Salute

Presidi sanitari, difendiamo la libertà di scelta

Una recente modifica al Codice degli Appalti mette a rischio la libertà di scelta di presidi sanitari e dispositivi medici per le persone con disabilità, in particolare per quelle stomizzate e cateterizzate. Una norma di rivedere

di Vincenzo Falabella

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La libertà di scelta per le persone con disabilità di individuare i presidi sanitari e gli ausili più adatti alle proprie esigenze è un diritto sancito dal sistema normativo italiano, in particolare dall’allegato 11 al Dpcm 12/01/2017. Questo documento stabilisce che le persone con disabilità, tra cui quelle stomizzate e cateterizzate, hanno il diritto di ricevere dispositivi medici personalizzati, in grado di rispondere alle loro necessità specifiche. Tuttavia, con l’introduzione della recente modifica all’articolo 59 del Codice degli Appalti, questo diritto fondamentale potrebbe essere messo in discussione, con conseguenze gravi sulla qualità della vita di queste persone.

Il diritto alla libertà di scelta: un principio fondamentale

L’allegato 11 al Dpcm 12/01/2017 è stato concepito per garantire che le persone con disabilità possano scegliere liberamente i presidi sanitari necessari per la propria cura. La norma sottolinea l’importanza di garantire che le scelte in ambito sanitario non siano limitate a opzioni standardizzate o imposte, ma siano basate sulle esigenze cliniche e personali del paziente. Questo diritto ha una valenza fondamentale per la dignità del paziente, poiché ogni persona ha esigenze specifiche legate alla propria condizione fisica, alle preferenze personali e alla qualità della vita che intende preservare. Nel caso dei pazienti stomizzati, la scelta del presidio giusto non è solo una questione di efficacia terapeutica, ma anche di comfort e prevenzione di complicazioni come infezioni o irritazioni cutanee. Lo stesso discorso vale per i pazienti che praticano il cateterismo, per i quali l’utilizzo di un dispositivo inadeguato può compromettere la salute, portando a conseguenze anche molto gravi.

Il Codice degli Appalti e il rischio di compromissione della scelta

Il nuovo Codice degli Appalti, con l’introduzione dell’articolo 59 modificato, ha imposto l’obbligo di stabilire percentuali rigide di aggiudicazione delle forniture in tutti gli accordi quadro con più operatori economici. Sebbene l’intento della norma sia quello di garantire maggiore trasparenza e prevedibilità nelle procedure di appalto, il risultato potrebbe essere un ostacolo significativo per il diritto dei pazienti di scegliere liberamente il presidio sanitario più adatto. L’obbligo di definire le percentuali di affidamento rischia di ridurre la libertà di scelta, costringendo i pazienti a rivolgersi a determinati fornitori anche se i presidi offerti non sono i più adeguati alle loro esigenze. Questo scenario potrebbe portare a situazioni in cui il paziente è costretto a utilizzare dispositivi che non rispondono alle sue specifiche necessità cliniche, con conseguente peggioramento della qualità della vita e, in alcuni casi, aggravamento delle condizioni di salute. Inoltre, la gestione delle percentuali di affidamento per ciascun operatore economico potrebbe introdurre un’eccessiva burocratizzazione del sistema, con ritardi e inefficienze che ostacolano l’accesso tempestivo ai dispositivi sanitari necessari.

Un appello alla revisione della norma

La modificazione dell’articolo 59, insomma, potrebbe compromettere gravemente la qualità della vita delle persone con disabilità, in particolare quelle stomizzate o cateterizzate. L’introduzione di percentuali rigide di aggiudicazione, pur mirando ad aumentare la trasparenza, rischia di compromettere un principio fondamentale del nostro sistema sanitario: l’appropriatezza delle cure. La Faip, insieme alla Fais, entrambe associate di Fish, chiede una revisione urgente della modifica all’articolo 59 del Codice degli Appalti, per garantire che il diritto alla libertà di scelta dei presidi sanitari resti al centro del processo decisionale. È essenziale che le normative sugli appalti in ambito sanitario vengano ripensate, per preservare la centralità del paziente e assicurare che le persone con disabilità possano sempre accedere ai dispositivi più adatti alle loro esigenze, senza limitazioni imposte da logiche di mercato o rigidità burocratiche. Solo così si potrà continuare a garantire che le persone con disabilità possano vivere una vita dignitosa, con accesso a trattamenti personalizzati che rispondano alle loro reali necessità, in pieno rispetto dei diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione. La salute dei cittadini non può essere messa a rischio da regolamenti che non tengono conto della variabilità delle condizioni di salute e della necessità di una cura individualizzata.

Vincenzo Falabella, presidente Fish e Consigliere Cnel

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