Formazione

Tronchetti Provera: “la Csr non solo un atto dovuto ma è utile”

Il presidente di Telecom e Pirelli ha introdotto a Venezia i lavori di Telecom Colloquia

di Redazione

Un mondo dove si moltiplicano i “fragili equilibri”, non solo dal punto di vista geopolitico ma anche da quello economico. E dove e’ sempre piu’ necessaria, da parte delle classi politiche internazionali e delle imprese un’opera di dialogo e coordinamento che permetta di sfruttare le crescenti opportunita’ della tecnologia, nel rispetto dei valori umani. E’ un messaggio complesso e cautamente ottimista quello emerso a Venezia nella seconda edizione dei Telecom Colloquia organizzati a Venezia da Telecom Italia che ha offerto l’opportunita’ a quattro premi Nobel (Robert Merton, Michael Spence, Robert Mundell, Betty Williams) e a un selezionato panel di esperti di passare in rassegna luci e ombre del processo di globalizzazione in corso. Marco Tronchetti Provera, presidente di Telecom descrive la situazione in questi termini: “I grandi numeri dicono che la globalizzazione da’ un saldo positivo perche’ negli ultimi 15 anni c’e’ stato un incremento della popolazione di circa il 15% e un’uscita dall’area della poverta’ di circa il 20% nel mondo. Come sempre i grandi numeri si contraddicono con la realta’ di ogni giorno e di areee dimenticate come la gran parte del continente africano”. E se in importanti aree del pianeta, come l’India e la Cina, gli squilibri si stanno correggendo, le imprese possono partecipare virtuosamente a tale processo. “Ma non possiamo pretendere – puntualizza Tronchetti – d’imporre la democrazia e le regole. Dobbiamo aiutare affinche affinche mondi che vengono da lontano trovino un cammino piu’ corretto. E qui puo’ venire un ruolo delle grandi imprese globali. Oggi non possono piu’ non svolgere un ruolo che porti a migliorare la qualita’ della vita e i valori delle realta’ nelle quali operano. La responsabilita’ sociale dell’impresa e’ un fatto non solo dovuto ma anche utile. E sanzionare le imprese che si comportano in modo non corretto in qualunque parte del mondo e’ utile a una crescita equilibrata per qualsiasi impresa”. C’e’ poi una seconda strategia utile ad affrontare problemi cosi’ interconnessi. Secondo Michael Spence l’economista dell’Universita’ di Stanford che nel 2001 ha vinto il premio Nobel “l’economia globale e’ un mondo abbastanza confuso. Manca una discussione generale tra i leader politici sulla vita di miliardi di persone. Se non ci sara’ problemi come il riscaldamento globale saranno difficili da affrontare”. L’economia di mercato, da sola, non basta: “sistemi di mercato – puntualizza l’economista – sono sicuramente importantissimi e lavorano molto bene da soli. ma sempre piu’ persone condividono l’idea che lo sviluppo di molti Paesi non e’ possibile se non intraprenderanno riforme strutturali. E ‘ importante che i governo eliminino la corruzione e attuino riforme interne. La crescita degli investimenti da sola non basta”. La strategia del dialogo secondo Tronchetti Provera e’ applicabile, a maggior ragione, anche al campo della politica internazionale che registra punti di crisi intensa come l’Iraq o la Palestina e il venir meno dell’illusione che dopo il crollo del muro di Berlino i tasselli sarebbero andati al loro posto. “Come imprenditore che partecipa a diversi tavoli dove si discutono problemi d’impresa ma anche geopoliticil’impegno – sottolinea – dev’essere quello di cercare che chi ha la possibilita’ di intervenire possa agire in modo coordinato portando quei valori che permettano che culture diverse si incontrino isolando il terrorismo e pemettendo a tutti di vivere in pace”. Ma globalizzazione, e’ la tesi del Cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, deve far rima anche con integrazione culturale, pena il fallimento del processo. “La globalizzazione economica – sottolinea – é il vettore di un imponente processo di trasformazione culturale, nella quale la gente conosce bene il prezzo delle cose, ma spesso non ne conosce il valore. Questa cultura trova nei giovani il suo riflesso più immediato”. E in questa chiave “gli immigrati vanno sempre trattati con rispetto dovuto alla dignità umana, coniugando l’accoglienza dovuta a tutti gli esseri umani. Quanto alle istanze culturali di cui gli immigrati sono portatori vanno rispettate e accolte se non si pongono in antitesi ai valori etici universali, insiti nella legge naturale e ai diritti umani fondamentali”. Un equilibrio, in prospettiva molto fragile, e’ anche quello che riguarda l’economia dell’ultima superpotenza, gli Stati Uniti, con i due colossali deficit “gemelli”, quello di bilancio e quello delle partite correnti. La previsione estrema ma molto autorevole espressa nei mesi scorsi dall’ex presidente della Federal Reserve Paul Volcker, di una probabilita’ del 75% di crollo dei mercati finanziari in assenza di una risoluzione di tali squilibri, e’ stata attentamente soppesata anche ai Telecom Colloquia. Robert Wescott, ex consigliere speciale del presidente Usa Bill Clinton per l’economia internazionale ed ex alto dirigente del Fondo Monetario Internazionale la spiaga cosi’: “Il disavanzo delle partite correnti Usa, oggi pari al 6% del Pil, potrebbe non essere piu’ finanziato dagli acquirenti esteri di bond? La risposta e’ no, l’attuale amministrazione non si preoccupa del deficit corrente e questo porta all’apprezzamento dell’euro. Ma penso anche che l’unilateralismo degli Usa manterra’ un rischio geopolitico elevato. Il round di negoziati del Wto aumentera’ l’attrito tra Usa Europa, che gia’ registra un forte attrito nella controversia Boeing Airbus sui sussidi pubblici. E questo portera’, in prospettiva, anche a prezzi del petrolio piu’ elevati”. E il crollo dei mercati pronosticato da Volcker? “E’ una probabilita’ un po’ elevata – dice Wescott – ma il rischio esiste: tutti dovremmo fare attenzione a quanto detto da Paul Volcker”. Robert Mundell, premio Nobel per l’economia nel 1999 torna a proporre un sistema monetario internazionale appoggiato a un paniere composto dalle tre principali valute (dollaro, euro, yen) e si mostra piu’ ottimista. “La situazione non e’ cosi’ grigia. Bisogna intervenire – sottolinea l’economista – con nuove politiche monetarie anche prendendo spunto dal fatto che gli Usa non hanno mostrato finora segni inflazionisticie. Secondo me il dollaro, a causa di questi squilibri, restera’ a questi livelli per un certo periodo di tempo. Gli Usa continuano a essere l’economia piu’ grande del mondo e forse bisognera’ fare qualcosa ma gli interventi non potranno avvenire dall’oggi al domani. Il sistema si autocorreggera’ quando gli Usa entrranno in un’area di assoluto rischio e nessuno comprera’ piu’ attivita’ denominate in dollari”. Durante i Telecom Colloquia Robert Kaplan, docente di “leadership development” alla Harvard Business School, ha ricevuto da Telecom Italia il premio per la Leadership nel pensiero economico e aziendale, assegnato annualmente dal gruppo a uno studioso che si e’ distinto nel campo dell’economia d’impresa.


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