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Riforma sociale, arriva la stagione del non profit
Approvata dalla camera la legge sull'assistenza. Nasce il welfare integrato: le politiche sociali saranno gestite da enti locali e Terzo settore. La Turco vuole fare presto
Dopo un anno di discussioni, rinvii e modifiche, la Camera ha approvato la settimana scorsa la nuova legge sull?assistenza. Finalmente, dopo tre anni e mezzo di incubazione l?Italia sale il primo gradino verso un nuovo welfare con questa riforma attesissima – se non altro perché sostituisce un impianto di due secoli fa, la legge Crispi è del 1890 – che rivoluziona dalle radici il sistema di assistenza del nostro Paese. «Sì, è un?innovazione di cui c?era bisogno», dichiara con soddisfazione a ?Vita? la ministra Livia Turco, che questa legge ha ideato, voluto e accompagnato con tutte le sue forze fin qui (e non è ancora finita, adesso sarà il Senato a dover dire sì). «Sono contenta di questo risultato perché si tratta di una normativa decisa insieme alla società civile, al volontariato, al non profit. Credo che poche leggi in Italia siano state tanto partecipate, così poco imposte d?autorità. Ora però bisogna approvarla definitivamente, e al più presto».
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Un compito che toccherà al Senato a giorni. In effetti, poche leggi come questa portano con sé tante novità assolute, ideali e sostanziali. Sul piano ideale il vero ?botto? lo fa il Terzo settore, chiamato a condividere con lo Stato le funzioni di assistenza sociale su un piano di collaborazione, e la sussidiarietà, cioè il principio per cui a rispondere ai bisogni del cittadino deve essere l?ente a lui più vicino (il Comune) e solo in mancanza di risposte da parte di questo si può risalire alle Province, alle Regioni su su fino allo Stato. Va in soffitta così lo lo Stato-mamma che allatta i suoi figli più sfortunati con assegni, sussidi e pensioni, e ne arriva uno nuovo, che si limiterà a garantire gli standard minimi per tutti, assicurandosi poi che gli altri poteri facciano il loro dovere. «È significativo che questo concetto venga affermato in un contesto politico in cui si parla di federalismo e devolution», chiosa la ministra. «In questi anni ho avuto anche momenti di scoramento, mi sono chiesta cioè se questa legge aveva ancora senso visti i poteri crescenti attribuiti alle Regioni, ma credo che questa riforma sia necessaria per creare un comparto delle politiche sociali, per affermare che il welfare è fondato su tre gambe: sanità, previdenza e politiche sociali. Poi a livello locale le modalità si definiranno nell?ottica di un giusto federalismo. Ma senza intaccare questa ritrovata dignità». Una dignità anche economica, visto che per l?assistenza sono stati già stanziati 1500 miliardi nel fondo sociale, altri 1800 stanno per arrivare dalla Finanziaria, e ben 40 mila potrebbero essere liberati riorganizzando il patrimonio delle Ipab.
Le novità della normativa non sono solo teoriche. Debuttano infatti alcuni strumenti pratici di tutela e integrazione finora mai visti o, applicati come puri esperimenti. Come il reddito minimo di inserimento (600 mila lire mensili), che verrà esteso a tutta Italia ed erogato alle famiglie numerose e indigenti o agli anziani soli e in difficoltà. Anche il prestito sull?onore, finora riservato ai giovani imprenditori in alcune aree, sarà adottato in tutti i Comuni e permetterà prestiti a tasso zero alle famiglie (anche di immigrati) che attraversano un periodo di ristrettezza. Altra svolta è il voucher sociale, il buono-servizio che dà diritto a una prestazione assistenziale e permette di scegliere a chi rivolgersi per ottenerla, senza distinzione tra soggetti pubblici o del privato sociale. Un panorama in cui protagonista è la persona, cui è riconosciuto il diritto a una migliore qualità di vita tramite vie d?uscita differenziate, più nell?ottica dei servizi che in quella degli assegni. «La legge si rivolge prima di tutto a chi è più bisognoso», dice Livia Turco, «cioè a chi per la Costituzione ha diritto prioritario alla tutela. Ma vuole anche istituire un sistema universale e cercherà di intervenire sulla normalità per prevenire il disagio prima che esploda».
Il non profit è protagonista
Il vero nuovo attore che irrompe sulla scena sociale, comunque, è il Terzo settore. «Sì, avrà un ruolo fondamentale», spiega ancora Livia Turco. «Uscirà finalmente dalla posizione passiva di chi attende la convenzione con l?ente pubblico, approdando alla programmazione degli interventi. Gli si riconosce capacità politica: della sua ricchezza si deve tenere conto nel momento in cui si decidono, soprattutto a livello locale, tempi e modalità di azione. Cosa mai accaduta in passato». Un?assistenza integrata che soddisfa il Terzo settore e lo chiama a ulteriori responsabilità. Come nel caso di un altro pilastro della riforma, la chiusura degli orfanotrofi, che dovranno essere sostituiti dalle comunità di tipo familiare, oggi gestite in gran parte dal non profit. O ancora per la riorganizzazione delle Ipab (gli Istituti di pubblica assistenza e beneficenza) che saranno chiuse se non più attive e il cui patrimonio potrà essere investito in interventi sociali più incisivi. Una sfida che, come dice il professor Giorgio Fiorentini, docente di Economia non profit alla Bocconi di Milano ed esperto di gestione, «porterà a una razionalizzazione economico-aziendale di queste strutture, senza perdere in orientamento sociale. Chi non starà al passo verrà ?sciolto?, con le proprie risorse, a vantaggio dei Comuni e delle politiche assistenziali. Un esempio di costruzione di servizi a rete i cui effetti positivi ricadranno sulla comunità».
Ora gli scogli che attendono questa riforma si chiamano da una parte Senato, dall?altra ferie estive. Se infatti i senatori non dovessero licenziare con urgenza il testo, l?interruzione dei lavori parlamentari potrebbe bloccare un iter già faticoso e mettere a rischio l?approvazione finale della riforma, visto che a settembre il Parlamento dovrà fare i conti con Finanziaria e scadenze elettorali. «Vorrei dire ai senatori: approvatela subito», conclude Livia Turco, «ma temo di sembrare invadente. Chiedo quindi al Terzo settore, ai pensionati, agli invalidi, agli operatori sociali di farlo al posto mio. Spero che i senatori abbiano l?umiltà di ascoltarli». Un appello che il Forum del Terzo settore raccoglie subito attraverso il suo portavoce, Edo Patriarca: «Questa legge cambierà la vita di molte persone nel nostro Paese. Non si può più aspettare: senatori, approvatela subito».
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