Emergenza sanitaria
Calabria, la sanità “a passo di gambero”
La sanità calabrese è commissariata dal 2010. Lo stato di emergenza è stato sollecitato dal presidente della Regione Roberto Occhiuto a causa di «alcune ineludibili esigenze». Don Giacomo Panizza, fondatore della Comunità Progetto Sud: «La decisione del Consiglio dei Ministri dovrà tenere conto che per il superamento dell’emergenza non occorre il miglior commissario, ma il migliore approccio al tema che deve essere anche culturale. E poi non è immaginabile un sistema in cui la sanità e il sociale non dialogano tra di loro»

In Calabria è emergenza sanità. Non è un fatto nuovo: qui la sanità regionale è commissariata, infatti, sin dal 2010. Ben 15 anni nel corso dei quali il settore è stato impoverito al punto da portare alla chiusura di ospedali e altre strutture sanitarie. Ma la notizia di pochi giorni fa è che il Consiglio dei Ministri ha dichiarato ufficialmente «lo stato di emergenza, – come si legge in una nota di Palazzo Chigi – per la durata di dodici mesi, in relazione alla situazione di criticità in atto concernente il sistema ospedaliero della Regione Calabria». Il provvedimento è stato sollecitato nei giorni scorsi dallo stesso Roberto Occhiuto, presidente della Regione, con l’obiettivo di accelerare i tempi di realizzazione di un nuovo sistema infrastrutturale ospedaliero pubblico. Come riporta l’Ansa, il presidente Occhiuto ha parlato, in una comunicazione al Dipartimento di Protezione Civile, di «alcune ineludibili esigenze per le quali risulta necessaria l’emanazione di disposizioni che disciplinino procedure acceleratorie volte a consentire la rapida costruzione dei nuovi nosocomi».
Alla notizia si associa anche la recente pubblicazione del rapporto Svimez “Pnrr Execution: le opere pubbliche di Comuni e Regioni” che arriva in una fase cruciale del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ovvero ad un anno e mezzo dalla scadenza del 2026. Il rapporto conferma i ritardi nell’avvio dei cantieri delle amministrazioni meridionali: «Per i Comuni, – riporta la Svimez – più avanzati i lavori per asili e infrastrutture scolastiche. Più a rilento le opere a titolarità delle Regioni, soprattutto per la sanità territoriale». In questo contesto, la Calabria risulta ultima per spesa (solo il 10%). Un primato calabrese c’è, ed è quello che riguarda riguarda la migrazione sanitaria. Lo ha rilevato nel corso del 2024 il report “Un Paese, due cure” sempre di Svimez in collaborazione con Save The Children. In particolare, la percentuale di pazienti calabresi che sceglie di rivolgersi alle strutture sanitarie di altre regioni è pari al 43%. Una vera e propria diaspora sanitaria.
«Pensiamo a quanto avremmo potuto realizzare con i soldi che la Regione Calabria ha versato in altri territori per consentire ai pazienti calabresi di ricevere le cure di cui hanno bisogno altrove». Commenta così don Giacomo Panizza, fondatore della Comunità Progetto Sud, che sui lunghi anni di commissariamento calabrese ha le idee chiare: «La lettura da dare è semplice. Tutti i commissari sono arrivati qui con l’obiettivo di pareggiare i conti economici della sanità calabrese, un atto che era dovuto. Ma hanno scelto di tagliare non sul superfluo bensì sull’essenziale, ad esempio sugli ospedali, a vantaggio della sanità privata. Tutti i commissari che si sono susseguiti nel corso degli anni, sotto Governi diversi e spesso opposti, hanno agito nello stesso modo. Non sono stati fatti tagli riparativi ma castigativi di un settore che rappresenta invece un diritto essenziale di tutti i cittadini».
A detta di don Panizza, quando si parla di emigrazione sanitaria si deve pensare non solo ai pazienti ma anche al personale specializzato «costretto a cercare lavoro fuori dal proprio territorio a causa della mancanza di concorsi. Per avere un’idea di quali e quante siano le carenze della sanità in Calabria basterebbe tracciare i loro spostamenti. Le carenze infrastrutturali e di personale qualificato sono cruciali. Il risultato è che la sanità calabrese procede a passo di gambero, va indietro anziché andare avanti».
La Comunità Progetto Sud ha una storia antica che inizia nel 1976. Nata con l’obiettivo di dare risposte alternative alle persone con disabilità del territorio calabrese, si è poi evoluta dando vita a progettualità diverse centrate sul rispetto della legalità, dei diritti umani e della dignità della persona. «La decisione del Consiglio dei Ministri dovrà tenere conto che per il superamento dell’emergenza sanitaria in Calabria non occorre il miglior commissario, ma il migliore approccio al tema che deve essere anche culturale. La cittadinanza tutta dev’essere responsabilizzata al tema della sanità pubblica. È chiaro, infatti, che tutti auspichiamo che la sanità torni presto di competenza regionale, ma è vero anche che la cittadinanza dovrà essere pronta a prendersi cura di un sistema che deve appartenere alla collettività, pronta dunque a superare la dei favoritismi personali e a portare avanti le battaglie più giuste per il bene comune».
Il sociale rappresenta, in Calabria ma non solo, un alleato strategico per il Servizio Sanitario Nazionale soprattutto in alcuni comparti specifici come la disabilità, la psichiatria e le dipendenze. «Non è facile per noi – spiega don Panizza – riuscire ad avanzare delle proposte che siano di supporto al sistema sanitario pubblico regionale. Le difficoltà maggiori sono dettate soprattutto dalla mancanza di dati certi ed ufficiali, si pensi ad esempio ai bilanci delle Aziende Sanitarie Ospedaliere manchevoli spesso di dati precisi. Non è immaginabile un sistema in cui la sanità e il sociale non dialogano tra di loro. Per risolvere il divario occorrono leggi territoriali specifiche che la Regione Calabria non ha fatto. La Regione, spesso, non recepisce neanche tutte le leggi di Stato. Così non si rende un buon servizio che è invece indispensabile». In particolare, l’appello di don Panizza punta a «creare un sistema sanitario complessivo che deve essere aperto al sociale, il cui contributo è essenziale per garantire alle persone, soprattutto alle più fragili, le cure di cui hanno bisogno. Non possiamo più ignorare il fatto che il diritto alla salute è imprescindibile e prioritario per tutti i cittadini. Dobbiamo decidere di cambiare qualcosa della sanità calabrese, decidere soprattutto in cosa cambiare».
Credit foto Pixabay
Si può usare la Carta docente per abbonarsi a VITA?
Certo che sì! Basta emettere un buono sulla piattaforma del ministero del valore dell’abbonamento che si intende acquistare (1 anno carta + digital a 80€ o 1 anno digital a 60€) e inviarci il codice del buono a abbonamenti@vita.it