Cultura

Veltroni: Italia fanalino di coda nella cooperazione

Incremento della quota di Pil riservata riservata allo sviluppo e cooperazione decentrata i due strumenti indicati dal sindaco di Roma

di Emanuela Citterio

L’Italia e’ il fanalino di coda dell’Europa, quando si parla di cooperazione e di iniziative all’estero per lo sviluppo: stanzia appena lo 0,16 del Pil invece dell’0,7 per cui si è impegnata. Lo ha detto il sindaco di Roma Walter Veltroni nel suo intervento in avvio dell’ultima seduta delle Giornate per la cooperazione italiana, parlando nella Sala della Protomoteca, in Campidoglio. Lo riferisce in una nota l’agenzia Agi.

Sulla base infatti della Finanziaria 2005, “la cooperazione allo sviluppo appare essere l’ultima delle preoccupazioni” ha detto Veltroni. “Gli stanziamenti sono fermi a quelli dell’anno scorso, poco piu’ di seicento milioni di euro, mentre per rispettare gli impegni assunti servirebbero, peraltro secondo i calcoli dello stesso ministero, 1,4 miliardi di euro”.

“Nell’ultimo mezzo secolo la comunita’ mondiale ha prodotto bellissimi documenti, parole alte hanno descritto situazioni dolorose ed enormemente ingiuste, precisi impegni sono stati presi per porvi termine. Ma tutto cio’ non e’ stato e non e’ sufficiente”.

Il primo cittadino di Roma ha indicato anche due strade percorribili. La prima riguarda la scelta delle priorita’ da parte della comunita’ internazionale e la seconda la cooperazione decentrata.
“Si tratta di cambiare radicalmente rotta a proposito di dazi doganali e sussidi, di brevetti per i farmaci contro l’Aids, di embargo totale delle armi, di effettiva cancellazione del debito dei Paesi piu’ poveri visto che per ogni dollaro che il Sud del mondo riceve dal Nord ce ne sono tre che rientrano al Nord del pianeta proprio con il meccanismo del debito e con gli interessi che su di esso vengono fatti pagare”. Veltroni ha ricordato quanto piu’ volte ripetuto dal presidente della Banca Mondiale, Janes Wolfensohn, ovvero il mondo spende 900 miliardi di dollari l’anno in spese militari, 300 miliardi di dollari in sussidi agricoli e appena 60 in aiuti allo sviluppo.

Per rispettare gli impegni presi l’Italia – ha aggiunto Veltroni – dovrebbe incrementare la quota di Pil per gli aiuti allo sviluppo. E’ molto grave che si continui a ritenere la cooperazione allo sviluppo un elemento residuale, quando si tratta di far quadrare i conti”. E’ grave dal punto di vista etico, lo e’ da quello del realismo politico, “perche’ il mondo in queste condizioni non puo’ reggere e il suo fragile equilibrio sara’ sempre piu’ messo in discussione dai grandi fenomeni migratori, da milioni di persone che sempre piu’ busseranno alla nostra porta”. Ma e’ grave anche “dal punto di vista della credibilita’ e del prestigio del nostro Paese”. L’altra strada, “solo apparentemente secondaria” e’ quella della cooperazione decentrata. Per Veltroni e’ questa una pagina su cui le citta’ possono scrivere molto, insieme alle Ong, alla societa’ civile, a risorse presenti nel privato. “C’e’ molto da fare, soprattutto partendo da progetti concreti, mirati. Grandi ideali, obiettivi e progetti concreti. Non sara’ facile vincere questa sfida, non sara’ domani. Ma occorre cambiare passo”, ha concluso.

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