Migranti

Naufragio a largo di Lampedusa: 40 dispersi, 6 corpi recuperati

Ci sarebbero oltre 40 dispersi nell'ultima tragedia del mare avvenuta a largo di Lampedusa. Solo 10 i superstiti ora accolti nell'hotspot di Contrada Imbriacola gestito dalla Croce Rossa Italiana. Sei le salme recuperate

di Alessandro Puglia

Si temono almeno 40 dispersi nell’ultimo naufragio avvenuto a largo di Lampedusa. Solo 10 i superstiti, sei uomini e quattro donne, recuperati dalle motovedette della guardia costiera e guardia di finanza a largo dell’isolotto di Lampione. Attorno al gommone ormai semi affondato sono stati recuperati anche sei cadaveri già trasferiti all’interno della piccola sala mortuaria del cimitero di Cala Pisana. 

La sala mortuaria del cimitero di Cala Pisana a Lampedusa (foto Alessandro Puglia)

Dalle primissime testimonianze dei superstiti a bordo del gommone partito da Sfax erano in 56. Dopo ore di navigazione alcuni dei migranti sono cominciati a cadere in acqua a causa del mare fortemente agitato. Secondo il racconto dei sopravvissuti i dispersi sarebbero almeno quaranta.

Ad assistere i naufraghi all’interno dell’hotspot dell’isola sono ora i volontari e gli operatori della Croce Rossa Italiana che sta procedendo nei colloqui e in altre eventuali attività di supporto. Nel centro gestito dalla Croce Rossa Italiana dal 1° giugno 2023 sono presenti 255 ospiti. È previsto nella tarda mattinata un trasferimento di circa 180 persone.

«I dieci superstiti sono stati accolti nel pomeriggio di ieri e hanno riposato tutta la notte, sono in buone condizioni e verranno supportati dalla nostra equipe psicologica multidisciplinare. Si tratta di persone provenienti dall’Africa subsahariana che viaggiavano a bordo di un gommone partito dalla Tunisia», spiega Cristina Palma, vicedirettore dell’hostpot Cri di Lampedusa.

Sono più di 31.500 le persone morte o disperse in mare dal 2014 nel Mediterraneo, tra cui oltre 1300 minori.  «Mentre l’attenzione politica e mediatica è largamente concentrata sulla nuova proposta di riforma della normativa europea sui rimpatri, si è verificata l’ennesima evitabile tragedia in mare. Non possiamo abituarci a queste morti. Save the Children rinnova l’appello per l’attivazione di un sistema coordinato e strutturato di ricerca e soccorso in mare per salvare vite umane, agendo nel rispetto dei principi internazionali e dando prova di quella solidarietà che è valore fondante dell’Unione Europea, e per l’apertura di canali regolari e sicuri per raggiungere l’Europa», ha dichiarato Giorgia D’Errico, direttrice relazioni istituzionali di Save the Children.

«Ancora una volta, il Mediterraneo si trasforma in una tomba silenziosa per decine di persone in cerca di salvezza. Ci indigniamo di fronte all’indifferenza con cui questi eventi vengono trattati, come se le vite umane perse in mare non avessero più rilevanza. I migranti stanno scomparendo non solo nelle acque del Mediterraneo, ma anche dalla narrazione pubblica e dall’attenzione dei media. Chiediamo trasparenza, informazione e un’assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni. Ogni vita conta e ogni naufragio è un fallimento collettivo dell’Europa», dice con una nota l’associazione Don Bosco 2000 che rinnova l’appello per un’azione immediata e strutturata a livello europeo per prevenire queste tragedie, garantire soccorsi tempestivi e fornire canali sicuri di migrazione per chi fugge da guerre, persecuzioni e miseria.

Nel frattempo a largo di Lampedusa procedono le operazioni di ricerca per un eventuale recupero di altri corpi. 

Foto (In copertina una corona di fiori nel mare di Lampedusa in occasione dell’anniversario del naufragio del 3 ottobre 2013 in cui persero la vita 368 persone, la sala mortuaria del cimitero di Cala Pisana )

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