Mondo

Palestina: emergenza sanitaria è mobilità

La denuncia di Ucodep e della Piattaforma delle organizzazioni non governative italiane per la Palestina

di Emanuela Citterio

Nei territori occupati l?emergenza sanitaria numero uno si chiama mobilità. A dirlo è l?Organizzazione mondiale della sanità. E a tradurre i dati in persone e storie è Sergio Bassoli, il segretario della Piattaforma delle ong italiane per la Palestina, coordinamento che dal 94 riunisce 18 ong italiane che operano sul campo. ?I medici palestinesi non riescono a passare dai chek point dell?esercito israeliano, e a muoversi per le emergenze? dice Bassoli. ?Dall?inizio dell?anno sono decine i casi di persone che hanno perso la vita perché il medico non è arrivato in tempo, o perché i fermi dell?esercito hanno reso impossibile raggiungere l?ospedale più vicino?. Sono oltre 600 posti di blocco dell?esercito israeliano disseminati nei territori occupati. Poi c?è il muro: la città di Qalquiya, in Cisgiordania, si è ritrovata in una specie di ampolla, completamente circondata, con una sola strada per entrare e per uscire. ?L?amministrazione israeliana ha creato un reticolo di strade per collegare gli insediamenti nei territori occupati, su cui possono viaggiare solo i mezzi con la targa gialla di Israele? dice da Gerico Cristian Guadagni, cooperante della ong italiana Ucodep (Unità e Cooperazione per lo Sviluppo dei Popoli). ?La mancanza di mobilità ti chiude la prospettiva di pensare. Non ci si può spostare per lavoro, per il commercio, nemmeno per curarsi?. Per quanto riguarda la sanità, le organizzazioni umanitarie internazionali inviano medici di supporto, perchè ai posti di blocco una macchina con gli adesivi internazionali ha più possibilità di passare. ?Ma anche per i medici cooperanti la vita è dura? dice Bassoli, ?l?autorità israeliana, da due anni a questa parte, concede al massimo un visto turistico di novanta giorni. Ciò significa che se arrivi a un chek point, puoi essere rimandato indietro, perché non sei riconosciuto come operatore umanitario, ma come turista. La possibilità di intervento sanitario dipende in molti casi dal buon senso del militare di turno?. www.ucodep.org


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