Idee Mondo
I potenti pensano alla guerra, mentre in piazza si invoca la pace
Turchia, Israele, Palestina, Ucraina, Russia: dalla gente arrivano segnali inequivocabili della distanza fra le persone "normali" e i governi dei grandi della terra (compresi gli Usa di Trump e il suo pacifismo fake). Segnali da cogliere e valorizzare senza strumentalizzazioni

Esasperati dalla guerra, i palestinesi di Gaza sfilano tra le macerie e sfidano il regime di terrore che i miliziani di Hamas vogliono continuare ad alimentare. La rottura della seconda tregua, voluta da Netanyahu e dai ministri più estremisti della sua coalizione e benedetta da Donald Trump, ha fatto una nuova strage degli innocenti. Almeno 400 morti civili, fra cui 200 bambini. Secondo gli osservatori internazionali in 72 ore l’esercito israeliano ha fatto le stesse vittime civili di un intero anno di guerra in Ucraina.
Ma sale la protesta anche degli israeliani che ogni sera si riuniscono a Tel Aviv per protestare contro il governo e la sua mancata azione per la liberazione degli ostaggi. La gente si ribella e in questo moto spontaneo di piazza c’è un disperato appello rivolto ai potenti: No alla guerra.
Anche in Turchia le piazze sono in grande fermento. Sabato l’opposizione ha convocato una grande manifestazione popolare per chiedere la liberazione di Ekrem Imamoglu, il sindaco di Istanbul che alle primarie è stato votato da 15 milioni di turchi e che sicuramente batterebbe il presidente Recep Tayyip Erdogan alle prossime elezioni presidenziali.
Anche la gente della Federazione Russa in diverse occasioni ha dimostrato di sopportare sempre meno il regime autoritario di Vladimir Putin, anche se si sente minacciata dall’Occidente.
Benjamin Netanyahu come Recep Tayyip Erdogan, Vladimir Putin come i terroristi di Hamas. Anche Emmanuel Macron e Volodymyr Zelensky da Parigi hanno teorizzato che le truppe europee da dispiegare in Ucraina devono essere offensive e non difensive. Lo stesso video a cura della Commissione Europea che vorrebbe avvertire del rischio di “crisi” per 72 ore fa venire in mente l’imminenza di un attacco nucleare.
Eppure, le persone (dire “popoli” in tempo di populismi è diventato impossibile) sono schiacciate dalla guerra e vorrebbero ribellarsi. L’inviato di Avvenire Nello Scavo ci ha raccontato nei giorni scorsi la disperata voglia di finire con la guerra dei contadini ucraini, che per seminare nei loro campi sminano il terreno con bastoni di legno, rischiando la vita. Le donne e gli uomini, che pagano davvero il prezzo delle guerre, vogliono infatti la pace. Una pace giusta, duratura ma una pace. A parole vorrebbe la tregua anche il presidente americano Donald Trump ma la sua pax sembra spesso centrata più su interessi brutali di un’America predatoria (a Gaza come in Ucraina) che su una reale volontà di pace.
La sensazione è che i sondaggi, i voti popolari, le piazze vengano messi in secondo piano quando non represse con il carcere e la violenza. Persino la più clamorosa delle decisioni recenti, quella che davvero passerà alla storia di questo 2025, e cioè il riarmo della Germania, è stato deliberato da un Parlamento tedesco, pienamente delegittimato dal voto popolare. Una svolta a 360 gradi dopo 80 anni, che ha comportato un cambiamento della Costituzione, è stata decisa dall’élite tedesca a dispetto di quanto pensino e vogliano oggi i cittadini.
Al golpe di Ankara del 19 marzo ha fatto eco il golpe parlamentare di Berlino. Le Capitali e i Grandi della terra si rincorrono in questo disprezzo profondo della democrazia: la febbre di Capitol Hill è diventata una malattia di sistema, di tutto il sistema, Europa ed Usa compresi. Quando papa Francesco scrive: «Dobbiamo disarmare le parole, per disarmare le menti e disarmare la Terra. C’è un grande bisogno di riflessione, di pacatezza, di senso della complessità. Mentre la guerra non fa che devastare le comunità e l’ambiente, senza offrire soluzioni ai conflitti, la diplomazia e le organizzazioni internazionali hanno bisogno di nuova linfa e credibilità». Le persone libere stanno offrendo col loro sacrificio nelle piazze e nelle strade questa linfa e credibilità. Se solo i Grandi della Terra ascoltassero.
Foto La Presse: proteste degli israeliani contro il governo di Benjamin Netanyahu
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