Welfare

Bompressi: «Laici dove siete?»

Ha scritto una lettera ad ogni parlamentare, si è mosso fra le segreteria dei partiti e gli uffici pastorali, l’ex di Lc lavora per l'amnistia

di Ovidio Bompressi

Sono passati circa due mesi e mezzo da quando ho lasciato il carcere di Pisa: dapprima un provvedimento di sospensione della pena per motivi di salute, poi l?applicazione della detenzione domiciliare per la durata di 12 mesi.
Ad aprile mi sono trasferito a Roma: detenuto in libera uscita e pellegrino nel Giubileo ho iniziato un largo giro di visite e incontri, dove a chiunque avesse voglia di starmi a sentire ho posto con urgenza la questione della condizione carceraria e la necessità di un?amnistia-indulto.
Questo mio andirivieni tra luoghi e persone della Chiesa e delle istituzioni politiche perorando una causa di umanità e giustizia per i più tristi tra gli uomini, mi è sembrato subito un po’ buffo, somigliante al fantastico delirio di chi ha a cuore le cause perse: da militante dell?infimo partito messo al bando, impegnato in una sorta di campagna elettorale senza candidati né scadenza di voto; da postulante che si appella ai buoni sentimenti e al buon senso, ai valori di riconciliazione, riconoscimento reciproco, perdono, all?inviolabilità della persona e ai suoi diritti inalienabili. Tuttavia in molti mi sono stati a sentire, mi hanno preso un po? sul serio. Del resto l?attualità delle violenze avvenute nel carcere di San Sebastiano a Sassari come altrove, delle condizioni di invivibilità delle carceri, dei suicidi e delle morti strane di detenuti, del profondo malessere che agita la stessa polizia penitenziaria, ha posto sotto gli occhi di tutti quale è la realtà nel mondo separato delle prigioni di Stato.
Ma sono stati il Papa e la Chiesa – con i ripetuti messaggi sulla sacralità della persona umana e l?iniquità delle pene afflittive e degradanti, gli appelli dei vescovi per un atto di clemenza ai detenuti, il Giubileo dei carcerati che il Papa celebrerà il 9 luglio a Regina Coeli – a indicare l?urgenza di una conversione, a richiamare le istituzioni politiche ad una maggior consapevolezza. Certamente, autorità del Papa a parte, non si può definire esemplare il fatto che un?emergenza quale è, non da oggi, il funzionamento della giustizia, il sistema penale, denoti un atteggiamento distratto e codino delle istituzioni più rappresentative del Paese, in uno Stato di diritto.
Nel corso del mio modestissimo impegno, ho pensato più volte a quanto sarebbe stato importante l?apparizione di qualche ?santo protettore? anche da parte laica. Una persona fulgida, elevata d?intelletto e sentimenti, a cui una qualunque forma di potere o di vanità non avesse dato alla testa, capace di condivisione e compassione: una grande persona laica votata all?amore e alla pace, al bene comune.
È anche possibile che in questo breve periodo romano il mio impegno sia parso ad alcuni un po? eccentrico: in particolare, temo, a qualche lobby di addetti ai lavori e competenti in materia penale e penitenziaria, i quali devono avere considerato la mia presenza come intempestiva e fuori luogo. Ma ripeto: il mio impegno è stato davvero insignificante, tale da non nuocere, men che mai alla loro immagine.
Comunque, al momento, pur tra indugi, distinguo e contraddizioni, sembra essersi formato uno schieramento trasversale in Parlamento in grado di sostenere una proposta di amnistia-indulto, che già in questi giorni potrebbe essere esaminata in sede di Commissione giustizia al Senato. Solo pochi mesi fa, nessuno avrebbe potuto neanche fantasticare simile ipotesi. Ma non so dire se siamo più vicini o ancora lontani dal traguardo.
(ovidiobompressi@hotmail.com)

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