Non profit

Una destra di buoni propositi

Il candidato agli Affari sociali, intervistato da Vita, parla di sussidiarietà, immigrazione e carcere. Gli risponde la Turco: no allo sfascismo

di Giampaolo Cerri

Chi è Giorgetti?». Gianni Alemanno, colonnello di Fini, leader di quella destra sociale che oggi ama definirsi “comunitaria”, non si sbottona sul toto-ministri. Si lascia scappare solo questo interrogativo, apparentemente irriverente, nei confronti di uno dei candidati leghisti per il ministero del Welfare. Lui, barese, classe 1958, è uno che aveva vent’anni nella Roma cupa e dura, in cui migliaia di giovani di destra e di sinistra si affrontavano con violenza. Da anni si è assunto il compito arduo di far parlare (e pensare) “sociale” il Polo. Potrebbe essere lui l’erede di Livia Turco.
Vita: Alemanno, lasciate il sociale alla Lega?
Gianni Alemanno: Calma. La Lega, nei suoi esponenti migliori, potrebbe lavorare sul versante comunitario: sono stati i primi a parlare di federalismo, di sussidiarietà verticale. Alessandro Cè, ad esempio, ha lavorato moltissimo su questi temi. Brambilla potrebbe essere ok. Non faccio polemiche di sorta.
Vita: Scuola, assistenza. Vi siete presentati con l’idea di fare tabula rasa. Non temete di esagerare?
Alemanno: Una revisione della legge sull’assistenza mi sembra necessaria: avrebbe bisogno di almeno cinque anni per andare a regime e già adesso ha dei difetti di fondo. A cosa serve mandarla avanti? La convergenza del non profit deve risultare da un incrocio sul coinvolgimento delle strutture e la libertà di scelta del cittadino. Questo concetto non c’è adeguatamente nel testo attuale. Non voglio parlare di “buoni” sic et simpliciter, ma è chiaro che il cittadino deve poter scegliere fra servizi pubblici, privati o di privato sociale. Altrimenti l’apertura al non profit potrà sembrare strumentale, un escamotage della politica per controllare la società civile. Poi, occorre mettere mano ad un Testo unico che raccolga la legislazione su volontariato, Terzo settore e cooperazione sociale.
Vita: Sulla fiscalità Berlusconi parla di incentivare le donazioni al non profit…
Alemanno: Noi dobbiamo creare un mercato sociale. E ciò è possibile realizzando la piena deducibilità dei costi che riguardano l’assistenza e i servizi alla persona, lasciando scegliere il cittadino.
Vita: Nel primo consiglio dei ministri, Berlusconi vuole defiscalizzare le donazioni. Anche quelle liberali verso il non profit?
Alemanno: A mio avviso sì. Il punto è proprio questo: cominciare a far affluire fondi alle realtà del non profit. Occorrono misure che incentivino lo spostamento di risorse dal mercato al Terzo settore.
Vita: Intanto l’Authority è a metà del guado, e in più ha una marcata connotazione di polizia fiscale…
Alemanno: Anche questa realtà deve essere reinserita in un Testo unico e soprattutto costituire un punto di riferimento per la partecipazione alle associazioni e nel quale si coordina la capacità di intervento del Terzo settore. Il luogo in cui il non profit si esprime al meglio e non quello in cui lo si controlla e lo si imbavaglia.
Vita: Su fisco e famiglia, che farete?
Alemanno: Introdurremo il quoziente fiscale, alla francese, per realizzare davvero una tassazione basata sul reddito reale del nucleo familiare, prendendo cioè in considerazione quello effettivo pro capite. Non può esistere che chi ha quattro figli a parità di reddito paghi le stesse tasse di chi non ne ha.
Vita: E sulla scuola? Punto e a capo?
Alemanno: C’è un obiettivo strategico irrinunciabile: il buono scuola, per dare ai cittadini il diritto di scegliere che tipo di educazione dare ai loro figli. Vogliamo arrivarci senza far collassare la scuola pubblica. Per far questo dobbiamo realizzarne a pieno l’autonomia, magari attraverso la regionalizzazione. Anche qui, la libertà di scelta.
Vita: Introdurrete il reato di immigrazione clandestina?
Alemanno: No, vogliamo ristudiarlo. Noi non siamo contro l’immigrazione, siamo contro la confusione fra legalità e clandestinità. Puntiamo ad aprire agenzie di collocamento gestite dal non profit presso i consolati per fare un minimo di formazione, informazione, gestendo seriamente i flussi. Nel contempo dovremo colpire più duramente chi specula su questo. Più che l’immigrato clandestino, va punito chi si arricchisce con la sua vita, un po’ come accade per tossicodipendenti e spacciatori: non possiamo metterli sullo stesso piano. Certo, le espulsioni dovranno essere effettive, reali.
Vita: Il carcere: si è parlato di indulto, poi di indultino. Poi basta, non se ne parla più..
Alemanno: Il punto è lavorare sulla situazione carceraria, sul recupero, ma anche sulla certezza della pena. Se mettiamo in testa alla gente che le attività di recupero sono un modo per evitare la pena, non ce la faremo. È un sentiero stretto, però credo che vada percorso. Non so come ma dovremo farlo. Svuotare le carceri è ormai obbligatorio: la situazione è davvero al limite, è esplosiva. Ma se diamo l’impressione di andare sul “tana libero tutti”, la rivolta la rischiamo fuori.
Vita: Lei ha fondato la prima associazione ecologista a destra. Come la mette con i proclami filo-Bush del Cavaliere?
Alemanno: Guardi, noi siamo sempre stati contrari a quel potere di interdizione che, più che altro per un fatto propagandistico, i Verdi hanno avuto sulle grandi infrastrutture. È demenziale continuare su quella strada. Allo stesso tempo però non possiamo né vogliamo identificarci con il partito del cemento. Sarebbe folle per l’Italia, anche da un punto di vista di sviluppo.
Vita: E il lavoro, suo cavallo di battaglia?
Alemanno: An si fa garante dei rapporti con il mondo sindacale verso il Governo. A patto che i sindacati non siano contrari.

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