Cultura

Bici e via, mi fa sentire libero

Parto per... Intervista a Paolo Rumiz.

di Emanuela Citterio

Paolo Rumiz, 55 anni, inviato de La Repubblica, è uno che inforca la bici e va. Fino a Istanbul. Memorabile quel tuo viaggio dall?Italia alla Turchia. Ma perché in bici? Perché è la velocità giusta. Puoi fermarti quando vuoi e vedi il massimo senza annoiarti. È l?ideale per essere libero con il minimo della spesa. Sei avvolto a 360 gradi dal paesaggio e conosci i posti a partire dagli odori che cambiano. A farti fermare può essere il profumo di un prosciutto appeso fuori da una bottega. E poi la bici seleziona gli interlocutori. Chi si interessa a te è perché ti somiglia. Va be?, ma la fatica fisica non è l?antitesi della vacanza? Non è che ci voglia chissà che allenamento. Basta partire lentamente e poi andare a regime. A settembre ho girato le isole greche in bici e traghetto. Lo ammetto, ho scoperto che ci sono più salite lì che sulle Alpi. Ma la fatica ti pulisce la mente, ti ricostruisce. Per Istanbul sei partito con due amici. Com?è pedalare insieme? Il gruppo piccolo, due o tre persone, è magnifico. Si commentano le stesse cose, ci si integra. Ma il viaggio dei viaggi è da soli. Ti fa fare i conti con te stesso.


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