Welfare

Rinascita di antiche società: il caso Solidalia. Il welfare va giù, le mutue vanno su.

Sarà operativa a gennaio e offrirà prestazioni sanitarie e assistenziali. A prezzi sociali.

di Francesco Agresti

Sarà operativa dal prossimo mese di gennaio, ma ha già iniziato a raccogliere le adesioni, Solidalia, la nuova società di mutuo soccorso nata a Torino dalla collaborazione tra Confcooperative, il Consorzio Cgm e la società assicuratrice Assimoco. «Anche se espressione del mondo della cooperazione», spiega Fabrizio Ghisio, uno dei promotori, «operativamente saremo aperti a tutti coloro che sentono la necessità, di fronte di un sistema di protezione sociale che protegge sempre meno, di avere maggiori garanzie. Solidalia offrirà ai soci prestazioni sanitarie, per non autosufficienti e assistenza domiciliare». L?incertezza che caratterizza le condizioni di lavoro di un fetta sempre maggiore di cittadini, e la sempre minore disponibilità di risorse pubbliche da destinare alla spesa sanitaria, la cui quota, rispetto alla spesa complessiva è scesa dall?83% del 1960 al 73,7 del 2000, fanno registrare un ritorno di interesse verso uno strumento nato prima ancora dell?unificazione d?Italia. I motivi per aderire a una società di mutuo soccorso (in tutta Italia sono circa 150 e raccolgono oltre 450mila soci), sono diversi: innanzitutto sono organizzazioni che non hanno finalità di lucro, e quindi le quote, a parità di servizi, sono inferiori a quelle di un?assicurazione; in una società di mutuo soccorso non ci sono clienti ma soci che, se vogliono, rimarranno tali per tutta la loro vita. La mutua non può in nessun caso, al contrario di una società assicuratrice, esercitare la facoltà di recesso. Infine i contributi versati sono detraibili dalle imposte nella misura del 19% fino a un importo massimo di 1.291,14 euro l?anno. «Una lira al mese per una lira a giorno in caso di necessità»: se non fosse per il vecchio conio, il motto delle prime società di mutuo soccorso sarebbe ancora attuale. Anche per Solidalia.


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