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Costa d’Avorio: la “road map” di Thabo Mbeki

Il presidente sudafricano in Costa d'Avorio per presentare agli attori della crisi ivoriana una via d'uscita alla guerra civile

di Joshua Massarenti

Il presidente sudafricano Mbeki ha iniziato oggi una serie di consultazioni in Costa d’Avorio al termine della quale presenterà una “road map” per uscire da una guerra civili che colpisce il Paese dal settembre 2002.

Mandatato dall’Unione Africana (Ua), Thabo Mbeki ha incontrato a due riprese tra ieri e oggi a Abidjan, la capitale economica della Costa d’Avorio, il presidente ivoriano Laurent Gbagbo. Sempre oggi, doveva presiedere ad un incontro con i rappresentanti del G7 (una coalzione composta da oppositori di Gbagbo e ex ribelli), mentre per domenica è previsto una sua visita a Bouaké, la roccaforte delle Forze Nuove (Fn) capeggiati da Guillaume Soro e “sovrani” nella parte settentrionale del Paese.

Secondo Pretoria, Mbeki traccerà una “road map” in linea con gli accordi di Marcoussis (gennaio 2003) e di Accra III, entrambi rimasti lettera morte e violati dalla ripresa dei combattimenti il 6 novembre in seguito al bombardamento delle forze aere ivoriane sulla città di Bouaké. Da parte loro, gli ex ribelli hanno già fatto sapere che “non sono disposti ad avviare qualsiasi forma di discussione con gli attuali responsabili delle Fanci (l’esercito ivoriano, ndr), anche sotto l’abitrio dei caschi blu dell’Onuci (la missione delle Nazioni Unite in Costa d’Avorio, ndr)”.

La recentissima disponibilità dell’esercito ivoirano ad aprire il dialogo con i ribelli contrasta con l’ennesima prova di forza (fisica e psicologica) che i “Nuovi Patriotti” (milizie giovanili vicine al clan Gbagbo) intendono dimostrare nelle prossime settimane. Oggi, il loro leader Charles Blé Goudé ha indetto per il prossimo 11 dicembre “una grande marcia” a Abidjan “per esigere la partenza dell’esercito francese”, accusato di aver ucciso 57 civili ivoriani e ferito altri 2.200 nel corso di rappresaglie che i soldati francesi avrebbero compiuto in seguito alla morte di nove loro commilitoni durante i bombardamenti di Bouaké.

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