Welfare

La Corte Suprema canadese accusa Mugesera d’incitazione al genocidio

L'estremista hutu, rifugiatosi in Canada dal 1993 dopo i suoi appelli all'odio razziale alla vigiglia del genocidio del '94, sotto accusa dalla Corte Suprema

di Joshua Massarenti

Ribaltando una sentenza presa nel settembre 2003 da un tribunale canadese di seconda instanza, la Corte Suprema del Canada, la più alta instanza giudiziaria del Paese, ha ritenuto Léon Mugesera responsabile di incitamento al genocidio. Léon Mugesera, da tempo sotto le mira delle autorità canadesi, era un uomo politico rwandese molto influente nella cerchia estremista hutu dell’ex presidente della Repubblica rwandese Juvénal Habyarimana. Nel novembre 1992, cioè un anno e mezzo prima del genocidio che spazzò via la vita a oltre 800.000 esseri umani (tutsi di ogni classe sociale e età, e hutu dissidenti del regime), pronunciò un discorso incendiario nei confronti dei tutsi della regione del Bugesera. Ormai tristemente famosi erano diventati i suoi appelli a “rispedire con la forza i tutsi in Etiopia via il fiume della Kagera”. Nel clima di guerra civile e di enorme tensione politica che stava attraversando il Rwanda nel 1992, Mugesera, insieme a moglie e figli, fu costretto a lasciare il Paese per rifugiarsi in Canada, dove fu accolto con lo statuto di immigrante. Dopo due anni di permanenza in Québec, iniziano in guai con le autorità canadesi. Un rapporto rilasciato al Ministero dell’immigrazione preconizza la sua espulsione dal territorio, accusandolo di aver mentito sul suo passato allorquando stava entrato in Canada. Ma tra il sostegno di numerosi rwandesi e una certa passività dell’amministrazione politica e giudiziaria canadesi, Mugesera è sempre riuscito a farla franca.


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