Sardegna

Le proposte del Terzo settore per affrontare le criticità sociosanitarie

Il Forum del terzo settore ha incontrato i rappresentanti di Giunta e Consiglio regionale per avanzare alcune proposte di intervento, in vista della discussione in Aula della legge finanziaria. Tante le emergenze ma le risorse non daranno risposte immediate a tutto. Giovedì prossimo audizione alla commissione Bilancio

di Luigi Alfonso

Un documento di dieci pagine contenente sette macro proposte di intervento urgenti, che vadano a incidere in profondità nella vita quotidiana dei cittadini sardi e risolvano una parte consistente delle criticità che sono emerse in maniera evidente negli ultimi anni. Il coordinamento del Forum del Terzo settore della Sardegna, guidato dal suo portavoce Andrea Pianu, ieri ha incontrato i rappresentanti delle massime istituzioni regionali e anticipato i contenuti che saranno illustrati giovedì nel corso dell’audizione alla commissione Bilancio del Consiglio regionale. Un ultimo tentativo di infilare le istanze più impellenti tra le pieghe della Finanziaria regionale, una sorta di legge omnibus da quasi 10 miliardi di euro. Nessuno si fa grandi illusioni, in verità: i margini d’intervento sono esigui, il 95% delle risorse è praticamente blindato. Solo il settore sanitario assorbe il 40%, mentre il sociale vede un incremento del Fondo per la non autosufficienza (che passa a 325 milioni di euro) e del Reis (al Reddito di inclusione sociale sono stati assegnati 30 milioni, che sosterranno le fasce più deboli). Ma qualcosa si può fare, soprattutto perché – rispetto alle centinaia di emendamenti presentati da micro realtà locali, che a volte hanno il sapore di aspettative “condominiali” – le richieste del Forum isolano riguardano tutta la popolazione sarda e non solo una parte di essa.

Le richieste

I sette punti individuati dal Forum sono così riassumibili: mettere in sicurezza i servizi sociali, educativi, di inclusione e sociosanitari; sostenere la presenza e l’azione del volontariato nel suo ruolo di promozione del benessere delle comunità; diritto allo sport per il benessere delle nuove generazioni; potenziamento del Servizio civile ed educazione alla cittadinanza; sostegno dell’impegno del Terzo settore nel servizio di emergenza urgenza 118; misure di contrasto alla solitudine e all’invecchiamento attivo; affiancamento delle comunità nel processo di transizione energetica.

Un momento dell’incontro di ieri a Cagliari

I lavori

Assente la presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde (impegnata in un altro importante evento a Nuoro), al confronto hanno partecipato il presidente del Consiglio regionale, Piero Comandini, i consiglieri regionali Francesco Agus e Walter Piscedda, la deputata Francesca Ghirra. Per la presidenza della Giunta e l’assessorato regionale del Lavoro, era presente la consulente Susy Matrisciano, mentre l’assessore dell’Igiene, sanità e assistenza sociale, Armando Bartolazzi, si è fatto rappresentare dalla consulente Rosa Canu.

«Apprezzo questo metodo di lavoro propositivo», ha sottolineato il presidente Comandini. «Dobbiamo fare i conti con i crescenti tagli statali a carico di Regioni e Comuni, dunque non sarà possibile trovare tutte le risorse necessarie, ma faremo il possibile per dare risposte alle vostre istanze». Il consigliere regionale Agus, componente della commissione Sanità, ha suggerito di «individuare le priorità sin dall’audizione di giovedì prossimo, per esempio partendo dai Lea (i livelli essenziali di assistenza, ndr): alcune azioni possono essere portate in Finanziaria, con i dovuti aggiustamenti del testo che va in discussione in Aula, mentre altre necessitano di strumenti differenti. Soprattutto, occorre un approccio diverso rispetto al passato: non è possibile varare una riforma della sanità ad ogni legislatura».

Da sin.: Andrea Pianu e Francesco Agus

Meglio correggere o rinforzare l’esistente: su questo concordano tutte le parti che erano presenti all’incontro convocato a Cagliari. Talvolta esistono leggi alle quali non sono state assegnate le risorse necessarie. Tuttavia, si moltiplicano le difficoltà nell’accesso alle cure di una larga fetta della popolazione, anche perché aumentano le persone in situazione di povertà e quelle che manifestano forme di disagio psicosociale. «Questa è una delle criticità più evidenti, ma non è l’unica», ha ricordato Andrea Pianu. «Lo spopolamento e l’invecchiamento progressivo dei territori si sommano al numero importante di giovani che non concludono i percorsi di istruzione e formazione o che non hanno una occupazione dignitosa, spingendoli a immaginare un futuro lontano dalla nostra terra. Il sistema regionale del welfare sociale e di promozione dei diritti sociali fatica a far fronte alle tante emergenze, su cui sono quotidianamente impegnati gli 8.000 enti del Terzo settore della Sardegna. Fenomeni complessi che non nascono oggi e non possono trovare una risposta esaustiva in un solo atto o provvedimento normativo, per quanto importante come è la legge Finanziaria della Regione. Ma, soprattutto in questa fase, è necessario che l’istituzione regionale dia segnali forti, rafforzando concretamente la coesione e l’inclusione sociale, garantendo i diritti fondamentali delle persone nella cura e nell’assistenza, sostenendo la partecipazione e il valore del lavoro sociale, il protagonismo delle generazioni. Senza pensare a piani faraonici, si potrebbe pensare a progetti sperimentali, come quello sui Centri per la famiglia che è stato condotto con successo tempo fa».

Gli altri interventi

Questo incontro ha dato continuità all’iniziativa di un anno fa, quando il Forum si confrontò con i candidati alla presidenza nelle scorse elezioni regionali della Sardegna. Un modo efficace per mantenere in vita il dibattito pubblico su tematiche che toccano tutti. Ci sono risorse bloccate da tempo, che potrebbero dare un nuovo slancio. «In passato, il Terzo settore era il mero esecutore di interventi calati dall’alto», ha detto Aldo Dessì (Arci). «Oggi si parla di coprogrammazione e coprogettazione, ecco perché occorre uno strumento normativo nuovo. I nostri giovani sono sempre meno appassionati e coinvolti dalla politica, il degrado culturale è dovuto anche alla mancanza di luoghi in cui le giovani generazioni possano esprimere il loro protagonismo».

Maria Pina Casula (Uisp) ha parlato di “transizione sportiva”: «Dobbiamo pensare alla grande massa che non pratica lo sport agonistico ma spesso non ha la disponibilità economica per pagare le visite mediche obbligatorie per legge. In Sardegna, il 32,9% dei bambini è in condizioni di povertà relativa. Ma l’attività motoria e la socialità aiutano anche nell’invecchiamento attivo». Su questo argomento si è espressa anche Elisabetta Casu (Auser): «Sostenete i progetti culturali, socializzanti e di attività motoria perché offrono adeguati stimoli cognitivi e fisici. Troppi anziani vivono da soli: i tempi sono maturi per investire nel co-housing dedicato alla terza età».

Antonello Caria (Acli) ha puntato sull’esigenza di «coperture assicurative contro i rischi che i volontari affrontano ogni giorno nello svolgimento delle loro attività, soprattutto in certi ambiti (soccorso, protezione civile, ecc.)». Giorgio Querzoli (Legambiente) ha ricordato, invece, che «il tema della transizione energetica è complesso e ineludibile ma deve avvenire in maniera corretta e condivisa. L’energia rinnovabile è un bene comune, è impensabile non coinvolgere i cittadini nelle decisioni. Occorre un dibattito consapevole e informato, per evitare uno tsunami sociale».

Una esercitazione di protezione civile in Sardegna

Di emergenza urgenza ha parlato Stefania Gelidi (Anpas). «C’è bisogno di un adeguamento normativo, la nostra convenzione è ferma al 2011», ha detto. «Spesso siamo l’unico presidio sanitario, soprattutto nei piccoli centri». Dino Pusceddu (componente del consiglio direttivo del CsvNet) ha riconosciuto che «i temi sul tappeto sono tanti ed è giusto darsi delle priorità. Ciò che non può trovare subito risposta nella Finanziaria, può essere fatto con le leggi di settore. È importante non avere solo una legislazione di diritti, occorre dare gambe ai provvedimenti assunti dal Consiglio regionale: se non si garantiscono le coperture finanziarie, non si va da nessuna parte. L’emergenza c’è e va affrontata con dignità, evitando di dare udienza alle richieste particolari che non riguardano la collettività nel suo insieme». Le rappresentanti della Giunta regionale, Matrisciano e Canu, si sono trovate concordi nel sostenere che «ormai non è più possibile scindere l’ambito sanitario dalla componente sociale, perché spesso si sovrappongono e comunque riguardano tutta la popolazione». Sinora, in troppe occasioni, si è andati avanti per compartimenti stagni.

Andrea Pianu, portavoce del Forum Terzo settore della Sardegna

Nel fare sintesi al termine dei lavori, il portavoce Pianu ha sollecitato una «maggiore amministrazione condivisa. Non è più tempo di vedere amministrazioni provinciali e comunali che adottano provvedimenti a se stanti, quando basterebbe un indirizzo generale da parte della Regione». Sarebbe interessante capire se, buona parte delle proposte avanzate dal Forum, possa trovare accoglienza nella nuova riforma della sanità. La terza nelle ultime tre legislature.

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