Cesare Bocci: «Ho visto l’umanità delle persone che in giro per il mondo trasformano i progetti in azione»

Cosa accadrebbe se, da un giorno all’altro, il non profit scomparisse? È questa la provocazione al centro del numero di marzo di VITA “Provate a fare senza”, se sei già abbonato, leggi subito qui; se vuoi abbonarti, puoi farlo da qui. Nel secondo capitolo del magazine abbiamo dialogo con otto artisti che hanno scelto l’impegno sociale. L’attore Cesare Bocci da anni opera a fianco di Save the Children.

Occhi negli occhi. Che abbia un neonato in braccio o sia seduto al tavolo a fare i compiti, nelle immagini sul sito di Save the Children Cesare Bocci ha lo sguardo fisso sui bambini. Non è la postura dell’attore, è sostanza. «Quando ti rendi conto che il tuo contributo incide così fortemente sulla vita dei bambini, allora sì che ti senti cambiato». Cesare Bocci da undici anni è il volto (e la voce) che associamo a Save the Children.

Tra tante realtà impegnate nel mondo, perché proprio questa?

Quando hai la fortuna di conoscere le persone che stanno dietro al nome di un’associazione, puoi toccarne con mano il lavoro e la missione. In India e in Africa come nelle sedi italiane o in Romania accanto ai profughi ucraini, ho sempre trovato persone che credono in ciò che fanno. È coinvolgimento personale, un atteggiamento che ha a che fare con l’amore e con l’urgenza. La consapevolezza che c’è tanto da fare ma che questo viaggio che compiamo lascia una parte di gioia insieme al dolore.

C’è un’immagine che può descrivere questo tipo di coinvolgimento?