Formazione

Università della Tuscia: Piacere, sono dirigente di fattoria sociale

Il settore agricolo offre ottime opportunità di inserire gli svantaggiati. Ecco quindi le prime figure manageriali della agri-abilità.

di Redazione

«Agricoltura sociale» è un?espressione di cui sentiremo parlare nel futuro. Con questa espressione ci riferiamo a quell?arcipelago di attività, esperienze, programmi e interventi, nei quali vengono condotte attività agricole, sia di coltivazione che di allevamento o di trasformazione di prodotti agroalimentari, che coinvolgono attivamente fasce deboli della popolazione. In Italia da anni si realizzano interventi rivolti a soggetti svantaggiati incentrati sull?agricoltura. Gli operatori del settore riconoscono alle attività agricole delle peculiarità che le rendono uniche per l?inclusione sociale di soggetti fragili. Le piante, gli alberi, i fiori, i frutti rappresentano elementi agevolmente riconosciuti da tutti e inoltre non discriminano nessuno. Prendersi cura di organismi vegetali o animali accresce il senso di responsabilità dell?individuo e ne consolida l?autostima. I ritmi stessi dei processi produttivi agricoli non sono mai incalzanti e tali da generare situazioni di stress. Ma vi è un?altra caratteristica delle attività agricole che rende agri-abili individui con disabilità intellettive e cognitive anche gravi: per quanto possa sembrare banale affermarlo, il prodotto che si ottiene (fiore, ortaggio, olio, uovo, miele) non porta alcuna traccia della disabilità della persona che ha contribuito alla sua produzione. È un prodotto paragonabile a quello ottenuto da cosiddetti ?normodotati? e pertanto collocabile sul mercato. Queste condizioni si ritrovano nelle fattorie sociali, realtà agricole nelle quali si persegue un equilibrio tra l?attuazione di processi che generano prodotti agricoli vendibili e l?offerta di un servizio di carattere sociale nei confronti di soggetti deboli. Le fattorie sociali sono state di recente riconosciute nel Piano di sviluppo rurale della Regione Veneto come una delle modalità che può assumere l?impresa agricola per contribuire allo sviluppo del territorio rurale, mentre la Provincia di Roma sta istituendo il Forum provinciale delle fattorie sociali. Per promuovere imprenditorialità sociale in agricoltura e consolidare le esperienze già esistenti, l?università degli Studi della Tuscia ha istituito il master in Agricoltura etico-sociale, primo del suo genere a livello europeo. L?obiettivo del master, il cui bando di ammissione è disponibile sul sito www.agrietica.it, è quello di favorire lo sviluppo di una cultura interdisciplinare che leghi professionalità diverse ma accomunate dall?avere come finalità il miglioramento della qualità della vita delle persone svantaggiate e, in particolare, dal promuovere una loro integrazione nel mondo lavorativo e nella società. La figura professionale che viene formata è in grado di progettare, realizzare e valutare iniziative nell?ambito dell?agricoltura etico-sociale interloquendo con enti locali, servizi socio-sanitari, piccole e medie imprese, cooperative sociali ed enti di formazione per sviluppare sinergie atte all?integrazione nel mondo del lavoro agricolo di persone con disabilità o altre tipologie di svantaggio. La consapevolezza delle potenzialità di carattere sociale che può assumere l?agricoltura e le attività a queste connesse (si pensi al turismo sociale) appare ancora poco diffusa, ma l?interesse sta crescendo rapidamente. di Saverio Senni dipartimento di Economia agroforestale e dell?ambiente rurale, università della Tuscia


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