Mondo

Scuola mista, a Betlemme

Parla padre Faltas.

di Emanuela Citterio

Il suo nome è legato al lungo assedio, nell?aprile del 2003, alla basilica della Natività di Betlemme. Padre Ibrahim Faltas, francescano, è in Toscana per ricevere il Premio della solidarietà in memoria di Giorgio La Pira dal Centro studi Giuseppe Donati. A un anno e mezzo di distanza da quell’evento, i legami con l?Italia si sono moltiplicati. Padre Faltas torna soprattutto per accompagnare gruppi misti di studenti, israeliani e palestinesi, per un progetto di educazione alla pace in collaborazione con le diocesi e i Comuni della Toscana.
Come si vive ora a Betlemme? «La situazione economica è peggiorata, anche a causa del muro», spiega padre Faltas. «Adesso è molto difficile far uscire i palestinesi da Betlemme. Possono farlo solo con un permesso speciale del governatore militare israeliano della zona. Prima, da Betlemme uscivano più di 5mila persone, per andare a lavorare in Israele. Ora sono come prigionieri, e molti hanno perso il lavoro». Vede segni di speranza? «In Israele e in Palestina, oltre alla guerra, sono sorte molte iniziative per la pace, come il Centro Peres per la pace, e le associazioni miste di israeliani e palestinesi. Non possiamo vivere senza speranza. La nostra speranza è che un giorno ci sarà pace fra gli israeliani e i palestinesi».
E nel frattempo? «Bisogna educare i bambini, loro saranno diversi. A Betlemme noi francescani gestiamo una scuola con più di duemila studenti sia cristiani che musulmani. Tenere una scuola aperta a tutti non è poco in Palestina. Con gli insegnanti abbiamo avviato un vero programma scolastico di educazione alla pace, praticato dai ragazzi».

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