Un mare che non ha niente da invidiare alle destinazioni esotiche più note al mondo, come le Maldive o le Seychelles. Benvenuti all’arcipelago di La Maddalena, in assoluto uno degli angoli più belli della Sardegna. Non a caso, è il cuore dell’omonimo Parco nazionale. Una perla naturale da preservare, dopo decenni di sconsiderato abuso da parte dell’uomo. Ma c’è chi, come Daniele Amato de Serpis, si è messo in gioco per dare il suo contributo nella salvaguardia di quel paradiso. Trentotto anni, discendente della storica famiglia di pescatori maddalenini D’Arco, dopo oltre vent’anni di esperienza nel settore delle crociere ha lasciato il posto di lavoro da dipendente e fondato la compagnia Emerald Cruises Freedom. La sua mission è quella di proporre un nuovo concetto di viaggio.

Partiamo dalla sua adolescenza. Ci racconti come è andata.
Non ho mai fatto il pescatore, come gran parte della mia famiglia che ancora è legata a quel mondo. Io ho cominciato con il trasporto passeggeri, sulle classiche motonavi che propongono al turismo di massa il giro delle isole. Nel 2020 mi sono detto: voglio fare una cosa diversa, non tanto per essere indipendente ma per proporre esperienze autentiche, che rispettino l’ambiente e siano il meno impattanti possibile. Quello della nautica è un settore in buona parte ben regolamentato, ma ancora ci sono degli ambiti in cui purtroppo si registrano confusione, improvvisazione e scarsa professionalità. Io punto sull’esclusività.
Insomma, per usare il linguaggio marinaresco, a un certo punto ha avvertito la necessità di cambiare rotta.
Esattamente. Ai viaggi standardizzati ho preferito le esperienze uniche e a misura di ciascuna persona. Richiedono molto più lavoro, tanta dedizione e pieno rispetto delle regole, ma danno impagabili gratificazioni dal punto di vista umano. Creo un programma su misura per quanti desiderano scoprire angoli segreti e incontaminati, lontani dalle rotte battute dal turismo di massa. Offriamo piccoli sogni realizzabili: navigazioni lente, orari flessibili e destinazioni selezionate con cura. La mia passione per il mare si intreccia con l’amore per la terra in cui sono cresciuto, anche se per l’anagrafe sono nato incidentalmente a Roma. Questo è un mestiere che richiede alta professionalità, dedizione assoluta e pure il coraggio di osare. Ai numeri preferisco la qualità.

Si è diplomato all’Istituto nautico?
No, ho preso il diploma in turismo e informatica. Sino all’adolescenza, ho studiato a Roma ma trascorrevo quattro mesi di vacanza a La Maddalena. Poi ho fatto la scelta di tornare nell’isola e, dopo una lunga gavetta e numerosi imbarchi, ho potuto prendere il libretto di navigazione. C’è sempre da studiare, oggi le normative sono più stringenti.
Ci parli della sua famiglia.
È tutta gente di mare. La famiglia di mia mamma Lucia è di La Maddalena da generazioni, quella di mio padre Mario proviene da Napoli. Mamma ha dovuto lasciare l’isola a soli 11 anni, dopo la morte di entrambi i genitori. Un tempo, se non vivevi di pesca o pastorizia, qui non c’erano molte opportunità. Oggi il turismo permette di scommettere su se stessi, ma nell’immediato dopoguerra le difficoltà erano enormi: in fondo, siamo un’isola nell’isola, e questo accentua i limiti e diminuisce le opportunità. La mia passione per il mare è nata da bambino, quando d’estate mia zia Carmen ci portava a giocare sulla barca di mio zio, Gabriele, che era pescatore e solo in un secondo momento si è convertito al trasporto passeggeri. A lui devo tantissimo.

In quegli anni, quello di La Maddalena era un mare molto pescoso, ricco di pesci, molluschi e aragoste. Poi, come è accaduto ad Alghero e in altre località rinomate, la situazione è cambiata.
Sì, non è più come un tempo, ma le limitazioni introdotte con l’avvio del Parco nazionale, frenano la pesca sconsiderata che un tempo era praticata da alcune persone. Le iniziative non mancano: un mio cugino, di recente, ha avviato il primo campo ostriche dell’arcipelago maddalenino. Insomma, la famiglia prosegue nell’attività della pesca ma una parte di essa presta una particolare attenzione alla mitigazione della pressione antropica che da queste parti, tra maggio e settembre, è molto forte.
È passato dalla motonave a una barca di dimensioni decisamente inferiori.
Utilizzo un’imbarcazione da diporto per un massimo di 12 passeggeri, che consente di non danneggiare l’ambiente in cui lavoriamo: un maxi gommone lungo 10 metri e largo 4, equipaggiato con due motori da 300 cavalli di ultima generazione che riducono al minimo l’emissione di CO2. Il rispetto per l’ambiente richiede qualche sacrificio, ma lo faccio volentieri. Coerenza impone di offrire ai nostri clienti prodotti a km zero e le eccellenze agroalimentari della Sardegna. Ecco perché, oltre ai noleggi giornalieri, organizziamo degustazioni serali o eventi speciali, come un anniversario da ricordare.

Tanti maddalenini, da sempre, tentano di difendere l’arcipelago dall’assalto degli immancabili cafoni estivi, che non hanno rispetto per niente e nessuno. Una battaglia che non finisce mai…
Purtroppo, la gente maleducata non manca mai. Ma noi lavoriamo anche su questo versante, sensibilizzando i nostri clienti al rispetto dell’ambiente, alla tutela delle biodiversità, al risparmio delle risorse idriche e alimentari, a viaggiare in armonia con l’ambiente. Garantiamo la sostenibilità a bordo grazie all’eliminazione della plastica monouso, sostituita con soluzioni biodegradabili e compostabili, come i prodotti ecolabel.
Chi risponde maggiormente alle vostre proposte? Sono più incuriositi i giovani o gli over 50?
In verità, la nostra clientela è molto eterogenea. Sia giovani che adulti mostrano interesse per le nostre escursioni che, rispetto alle gite in motonave, hanno il privilegio di non avere rotte tradizionali e ben definite. Vedo anche tanta consapevolezza sul prodotto proposto. Non abbiamo una normativa che ci impone un itinerario rigido, perciò possiamo accogliere quasi tutte le richieste che ci pervengono: le studiamo con attenzione e cerchiamo le soluzioni migliori, per esempio individuando i punti migliori dove gettare l’ancora senza devastare i banchi di posidonia. Rispettiamo i limiti del Parco e cerchiamo di far capire ai passeggeri che nell’arcipelago della Maddalena ci sono regole precise da rispettare: non si può arrivare con il gommone sino alla riva. Ancora oggi, molti non capiscono che questa è una zona tutelata. Si ormeggia a debita distanza e si accede alla spiaggia con modalità soft, per esempio sulle tavole da Sup oppure a nuoto. Se non ci fossero queste regole stringenti, tra trent’anni non ci sarebbero più queste isole bellissime. La mia generazione sta cercando di rimediare a una serie di errori di valutazione commessi nel passato.

Dal 1° gennaio 2022, Emerald Cruises Freedom è partner di Treedom. Come è nata questa iniziativa?
Treedom fa parte del network delle Certified B Corporations dal 2014, è una realtà consolidata e certificata che, a mio avviso, offre le maggiori garanzie nelle iniziative che porta avanti. Per ogni noleggio che facciamo, destiniamo una parte dei guadagni per sostenere progetti agroforestali in varie aree strategiche del pianeta, come Amazzonia, Kenya, Australia. Luoghi che hanno a che fare con gravi problematiche legate ai fattori climatici, alla siccità e agli incendi. È un piccolo contributo, certo, ma i nostri ospiti hanno la possibilità di seguire la crescita della “foresta Emerald” direttamente su Treedom.
Collaborate con alcune realtà locali del Terzo settore, soprattutto associazioni ambientaliste.
Sosteniamo in maniera convinta il progetto “Un arcipelago senza plastica”, che il vulcanico Antonello Sagheddu ha avviato anni fa (oltre 167 tonnellate di rifiuti raccolti sinora, ndr). Nel tempo, il suo entusiasmo ha coinvolto buona parte della popolazione, il mondo del volontariato, numerose istituzioni e persino molti turisti che sbarcano a La Maddalena. Abbiamo sposato questa importante iniziativa che richiede un grande impegno per coordinare centinaia di persone e monitorare tutta la costa: molti rifiuti, portati dalle correnti, provengono dalla penisola iberica o da altri Paesi.

Che cosa fate durante il periodo invernale?
Il lavoro non manca mai, ci sono da fare le manutenzioni e poi portiamo avanti la programmazione per la stagione successiva. Apriamo il 25 aprile e chiudiamo alla fine di ottobre, o a novembre se il tempo lo consente. Negli altri mesi facciamo conoscere le nostre proposte attraverso i canali web e social, cercando un contatto diretto con il potenziale cliente. Non utilizziamo l’intelligenza artificiale per fare comunicazione massiva, ogni singola richiesta che riceviamo dev’essere valutata e approvata. È un lavoro impegnativo, però è l’unico modo per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati.
Perché un giovane dovrebbe sentirsi invogliato a restare a La Maddalena, un luogo bellissimo che tuttavia paga l’insularità?
In tanti si pongono questa domanda. Non è stato facile passare dall’essere un giovane dipendente all’aprire una mia attività nell’isola. Però bisogna capire che, se vogliamo preservare questi luoghi, non possiamo lasciarli nelle mani di imprenditori che arrivano da fuori e hanno esclusivamente interessi economici. Scegliere il mare o il settore turistico non è necessariamente un male, si possono individuare nuovi ambiti di intervento per ritagliarsi nuove opportunità di lavoro. A un ragazzo di La Maddalena consiglierei di fare delle esperienze in altre regioni d’Italia o all’estero, per poi investirle a favore della comunità maddalenina e di questa isola che, per me, esercita un richiamo irresistibile.
Credits: foto Daniele Amato de Serpis / ®️Emerald Freedom La Maddalena / Giuseppe Chironi
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