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Telefonini: in Italia le tasse più alte

Lo rivela un'indagine di Cittadinanzattiva

di Redazione

Spetta all?Italia il primato delle tasse più alte sui telefonini: con una tassa di concessione governativa mensile e l’Iva al 20%, la pressione fiscale sulla telefonia mobile nel nostro Paese supera sia la Gran Bretagna (Iva al 17,6%) che la Spagna e la Germania (Iva al 16%). Lo rileva Cittadinanzattiva in uno studio sulle tlc in Europa da cui emerge che, invece, nella telefonia fissa l’Italia e’ al terzo posto per costo del canone mensile per una linea base. In questo caso, infatti, l?abbonamento è più alto in Spagna (16,69 euro) rispetto a Germania (15,66 euro), Italia (14,27) e Gran Bretagna (12,49). Il messaggino più economico viene invece spedito in Spagna, dove può costare solo 0,069 euro, mentre il più caro lo si paga in Gran Bretagna, dove arriva anche 0,451 euro. L’Italia si posiziona in fascia intermedia, sia per sms che per i costi di 60 secondi di conversazione, dove massimi e minimi – ha calcolato Cittadinanzattiva – si riscontrano entrambi in Spagna (rispettivamente 1,067 euro e 0,017 euro). Dall’indagine svolta dall’organizzazione di tutela dei consumatori emerge quindi che tra diritti, tariffe, contratti e servizi, il mercato europeo e’ unico solo per gli operatori. Per le tariffe e i costi, afferma l’organizzazione, il ”sistema di prezzi e’ di complessita’ senza precedenti ne’ uguali”, comportando una decina di variabili, dal costo dello scatto alla risposta ai canoni bimestrali, in cui solo in una, la durata della conversazione, il consumatore e’ in grado di intervenire. – RICARICHE. Per Cittadinanza il caso italiano viene esemplificato con lo slogan ‘prendi due paghi tre’. ”Con l’introduzione di tagli di ricarica sempre piu’ svantaggiosi per i clienti – afferma l’organizzazione – le compagnie occultano ingenti aumenti tariffari, tra l’altro non monitorati dall’ Istat”. Se prima, calcola infatti l’associazione, pagando 40 euro si compravano 40 euro di traffico, ora bisogna spenderne 45 con un aggravio di spese del 12,5% anche se le tariffe sono formalmente invariate. ‘Rovinose’ le ricariche dai tagli piu’ piccoli, come quelle da 3 euro, che – osserva Cittadinanzattiva – nascondono un aggravio di costo del 50% e fanno vittime soprattutto tra i piu’ giovani. In Italia, inoltre, introducendo un nuovo taglio di ricariche senza cambiare la tariffa, le compagnie non sono obbligate a comunicare la variazione all’Autorita’. – PREPAGATI. A fronte del vantaggio costituito dal non pensare a eventuali bollette da pagare e dall’avere un maggior controllo sui consumi, le schede comportano una serie di svantaggi: prezzi piu’ alti, impossibilita’ di utilizzo del credito residuo in caso di mobile number portability, difficolta’ nel monitorare i consumi, poca chiarezza nei contratti per adesione e variazioni di prezzo tramite operazioni poco trasparenti. Lo slogan, in questo caso, diventa: ”chi paga per primo paga due volte”. – CELLULARI: LA GIUNGLA DELLE TARIFFE. In Italia sono presenti 4 compagnie e piu’ di 40 piani tariffaria a disposizione dei 50 milioni e piu’ di clienti che, all’anno, generano oltre 53 miliardi di minuti di traffico. Un traffico di poco maggiore (54 miliardi di minuti) si registra in Gran Bretagna dove, a fronte della presenza di 5 compagnie e un numero di clienti simile all’Italia, ci sono ben 70 piani tariffari. Niente a che vedere – sottolinea Cittadinanzattiva – con gli oltre 600 piani tariffari presenti in Germania dove, pero’, a fronte della presenza di ben 9 compagnie e gli oltre 60 milioni di clienti, il traffico annuo non supera i 35 miliardi di minuti di traffico. In Spagna, infine, si registra la presenza di tre compagnie e 35 piani tariffari a disposizione degli oltre 33 milioni di clienti che, all’anno, generano poco meno di 30 miliardi di minuti di traffico. ”Quanto emerge dall’indagine – commenta il vice segretario generale di Cittadinanzattiva, Giustino Trincia – dimostra che servono ormai standard europei di tutela dei diritti dei consumatori e piu’ adeguati strumenti di vigilanza e d’intervento nel campo della telefonia, per prevenire o eliminare differenze eccessive di condizioni e di trattamento tra i cittadini europei”. Nei dati relativi ai quattro Paesi coinvolti nell’indagine, i limiti di una concorrenza solo sulla carta, afferma Trincia, ricordando che ”non meno dell’80% del mercato della telefonia fissa e’ ancora saldamente in mano ad un unico gestore in ciascuno dei 4 Paesi, mentre non piu’ del 4% dei clienti ha scelto, o potuto scegliere, un operatore alternativo”. Trincia ha anche lanciato un allarme sul prossimo rinnovo dell’Autorita’ per le comunicazioni: ”e’ necessario – dice – sollecitare un profilo alto e indipendente da partiti e aziende da parte dei nuovi commissari, nonche’ un profondo ripensamento del rapporto tra l’Autorita’ e le stesse associazioni dei consumatori, tropo spesso lasciate alla finestra”


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