirare le proprie truppe dal territorio congolese e di comprendere che le relazioni di buon vicinato, la pace e lo sviluppo sono preferibili a una guerra inutile”. L’Arcivescovo di Kisangani si rivolge anche alla Comunità internazionale, alla quale chiede di ”prendersi le proprie responsabilità sanzionando in maniera esemplare – con un embargo sulle armi, il congelamento dei beni e l’isolamento politico e diplomatico – coloro che seminano il terrore e violano deliberatamente gli accordi internazionali che garantiscono la coesistenza pacifica tra i popoli. Solo così la comunità internazionale riuscirà a meritarsi la fiducia della popolazione congolese” scrive Monsengwo nel suo messaggio. ”Al governo congolese – continua il presidente della Conferenza episcopale – raccomandiamo di formare rapidamente un nuovo governo capace di gestire con competenza ed efficacia la crisi che minaccia l’integrità territoriale del Paese e che rischia di compromettere la transizione. Kinshasa deve anche affrontare e risolvere, con l’aiuto della comunità internazionale, tutti i pretesti che sono causa di ripetute aggressioni al nostro Paese”. Monsignor Monsengwo si rivolge infine ai congolesi chiedendo loro di ”restare vigili e solidali e di non lasciarsi prendere dall’odio”. ”Identificate coloro che cercano di bloccare la transizione – conclude il presule- e ricordatevi di sanzionarli quando arriverà il momento opportuno. Non cedete mai allo scoraggiamento; il Congo riuscirà a risollevarsi”.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA